La Pineta è roba dei rumeni, almeno per quanto riguarda lo sfruttamento della prostituzione. Parola di Pierfrancesco Muriana, capo della squadra mobile di Pescara, che questa mattina ha portato a compimento una maxi operazione avviata nell’estate del 2012 e che, con l’ausilio della Mobile di Chieti, sta tuttora provvedendo a mettere dietro le sbarre i componenti di una banda di violenti taglieggiatori.
Se l’avvio dell’indagine aveva portato ad ottobre scorso ai primi arresti, la fase finale è servita alla polizia soprattutto per tratteggiare l’organigramma dell’organizzazione criminale e a definire lo schema geografico della spartizione del mercato del sesso di Pescara e dintorni. Rumeni ovunque e in piccola parte resistono i nigeriani, nel tratto antistante la pineta di Santa Filomena a Montesilvano. Le donne dell’Est, invece, vengono costrette a vendersi sulle pescaresi delle riviere nord e sud, nei pressi della stazione centrale e, appunto, attorno alla Pineta della riserva d’Annunziana.
Questo è il feudo della gang capeggiata da Viorel Verdesan, 35enne dai mille alias, e di suo fratello Ionel Craciun, 29enne che oltre al cognome della moglie ha assunto i soprannomi di Iliesci, Romeo e Robert. Con loro il 32enne Alin Radu, il 24enne Lucian Kovacs e il 29enne Marius Coman. “A contraddistinguere il ruolo di capo carismatico di Verdesan e la condizione economica benestante, raggiunta con l’attività illecita, c’è il soprannome affibbiatigli nel giro: Berlusconi”, ha spiegato in conferenza stampa Muriana. La mano pesante, però, accomuna tutti i componenti della gang: pugni, calci, e minacce con cocci di vetro servivano ad estorcere una sorta di “tassa d’esercizio” alle giovani connazionali che di notte si offrivano ai clienti di Pescara Sud. Da quelle che gestivano direttamente prendevano tutto l’incasso, da quelle “autonome” o protette da altri criminali pretendevano, comunque, 50 euro a serata. Altrimenti, botte. Quanto bastava a fruttare fino a 3500 euro mensili per ogni vittima.
Era stata proprio una delle ragazze “gestite” da Verdesan e soci, buttata in strada ancora minorenne, ad avvicinarsi disperata ai poliziotti durante una retata e a denunciare come il “magnaccia” la picchiasse costringendola a versare fino a 400 euro a nottata. Come questa, tante altre testimonianze, ma quella ragazza aveva riferito anche che Verdesan le aveva fornito un falso documento d’identità per attestare la maggiore età. Quindi, il 19 ottobre 2012, la prima ordinanza d’arresto emessa dal gip Maria Michela Di Fine nei confronti del capo gang. Nei mesi immediatamente successivi si era così minimamente attenuato il fenomeno criminoso, ma gli altri avevano presto provveduto a dare manforte al “boss” carcerato. La gestione della strada era presto ripresa, mentre il fratello aveva provveduto a strappare la ritrattazione dalla bocca delle testimoni, aiutato dalla “caporale” del gruppo, Elena Madalina Lungu, 24enne addetta a a controllare le connazionali, a far rispettare le posizioni in strada, a istruirle sui vestiti da indossare e sulle movenze da usare per attirare maggiore clientela. Lo “schema” era completato da un gregario pescarese, il 59enne Paolini Giancarlo detto Buton, che si divideva tra l’accompagnare in strada e rifornire di preservativi le donne di Verdesan e l’attività “in proprio”, sfruttando direttamente una prostituta italiana.
Nel coso del 2013 le indagini sono proseguite per appurare tutti i dettagli, nel frattempo Verdesan era passato ai
In carcere già i 5 gregari, mentre i due fratelli sono ricercati in tutta Europa da un mandato Interpol: “Ma confidiamo di prenderli presto, sappiamo che sono vicini”, rassicura Muriana.
Mentre indagavano, i poliziotti hanno anche filmato e fotografato le tante decine di clienti che si recavano ogni notte dalle prostitute sfruttate: un supplemento di controllo al fenomeno oltre alle svariate retate anti-prostituzione. Solo da maggio, 66 le operazioni eseguite e 488 le multe elevate nei confronti delle ‘lucciole’ in base all’ordinanza del sindaco che vieta la prostituzione in strada. Ma se per chi esercita il “mestiere più antico del mondo” la sanzione varia da 25 a 500 euro, quella per i clienti parte dai 300 euro. Almeno una 40ina gli uomini, dagli studenti universitari ai pensionati, immortalati a contrattare la prestazione: per quelli identificati partiranno, ora che le indagini sono concluse, le prime sanzioni amministrative. Per quelli non direttamente riconoscibili, la questura manderà un invito a comparire agli intestatari dei veicoli, per chiarire chi avesse in uso il mezzo nei giorni e nelle ore riportate dalle immagini. “Un’operazione abbastanza facile”, spiega Di Blasio, “in genere pagano subito la multa, per ovvi motivi”.
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Daniele Galli