La realizzazione di un’indagine epidemiologica approfondita e l’avvio di un vasto monitoraggio sull’ambiente e sulla catena alimentare, per indagare sulle conseguenze sanitarie dell’esposizione ai contaminanti provenienti dal Sito nazionale di Bonifiche di Bussi che ha visto coinvolte centinaia di migliaia di persone. Sono le richieste avanziate, questa mattina, a Pescara, dal Forum Abruzzese dei Movimenti per l’Acqua, nel corso di un sit-in davanti all’assessorato regionale alla Sanita’ della Regione Abruzzo per la Campagna “Stop-Biocidio”.
Oltre all’indagine epidemiologica, il Forum chiede l’avvio di screening sanitari sui lavoratori e sulla popolazione almeno nelle aree in cui si e’ osservato un eccesso di tumori; la realizzazione di un monitoraggio ambientale e degli alimenti su vasta scala sotto la supervisione dell’Istituto Superiore per la Ricerca e la Protezione dell’Ambiente ISPRA e dell’Istituto Superiore di Sanita’ ISS per valutare lo stato di contaminazione delle aree agricole della val Pescara, dell’acqua che viene usata per l’irrigazione e per esaminare i prodotti agricoli e della pesca al fine di escludere la contaminazione della catena alimentare; la trasparenza dei dati e quindi di rendere pubbliche e facilmente accessibili sui siti WEB di Regione, Arta, Asl, tutte le relazioni esistenti sul Sito inquinato e in generale sullo stato della Valpescara e sui monitoraggi svolti ” Avevamo – ha ricordato Augusto De Sanctis, del Forum – chiesto l’indagine epidemiologica nel 2008. Oggi siamo tornati davanti all’assessorato alla sanita’ perche’ nel 2012 la Regione Abruzzo ha redatto uno studio molto preoccupante. Da questo studio, che e’ stato incredibilmente tenuto nel cassetto e reso noto solo da noi a fine 2013, risulta che la frequenza dei tumori a Bussi- Popoli e nell’area metropolitana di Pescara e’ molto superiore alla media regionale. Questa indagine preliminare, come dichiarato dagli stessi autori, era volta solo a presentare i dati e non ad individuare la causa delle malattie osservate. Pertanto non capiamo come il presidente Chiodi abbia potuto metterne in dubbio la validita’, purtroppo non al momento della sua redazione ma solo quando il rapporto e’ stato tirato fuori dai polverosi cassetti della Regione e reso pubblico”.