Chiodi: Bussi non è la terra dei fuochi. Popoli: vietato enfatizzare

Pescara. “Qui non e’ la Terra dei fuochi”. Il presidente della Regione Abruzzo, Gianni Chiodi, ha respinto con queste parole “il processo di disinformazione che sta investendo la citta’ di Bussi e la sua comunita’” dopo la notizia della relazione dell’Istituto superiore di sanita’ che ha quantificato in 700 mila persone i potenziali utenti che hanno bevuto acqua inquinata.

“Ora la necessita’ primaria – ha detto Chiodi – e’ far capire alla comunita’ nazionale e internazionale che questa terra e’ integra, la sua acqua ottima e in quantita’ abbondante e che a Bussi si e’ avviato un processo di messa in sicurezza e bonifica di tutte quelle aree interessate dall’inquinamento chimico”. Il dato “incontenstabile” e’ che “l’acqua di Bussi e’ ottima sia per qualita’ sia per quantita’” e che “appartengono al passato di sette anni fa i dati di un’acqua inquinata e non potabile”. Ma, secondo Chiodi, “in questa vicenda si e’ omesso di dire che la relazione dell’Iss fotografa la situazione al 2007 e che, proprio in ragione di quella situazione, si e’ intervenuti gia’ all’inizio del 2007 e subito dopo l’insediamento del commissario straordinario dell’Aterno-Pescara per far fronte ad un’emergenza che poteva avere risvolti pesanti. E il commissario Adriano Goio lo ha fatto chiudendo immediatamente i pozzi che erogavano acqua non nei limiti di legge e vincendo soprattutto le resistenza di una parte della politica che invece quei pozzi inquinati di Sant’ Angelo voleva tenerli aperti”. Il sindaco di Popoli, Concezio Galli, intanto, se la prende con i media accusati di “enfatizzare” le notizie relative all’inquinamento. “L’amministrazione comunale di Popoli – dice – invita gli organi di stampa a voler informare puntualmente e precisamente sulla situazione dell’inquinamento, evitando di percorrere strade che potrebbero procurare ulteriori allarmi su una situazione che, certamente, non ha bisogno di essere enfatizzata per attirare l’attenzione dei cittadini che, pur tuttavia, vanno puntualmente informati”. Insomma, una sorta di contraddizione in termini.

POPOLI: “I MEDIA ENFATIZZANO”

“Gli organi di informazione non devono enfatizzare le notizie relative all’inquinamento del sito di Bussi e delle relative falde acquifere. La “reprimenda” arriva dal Comune di Popoli che parla in una nota di “attacco mediatico”. Il comunicato emanato dal Comune giudica le notizie circolate “questioni che stanno ingiustamente allarmando le popolazioni che risiedono a monte ed a valle delle aree pesantemente inquinate”. “Dopo la chiusura dei Pozzi S. Angelo avvenuta sette anni fa – spiega la nota – non sussistono inquinanti di alcun tipo negli acquedotti che approvvigionano le popolazioni di Popoli e di Bussi sul Tirino ne’ nell’acquedotto del ‘Giardino’ che serve le popolazioni dell’asta fluviale del Pescara e gli abitanti del chietino e della Citta’ di Pescara. Le opere di presa degli acquedotti in questione sono, infatti, collocate a monte della discarica di Bussi sul Tirino e del sito industriale, dunque, a meno di nuove leggi della fisica che ci sfuggono, e’ materialmente impossibile che gli agenti inquinanti possano entrare in contatto con le condotte acquedottistiche”. L’amministrazione comunale continua: “La discarica ed il sito industriale, posti in localita’ ‘Tre Monti’, riguardano una superficie di territorio pari ad una trentina di ettari, a valle dei centri abitati di Popoli e di Bussi sul Tirino. Pertanto la costituzione di parte civile delle nostre amministrazioni per l’accertamento delle responsabilita’ del danno ambientale subito e’ un atto dovuto. Eventuali problematiche epidemiologiche riscontrate per i Comuni di Bussi e Popoli riguardano essenzialmente i lavoratori del sito che, per la frequentazione dei luoghi e l’assunzione di sostanze pare mostrino incidenza di malattie fuori norma rispetto ai parametri epidemiologici nazionali”. L’Amministrazione comunale di Popoli “invita gli organi di stampa a voler informare puntualmente e precisamente sulla situazione dell’inquinamento, evitando di percorrere strade che potrebbero procurare ulteriori allarmi su una situazione che, certamente, non ha bisogno di essere enfatizzata per attirare l’attenzione dei cittadini che, pur tuttavia, vanno puntualmente informati”.

