In carcere sono finite sei persone, a cui si aggiungono altre 5 sottoposte a fermi di indiziati di delitto. Molti degli indagati sono senza fissa dimora, occasionalmente alloggiati nell’interland di Bologna, a Pescara, ad Ortona e Lesina (Foggia), gia’ noti alle forze dell’ordine e con una notevole abilita’, dimostrata nel tempo, a trattare i cavi nei quali scorre l’energia elettrica ad alto voltaggio. Per gli investigatori la banda si muoveva lungo la dorsale adriatica tra le provincie di Foggia, Chieti, Pescara, Bologna e Pavia. Le indagini sono state portate avanti dei carabinieri della compagnia di Popoli, coordinati dal capitano Antonio Del Giudice, che hanno cominciato ad occuparsi della banda dopo il furto di alcune centinaia di metri di cavi Enel ad alta tensione, distesi tra Bolognano e Scafa, consumato la notte del 17 gennaio. Fondamentali le testimonianze dei cittadini della zona che hanno parlato di un furgone e due auto con targa straniera, identificate dopo qualche tempo e sottoposte a una costante attivita’ di monitoraggio fino a quando, il 24 gennaio, hanno forzato un posto di blocco a Scafa e i sette occupanti sono fuggiti lasciando i mezzi. Dentro c’era una tonnellata e mezzo di cavi ad alto voltaggio, rubati nella zona (rimasta al buio).
Al vaglio dei militari numerosi altri furti di cavi elettrici, consumati anche in provincia di Pavia e di Bologna, che i componenti della banda chiamavano i “grandi alberi da abbattere”. Di Cristofaro fa notare il valore del rame, le cui quotazioni oscillano tra i 5 ed i 6 euro al chilo, e sottolinea come il commercio di questo materiale rubato sia “diffuso” e rappresenti “una nuova realta’ criminosa alla quale far fronte”. Recuperata piu’ di una tonnellata e mezzo di cavi ad alto voltaggio.