Pescara. Lunghi tratti ancora non realizzati e pericoli di collisione frequenti con i pedoni, visto che i percorsi delle due ruote e delle due gambe troppo spesso si sovrappongono.
E’ l’esito del sopralluogo effettuato sul tratto pescarese della ciclovia adriatica dal presidente regionale di Cna Turismo, Claudio Di Dionisio. Un sopralluogo, quello nell’area urbana pescarese, che arriva dopo le prime due tappe, realizzate sul tratto del Chietino da Francavilla a San Salvo e su quello della costa teramana, tra Martinsicuro e Silvi.
Il pezzo che fa da baricentro alla ciclovia, per la verità non lunghissimo, è incastonato nel cuore dell’area urbana pescarese, correndo tra Città Sant’Angelo Marina e Fosso Vallelunga, al confine tra Pescara e Francavilla. Pochi i chilometri, tanti i problemi, come certifica il breve viaggio realizzato in bici da Di Dionisio, che sulle due ruote ci lavora, visto che è accompagnatore ciclo-turistico.
«L’esordio non è dei migliori”, racconta illustrando il suo breve viaggio, “Partendo dal fiume Piomba, a Silvi, sono costretto a tornare sulla statale 16 per circa 2 chilometri e mezzo, fino al bivio con l’ingresso dell’autostrada a Città Sant’Angelo, perché in quel tratto non c’è nulla. Poi, per fortuna, posso rientrare verso il mare e percorrere il bel ponte appena ultimato sul fiume Saline che immette nell’area di Porto Allegro».
E qui iniziano i problemi: «Scendo dal ponte – dice – e la pista si interrompe ancora: si pedala sulla strada nella zona dei grandi alberghi, per riprenderla all’altezza dell’hotel Sea Lion: è larga si e no un metro per ogni senso di marcia, corre sul lato del marciapiede fino al Ponte del Mare, nel cuore di Pescara, alternandosi con la parte sul marciapiede, dove si consiglia di moderare la velocità per il grande assembramento di pedoni e i rischi che derivano dalla possibilità che qualcuno apra all’improvviso uno sportello».
Il Ponte del Mare segna però una sorta di spartiacque: «Perché se da una parte è davvero molto bello e permette di gustare scenari incredibili – illustra Di Dionisio – una volta scesi sul lato sud della riviera, in direzione di Francavilla, devi fare i conti con una progettazione che a me pare davvero singolare: la pista, non più larga di un metro, passa da un marciapiede all’altro, attraversa ripetutamente la sede stradale fra auto in sosta e in marcia, diventando davvero pericolosa fino alla nuova caserma della Guardia di Finanza». Per un po’ «il percorso dà tregua al ciclista che l’ha imboccata, ma poi arrivati al Teatro D’Annunzio, ecco un’altra singolarità: la pista passa davanti agli ingressi delle case, sul marciapiede, in un continuo saliscendi con la più alta concentrazione di specchi parabolici mai vista in così pochi metri. Insomma, si deve stare ben attenti a non essere investiti o a non investire chi esce di casa».
Fosso Vallelunga, a fine corsa, fornisce l’occasione per qualche considerazione conclusiva affidata alle parole di Gabriele Marchese, coordinatore regionale di Cna Turismo: «Prendiamo atto che negli ultimi giorni sono stati annunciati, sia sulla Costa dei trabocchi che a Silvi interventi su alcuni segmenti della ciclovia. Bene. Ma per essere però davvero competitiva sul mercato di una offerta turistica globale, questa infrastruttura ha bisogno di veder completati rapidamente i diversi tratti mancanti e modificati quelli pericolosi. Ma c’è anche bisogno di una regia unica che coordini l’azione dei diversi enti che intervengono sul percorso: la Provincia di Chieti, i comuni del Teramano e del Pescarese. Per adesso resta solo una grande opportunità, per coglierla come opportunità di promozione del territorio e del nostro turismo servono risorse e tempi certi».