L’amministrazione comunale di Popoli – si legge infine nella nota – reitera quanto già richiesto nelle sedi dovute e, cioè, al ministero dell’Ambiente, alla Regione Abruzzo, alla magistratura e ad ogni altra istituzione di competenza di procedere all’immediata messa in sicurezza delle aree, ognuno per quanto di competenza, per arginare il danno ambientale portato ai nostri territori ed in attesa delle dovute necessarie bonifiche”.

CHIODI: NESSUNA ANTICIPAZIONE

“Non avevamo avuto alcuna anticipazione della relazione che l’Istituto superiore della sanità ha depositato al processo di Chieti”. Lo ha affermato il presidente della Regione, Gianni Chiodi, aggiungendo che “la Regione e’ stata sempre informata ed ha seguito direttamente l’evolversi della situazione del ‘caso Bussi’. Cosi’ come ha sempre seguito, soprattutto sui tavoli nazionali, tutte le tappe per la messa in sicurezza del sito e l’avvio delle procedure di bonifica, ma di questa relazione, che da quello che ci e’ stato detto e’ stata richiesta dall’avvocatura dello Stato per fare ordine nella parte pubblica sull’andamento del processo e fotografa la situazione al 2007, non abbiamo avuto alcuna anticipazione”. Su questo aspetto, Chiodi ha detto di aver parlato poco prima dell’insediamento del nuovo governo Renzi, con l’ex ministro dell’Ambiente Orlando “per lamentarsi dei ritardi del governo nell’erogazione dei 50 milioni di euro necessari per avviare la bonifica a fini della sola reindustrializzazione dell’ex sito”. Un punto sul quale si sono trovati concordi il presidente della Regione e il sindaco di Bussi, Salvatore La Gatta: “I soldi stanziati nella finanziaria del 2010 ma entrati nella disponibilita’ del commissario Goio solo nel novembre del 2013 – hanno detto – servono unicamente per bonificare a fini di reindustrializzazione dell’area”, chiudendo in questo modo le porte “ad interpretazioni di parte su come utilizzare i 50 milioni di euro. I ritardi – hanno aggiunto – che si sono registrati sono da addebitare anche a interessi contrastanti che si sono concentrati su Bussi”. Fondi “che non sono sufficienti per bonificare l’intero sito”, ha ribadito il presidente Chiodi, “ma in questo senso contiamo di avviare una trattativa seria con il governo per trovare una soluzione definitiva che parta dalla messa in sicurezza, che mi sembra ormai cosa fatta, per arrivare alla bonifica dell’intera area interessata dall’inquinamento, compreso la possibilita’ di far tornare produttiva un’area importante del pescarese”. In questo senso, il sindaco di Bussi ha lanciato un appello, rivolto anche alle forze ambientaliste, a “stare uniti nella richiesta di risorse finanziarie per la bonifica completa e totale dell’area”. Ma su questa vicenda, ha concluso Chiodi, “mi sarei aspettato un intervento degli ambientalisti per dire che quella relazione e’ del 2007 e che attualmente la situazione non e’ come sette anni fa”.

