Scafa. Svaniscono le speranze dei 70 dipendenti del cementificio: Italcementi conferma la chiusura nel 2015. Produzione ferma già a febbraio prossimo.
A nulla sono serviti gli incontri istituzionali e gli interventi del ministro Quagliariello e del sottosegretario Legnini: la Italcementi ha confermato oggi la volontà di chiudere lo stabilimento di Scafa.
La notizia, tremenda per i 70 dipendenti e per tutto il numeroso indotto, è emersa oggi nel corso dell’incontro con l’azienda avvenuto durante il coordinamento nazionale Italcementi, che ha visto riunite tutte le rappresentanze sindacali con i vertici dell’attività. “E’ stato annunciato”, ha riferito Gianni Panza della Feneal Uil al termine dell’incontro, “che la cessazione dell’attività avverra’ nel 2015 ma gia’ a febbraio 2014 cesserà la produzione”. Ai dipendenti verrà garantita la cassa integrazione fino alla chiusura definitiva: “In questo modo”, aggiunge il sindacalista, “l’azienda ritiene di mantenere in piedi l’accordo sottoscritto quest’anno sulla cassa integrazione guadagni, ma nei fatti non é così. In questo modo mostra di non rispettare l’accordo ministeriale. C’è completa disattenzione rispetto a quanto era stato assicurato. Scafa non rimarra’ neanche come centro di macinazione”.
La Italcementi non sembra disposta a tornare indietro, considerato che la decisione e’ stata già presa dal consiglio di amministrazione e con la attuale situazione di mercato gli stabilimenti del centro Italia avrebbero addirittura una produzione considerata eccedente rispetto alla necessità aziendale.
I lavoratori in crisi, però, non gettano la spugna: i sindacati hanno bloccato gli straordinari per tutte le sedi, fissato un pacchetto di sedici ore di sciopero e per l’11 ottobre annunciano otto ore di sciopero con una manifestazione nazionale a Bergamo, presso la sede centrale di Italcementi. Anche Scafa porterà avanti le proprie iniziative di protesta, come il blocco della Tiburtina già attuato nelle scorse settimane.