Pescara. Ciarelli si difende in tribunale, dove è accusato di aver ucciso l’ultras Rigante: il colpo mortale gli sarebbe partito per sbaglio. Taormina prova la carta della giustificazione: “Il rom aggredito da 20 persone”.
“Non ho sparato volontariamente, ma accidentalmente durante la colluttazione”. Si è difeso così nel corso dell’udienza preliminare, questa mattina a Pescara, Massimo Ciarelli, accusato dell’omicidio di Domenico Rigante, il giovane ultras biancazzurro ucciso con un colpo di pistola la sera del primo maggio 2012 in via Polacchi. E’ stato lo stesso imputato 31enne a chiedere di essere interrogato dal gup del Tribunale di Pescara, Gianluca Sarandrea.
“Massimo Ciarelli – ha detto ai cronisti l’avvocato Taormina – ha messo in luce soprattutto quello che è successo la sera precedente al delitto. Ha parlato della rissa, di tutto quello che è accaduto, del comportamento che ha avuto e dei rapporti che ha avuto con le forze di polizia per rappresentare quello che era successo”. Il difensore ha evidenziato che il rom é stato aggredito da oltre 20 persone e alla domanda se l’ omicidio è quindi la risposta all’agguato, Taormina ha risposto con canone lapidario che lo contraddistingue: “Questo è un altro discorso”.
Per l’ omicidio sono imputati anche Domenico Ciarelli, nipote di Massimo, e i cugini Luigi, Antonio e Angelo Ciarelli. I cinque devono rispondere di omicidio volontario premeditato e porto abusivo di arma. Sempre oggi Domenico Ciarelli ha chiesto al gup di rendere dichiarazioni spontanee. “Ero presente – ha detto – ho fatto a botte, ma non sapevo che Massimo era armato”. Dopo l’ intervento del pm Salvatore Campochiaro e della parte civile, il processo riprenderà il prossimo 3 febbraio con l’arringa della difesa. Al processo è presente anche la famiglia di Rigante. In occasione dell’udienza presente in Tribunale un notevole dispiegamento di forze dell’ordine.
Nel corso dell’udienza di stamani, Il pm Salvatore Campochiaro ha chiesto l’ergastolo per Massimo Ciarelli, 18 anni per Luigi Ciarelli, 17 anni e 4 mesi per Domenico Ciarelli, 16 anni e 4 mesi per Angelo Ciarelli, infine 17 anni e 4 mesi per Antonio Ciarelli. Ammonta, invece, a circa 4 milioni di euro la richiesta di risarcimento avanzata dalla famiglia di Domenico Rigante, tramite l’avvocato Ranieri Fiastra.
Particolarmente dura la requisitoria del pm Campochiaro, che durante la ricostruzione dei fatti in aula ha parlato di “commando”, “spedizione punitiva” e “lezione definitiva”. Il pm, che ha parlato per un ora, ha chiesto la premeditazione solo per Massimo Ciarelli, ma non ha riconosciuto le attenuanti a nessuno dei cinque imputati. “Per gli altri”, ha commentato l’avvocato Fiastra, “il Pm ha ritenuto che non ci fosse la volontà di uccidere. A nostro giudizio c’e’ anche per gli altri sodali. Secondo me – ha proseguito – anche gli altri concorrenti rispondono a pieno titolo non solo di omicidio, ma di omicidio premeditato verso Domenico Rigante e di tentato omicidio premeditato verso Antonio Rigante (fratello della vittima, reale obiettivo dei cinque rom Ndr.) e Fabio Di Clemente”. La decisone del gup Gianluca Sarandrea è prevista per il prossimo 3 febbraio.
“Noi ci aspettiamo giustizia, è quello che abbiamo sempre voluto”. Così ha commentato Pasquale Rigante, padre di Domenico, al termine dell’udienza preliminare riguardante l’omicidio del figlio. “Il pm – ha aggiunto – ha interpretato in maniera abbastanza pesante e giusta i fatti come sono avvenuti. Ciarelli dice quello che vuole, ma noi sappiamo che i fatti sono diversi. Aspettiamo le decisioni del giudice e mi auguro nel modo piu’ corretto, anche se Domenico non c’è piu'”, ha concluso con gli occhi gonfi di lacrime.