ACERBO: CHIODI PARLA A VANVERA

“In queste ore in troppi parlano a vanvera. Il presidente Chiodi poteva limitarsi a comunicare che il problema dell’acqua di rubinetto era stato risolto nel 2007 senza lanciarsi in dichiarazioni avventate da campagna elettorale”. Cosi’ inizia una nota del consigliere regionale del Prc-SE Maurizio Acerbo. “Chiodi – scrive l’esponente di opposizione – farebbe bene a non dichiarare cose imprecise che denotano scarsa conoscenza derivante dall’altrettanto scarso impegno in questi cinque anni e mezzo di governo regionale sulle problematiche relative alla bonifica e alla messa in sicurezza delle discariche e del sito industriale di Bussi Officine. Chiodi ovviamente non ha alcuna responsabilita’ sulla questione dell’erogazione di acqua contaminata – precisa Acerbo – anche perche’ il problema lo risolvemmo noi nel 2007 costringendo con la nostra campagna a intervenire il commissario Goio dopo settimane di polemiche pubbliche con i vertici di Aca e Ato che negavano l’evidenza. La sua responsabilita’ – osserva il consigliere regionale – e’ quella di non aver assunto in questi 5 anni la gigantesca questione di Bussi come impegno strategico del suo governo regionale e la dimostrazione sta nel mancato avvio persino di una indispensabile indagine epidemiologica sugli effetti dell’inquinamento su centinaia di migliaia di persone. Un presidente di Regione non dovrebbe fare campagna elettorale attaccando gli ambientalisti visto che – come ha giustamente specificato il sindaco Salvatore La Gatta – i pozzi inquinati sono stati chiusi nel 2007 solo dopo le pubbliche denunce di Rifondazione, Wwf e Abruzzo Social Forum. Un presidente di Regione – prosegue Acerbo – dovrebbe evitare di soffiare sul fuoco di una contrapposizione che non ha ragion d’essere tra cittadini di Bussi e ambientalisti. L’inquinamento e’ opera dell’industria chimica e per primi ne hanno pagato le conseguenze in termini di salute i lavoratori e gli abitanti di Bussi. Come si fa a dire che ‘questa terra e’ integra’ quando c’e’ una gigantesca opera di bonifica da portare avanti e per la quale le risorse finora messe a disposizione dallo Stato sono assolutamente insufficienti? E’ evidente che Chiodi non ha nemmeno letto il rapporto dell’Istituto Superiore di Sanita’ perche’ altrimenti non minimizzerebbe i rischi per la salute derivanti dall’inquinamento chimico e, soprattutto, imparerebbe che e’ preciso obbligo delle istituzioni informare ‘tempestivamente e adeguatamente’ la cittadinanza ‘dei rischi cui e’ potenzialmente esposta’ (quello che facemmo noi nel 2007 sostituendoci a istituzioni colpevoli o latitanti). Altrettanto ridicole – prosegue la nota – le affermazioni di parlamentari Pd che presentano tardive interrogazioni al ministro Lorenzin per ‘evitare inutili atti di terrorismo psicologico nelle popolazioni’ e che vogliono ‘conoscere i contenuti veri dell’indagine dell’Istituto superiore di sanita” quando basta andare in rete per scaricare e leggere il rapporto. La superficialita’ e l’improvvisazione del ceto politico – conclude Acerbo – e’ allarmante alemno quanto l’emergenza ambientale e occupazionale”

Forum, inquinanti superiori di 1 mln ai limiti 

L’inquinamento nel sito industriale di Bussi ha superato anche di un milione di volte i limiti di legge. Ad affermarlo e’ il Forum abruzzese dei movimenti per l’acqua che ripotta alcuni dati riferiti al 2012 riguardanti le falde acquifere dove sorge la mega discarica di rifiurti tossici. Il Tetracloruro di Carbonio, ad esempio, ha superato 666.667 volte i limiti di legge nella falda, il Diclorometano 1.073.333 volte, l’Esacloroetano 62.000 volte, il Cloroformio 453.333 volte. Inoltre, stando a dati rilevati in soli sei giorni del dicmbre scorso, in particolare quando il pescarese fu colpito da un’alluvione, alla Foce del Fiume Pescara sono finite 1,45 tonnellate di Esacloroetano e nei capelli dei pescatori del capoluogo adriatico si sono rilevate alte concentrazioni di Mercurio.

