Chieti. Da Spiniello a Romandini, il processo sui veleni di Bussi prosegue in Corte d’Assise. Richiesto il legittimo sospetto.
Dopo l’istanza di ricusazione presentate dagli avvocati della difesa nei confronti del presidente della Corte d’Assiste di Chieti, Geremia Spiniello, dove è in corso il processo sulla discarica Bussi sul Tirino (istanza accolta dalla Corte d’Appello dell’Aquila), questa mattina la difesa ha presentato una richiesta di rimessione per legittimo sospetto.
Secondo i legali dei 19 imputati i giudici popolari potrebbero essere condizionati dalle notizie di stampa di questi mesi. L’udienza di questa mattina, che ha visto l’insediamento del giudice Romandini quale presidente della corte al posto di Spiniello, e’ stata sospesa per consentire alle parti civili di esaminare tale richiesta.
PROCESSO SOSPESO
Il processo sulla mega discarica della Val Pescara e’ sospeso. Lo ha deciso il presidente della Corte d’Assise di Chieti, Camillo Romandini. Il procedimento e’ stato sospeso in attesa della decisione della Cassazione relativa all’istanza presentata dagli avvocati della Montedison. I legali degli imputati chiedono che il processo si tenga “in una sede dove i soggetti giudicanti non siano gia’ riconosciuti essere stati ‘contaminati’, esposti a pericoli per la loro salute”. Alla sbarra, con l’accusa di avvelenamento delle acque e disastro ambientale doloso, ci sono 19 imputati quasi tutti ex amministratori e vertici della Montedison. “Hic manebimus optime – ha commentato l’avvocato delle parti civili, Tommaso Navarra – nel processo, qualunque sara’ la durata e qualunque ne sara’ il luogo di celebrazione, siamo e saremo sempre presenti con la serena fiducia che nasce dalla forza delle proprie ragioni”.
WWF: GIUSTIZIA COME SALITA AL GOLGOTA
“Noi sappiamo che fare giustizia nel nostro Paese vuol dire salire tutti gli infiniti gradini del Golgota del nostro diritto processuale penale (5 anni di processo, 51 udienze, 18 giudici tra GUP, Tribunale, Corte di Assise, Corte di Cassazione, 22 Ordinanze, nessuna sentenza). Lo dichiara in una nota, l’avvocato Tommaso Navarra, che nel processo sulla mega discarica della Val Pescara assiste le parti civili WWF e Legambiente. “Noi sappiamo – prosegue – che cercare di accertare processualmente fatti gravissimi contestati a imputati eccellenti e’ una impervia scelta della volonta’ prima ancora che della ragione. A queste certezze, ne vogliamo aggiungere oggi delle altre per gli altri: l’accertamento processuale dei fatti e’ ineludibile per chiunque: il processo comunque si dovra’ celebrare e sara’ celebrato fino alla decisione”. Da parte sua il presidente del WWF Abruzzo , Luciano Di Tizio aggiunge: “e’ significativo che nell’istanza di rimessione della difesa si citi il presidente Chiodi per i suoi interventi prima di non conoscenza, poi di minimizzazione: ‘Nessuno mi ha avvertito di rischi connessi alla salute; ‘Questa non e’ la terra dei fuochi’. Negando i fatti o dilazionando i tempi del giudizio non si fanno gli interessi ne’ dei cittadini ne’ della giustizia.
PARTI CIVILI: EDISON CERCA FUGA
“E’ del tutto evidente che la difesa, come in altri casi celebri, sta provando a fuggire dal processo, ben consapevole della forza dell’accusa e dell’inconsistenza, anche dal punto di vista scientifico, dei propri argomenti difensivi. Non potendo negare l’evidenza dei gravissimi fatti loro contestati, le difese Edison cercano di sfuggire al giudizio”. Lo dichiarano in una nota congiunta alcune parti civili nel processo riguardante la mega discarica della Val Pescara, vale a dire l’Avvocatura dello Stato per il Ministero dell’Ambiente, la Presidenza del Consiglio dei Ministri, il Commissario delegato, la Regione Abruzzo, i Comuni di Pescara, Chieti, Spoltore, Popoli, Castiglione a Casauria, Alanno, Tocco da Casauria, Bussi, Torre de’ Passeri, Solvay s.a. Solvay Specialty Polimers s.p.a. Solvay Chimica Bussi s.p.a. e l’associazione Codici Abruzzo.
“C’e’ di piu’ – proseguono -, la storia travagliata di questo processo e’ costellata sin dall’inizio delle indagini da tentativi di ostacolare il regolare corso del giudizio strumentalizzando al limite del consentito tutti i possibili mezzi; ne e’ conferma il fatto, in se’ patologico, che per arrivare al dibattimento ci sono voluti quasi cinque anni, (non certo per responsabilita’ dell’accusa o del giudice), nel corso dei quali si sono viste denunce poi rivelatesi false, pressioni non sempre debite, continue condotte processuali palesemente dilatorie. Senza contare episodi rimasti misteriosi come il gravissimo scambio di piezometri a valle ed a monte della mega-discarica sul quale le difese degli imputati non hanno mai, circostanza questa davvero singolare, speso una parola. Non da ultimo, osserviamo che i motivi posti a base della richiesta di rimessione del processo sono del tutto pretestuosi e passano attraverso l’inaccettabile equivalenza tra la rilevanza mediatica del processo (legata invero alla sua importanza finalmente valorizzata dalla stampa) e la presunta non neutralita’ dell’ambiente in cui esso si svolge e dunque dei giudici (anche popolari) chiamati a pronunciarsi. Abbiamo fiducia – concludono – nel fatto che la Corte di Cassazione respingera’ questo ennesimo ed inconsistente, quasi disperato, tentativo di fuga dal processo da parte di Edison”.