Pescara. Appostamenti sotto casa, telefonate a raffica e spintoni: un 23enne campano residente a Pescara era diventato l’incubo della sua ex compagna, dalla quale non accettava la rottura del rapporto che aveva dato alla luce un figlio.
Neppure l’aver cambiato più volte il numero di telefono l’aveva messa al riparo dalle minacce e dalle pesanti ingiurie dell’ex compagno. Lui era riuscito sempre a rintracciarla, persistendo nel suo atteggiamento gravemente offensivo nei confronti della ragazza, di cui controllava ossessivamente i movimenti, tacciandola di intrattenere relazioni con altri uomini e di non essere una buona madre, non occupandosi – secondo lui – a sufficienza della bambina nata dalla loro unione.
A Settembre, l’ennesimo “appostamento” sotto casa della ex, l’alterco con alcuni amici della donna, il tentativo di chiarimento in strada e lei che viene spintonata con violenza. Ai poliziotti della Volante racconta di quel ragazzo violento, già denunciato in passato, che non accetta la fine della relazione e che le sta rovinando la vita, costringendola di fatto a tagliare i ponti con amici e conoscenti, intimoriti o comunque imbarazzati dalle sue “piazzate”.
La Squadra Mobile della Questura di Pescara cerca di mettersi in contatto con la ragazza per meglio delineare i contorni della vicenda, ma anche gli investigatori hanno un’iniziale difficoltà a rintracciarla. Lei infatti, pur di non ricevere quelle chiamate e quei messaggi trasudanti livore e scurrilità, suole mettere il telefono in modalità aereo.
Quando viene sentita negli uffici della Mobile, si ha la conferma di quanto la situazione sia seria: i poliziotti che stanno raccogliendo le dichiarazioni vengono continuamente interrrotti nella verbalizzazione dalle chiamate da lui fatte sul cellulare della ex, che, ancora una volta, si trova nella necessità di silenziare il telefono.
Il racconto della giovane è lungo e circostanziato; ai poliziotti della seconda sezione della Squadra Mobile, specializzata nella trattazione della cosiddetta violenza di genere, racconta delle minacce di morte subite, degli epiteti e delle offese urlatele contro, dei messaggi dagli irripetibili contenuti, degli appostamenti sotto casa, delle liti continue.
Vengono sentiti dei testimoni, che confermano la versione della vittima. Esce fuori che anche i detenuti del carcere – la ragazza abita nei paraggi del “San Donato” – hanno ormai imparato a riconoscere quell’uomo che ostinatamente si presenta, indesiderato, sotto casa della sventurata e, gridando dalle loro celle, la avvisano della sua presenza.
Gli atti raccolti dalla polizia finiscono sul tavolo della Procura della Repubblica ed il Sostituto Procuratore Fabiana Rapino, che sin dal primo intervento della Volante ha assunto la direzione del’indagine, fa richiesta di un provvedimento cautelare a tutela della vittima.
Il G.I.P. Nicola Colantonio, ritenendo la sussistenza di un grave quadro indiziario in ordine al reato di atti persecutori – aggravati dall’esser stati compiuti anche con l’utilizzo di mezzi telematici ed in danno di persona legata in passato all’autore da una relazione affettiva-, che hanno provocato nella vittima un evidente stato di afflizione, inducendola financo a temere per la propria incolumità ed a cambiare le proprie abitudini di vita, applica nei confronti del 23enne la misura cautelare, immediatamente eseguita dagli agenti della Squadra Mobile, del divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla ex.
All’indagato è stato fatto altresì divieto di comunicare con la ragazza con qualsiasi mezzo, telefono e social network compresi.