“Chi ha amministrato – affermano dal Forum – chieda scusa per la sottovalutazione, da irresponsabili pensare ora al “danno d’immagine”. Il Forum, intanto, “esprime sdegno per le parole espresse da vari rappresentanti delle istituzioni nella conferenza stampa che si e’ tenuta stamani a Bussi”. “E’ incredibile che non si comprenda che l’intera Valpescara e’ colpita da questo disastro ambientale. Ci saremmo aspettati – dicono – delle risposte concrete per tutti i cittadini della Val Pescara, a partire da Bussi verso valle, a Pescara o Chieti, dove risiede gran parte dei cittadini che per decenni hanno bevuto acqua ai solventi clorurati”. “L’Istituto superiore di sanita’ – osserva – Renato Di Nicola, del Forum Acqua – non parla solo dell’esposizione attraverso l’acqua dei rubinetti ma evidenzia alcuni dati assolutamente preoccupanti per tutto l’ambiente dell’intera Valpescara. Siamo indignati per lo scaricabarile in corso e per le parole al vento che sentiamo in queste ore da soggetti che dovrebbero tutelare gli interessi dei cittadini che sono stati esposti a sostanze tossiche e cancerogene per decenni, neonati compresi. Il vero cantiere da attivare per il lavoro e’ la bonifica che chiediamo da anni ma le istituzioni in 6 anni non hanno riqualificato neanche un grammo di terreno. E’ veramente sconcertante che il presidente Chiodi non abbia letto il comunicato stampa del Forum Acqua che gia’ alle 9.30 del 26 marzo aveva chiarito che i pozzi erano chiusi dal 2007, visto che siamo stati noi a farli chiudere. Inoltre da tempo ribadiamo che a pagare deve essere chi ha inquinato”. “Ci chiediamo dichiara Augusto De Sanctis, altro esponente del Forum Acqua – se nonostante il giusto clamore suscitato dalla relazione dell’Istituto superiore di sanita’ qualcuno degli amministratori che parla sia a conoscenza dei dati e si sia letto tutta la relazione del massimo organo di consulenza dello Stato depositata per conto dell’avvocatura dello Stato in un processo penale. Contiene informazioni che fanno rabbrividire non solo sulla questione, ovviamente gravissima, dell’acqua contaminata bevuta per vent’anni e fino al 2007 da centinaia di migliaia di cittadini della Val Pescara, Chieti e Pescara comprese, ma sulla possibile esposizione attraverso la catena alimentare. Su questo dovrebbero discutere gli amministratori, sui programmi di monitoraggio sanitario e ambientale da realizzare subito in tutta la Val Pescara per colmare gli inaccettabili ritardi e le omissioni di tutti questi anni”.

Confcommercio Pescara, Goio si dimetta 
“Veleni nelle nostre acque: anni di segreti e incompetenze a danno dei cittadini. Ci chiediamo se il commissario per il bacino Aterno-Pescara, Adriano Goio, non avverta la dignita’ e il buon gusto di dimettersi”. Anche la Confcommercio di Pescara fa cosi’ sentire la sua voce sulla vicenda dell’inquinamento di Bussi.

“Dobbiamo per l’ennesima volta prendere atto di come l’Abruzzo, per colpa di rappresentanti politici e amministratori che non meritano alcuna assoluzione in merito alle gravissime mancanze perpetrate – afferma l’associazione – debba suo malgrado essere esposto alle cronache nazionali per questioni di malaffare legate alla gestione della cosa pubblica. Gravissime e inqualificabili le ultime rivelazioni che hanno portato alla luce anni e anni di avvelenamento delle acque del fiume Tirino, e con esse degli acquedotti collegati nonche’ del fiume Pescara, che hanno posto in allarme e destato profonda preoccupazione nell’intera comunita’. Rischiamo di ripeterci ancora una volta, ma come e’ possibile che la gestione di una questione cosi’ delicata sia stata portata avanti con superficialita’ e permissivismo, non riuscendo peraltro a raggiungere neanche uno degli obiettivi prefissati, anzi peggiorando se possibile la situazione esistente? Il nostro pensiero – sottolinea la Confcommercio – non puo’ quindi non rivolgersi al commissario Goio, nei cui confronti ci vengono spontanei – certi di interpretare il pensiero di molti se non di tutti – alcuni interrogativi, destinati probabilmente a restare senza risposta. Ci chiediamo quindi con quali meriti e quali requisiti sia stato eletto e poi riconfermato alla carica ricoperta, quanti emolumenti abbia ricevuto per svolgere il proprio compito in maniera senz’altro deficitaria, cosa abbia fatto in concreto e quali risultati tangibili abbia raggiunto, se le conseguenze della sua gestione sono quelle che leggiamo oggi sui giornali di tutta Italia. Ma soprattutto se il Commissario Goio, dopo una serena analisi, non avverta la dignita’, il buon gusto e soprattuto l’urgenza di dimettersi, prendendo atto del palese fallimento del proprio operato, e non restituisca ai cittadini gli stipendi percepiti. Le acque contaminate penetrano nelle falde, vanno nelle case dei cittadini, vanno nel fiume, vanno nel mare, invadono le spiagge, il tutto con danni incalcolabili per la salute e l’economia pubblica. Una sconsolante domanda finale – conclude la Confcommercio -: chi potra’ mai rimborsarci di tutto questo?”

Chiusa l’istruttoria del processo: il 4 aprile inizia la discussione

Mentre impazzano le polemiche, il processo sulla discarica di Bussi dinanzi alla Corte di Assise di Chieti procede con estrema celerità. Nell’udienza di questa mattina si è conclusa la fase istruttoria con l’interrogatorio di due imputati che sostanzialmente non hanno negato i fatti storici ma escludono la propria responsabilità personale.

“In apertura di udienza”, riferisce una nota del Wwf, presente in aula come parte civile, “da parte di alcuni difensori è stata chiesta la revoca dell’ordinanza che aveva ammesso la costituzione come parte civile della Solvay, la multinazionale sopravvenuta alla Montedison nella proprietà del sito, motivata dal recente coinvolgimento dell’azienda in un procedimento che ha portato al nuovo sequestro. In tale procedimento si ipotizza una responsabilità per omessa bonifica. Un fatto – hanno sostenuto i pubblici ministeri e le parti civili, che nulla ha a che fare con le vicende sottoposte al giudizio della Corte. La richiesta è stata respinta dopo una riunione in camera di consiglio. È stata inoltre rigettata”, prosegue la nota ambientalista, “anche l’istanza dei pubblici ministeri che avevano chiesto di procedere con udienze pubbliche e non a porte chiuse, come già disposto dalla Corte.

“Siamo alle battute finali del processo – dichiara l’avvocato Tommaso Navarra, difensore di fiducia del Wwf – ed è indispensabile mantenere viva l’attenzione su Bussi, non soltanto per il pur necessario accertamento della verità dei fatti ma anche per far sì che finalmente sia dia inizio alla bonifica del sito, rimarginando la profonda ferita inferta al territorio, prima occultata, quindi nascosta e infine minimizzata per troppo tempo”.

Il processo proseguirà il 4 e l’11 aprile con le udienze dedicate alla requisitoria dei pubblici ministeri. Il fatto che le vicende di Bussi abbiano avuto in questi giorni una grande eco sui mass media in tutta Italia – sottolinea il presidente del Wwf Abruzzo Luciano Di Tizio – è il segno della gravità dei fatti in esame. Non si tratta tuttavia in alcun modo di un processo pubblico nel quale i giornalisti si sostituiscono ai giudici, ma della consapevolezza di quel che è accaduto e della rinnovata fiducia da parte dell’opinione pubblica che si possa arrivare a un verdetto. Abbiamo piena fiducia nella Corte e nella Giustizia. Appare comunque chiaro che il primo interesse resta comunque quello di risanare il territorio”.

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