Pescara. Il covo dei rifugiati dell’ex Cofa diventa roba buona per la contesa politica. Il Pd punzecchia la maggioranza per la mancata riqualificazione, il sindaco ne dà la colpa all’opposizione per il veto sulla vendita. E intanto nell’ex mercato si rischia la tragedia.
Ampio, ben recintato, quindi pieno di barriere che occultano la non-vita agli occhi di chi, dall’esterno, passa, non vede e tira dritto. Capannoni sconfinati, dove allestire una distesa di giacigli di fortuna, ed ex uffici che ottimamente si prestano a trasformarsi in un dormitorio ben ripartito. Il “sogno” di qualsiasi clochard. Questo è l’ex Cofa, l’immenso stabile degradato a ridosso del Ponte del Mare dove decine e decine di disperati si rifugiano quotidianamente. La classica macchia sul bel vestito che tutti notano e nessuno vede. Da un decennio, da quando l’ex mercato ortofrutticolo ha chiuso i battenti, i cosiddetti “invisibili” ci si sono insediati permanentemente e, solo saltuariamente, scacciati via giusto il tempo di far ripulire tutto dall’amministrazione comunale di turno.
La bonifica dell’amianto dai tetti, per alcuni mesi nel 2011, li aveva tenuti alla larga, poi la lunga diatriba per la vendita da Regione a Camera di Commercio ha “riaperto” le porte. Per il dispiacere dei residenti, l’estate appena conclusa ha rappresentato l’orlo del baratro per il disagio sociale, oltre a far sfiorare più volte la tragedia per almeno 50 disgraziati che hanno pernottato mesi e mesi in quei capannoni. Famiglie senza fortuna, bambini e giocattoli al seguito, hanno sfidato la sorte per sopravvivere alla povertà: più volte i fornelletti da campo utilizzati per cucinare hanno appiccato le fiamme. I vigili del fuoco hanno spento, la polizia ha sgomberato (46 persone l’ultima volta), i rifiuti sono stati nascosti sotto il tappeto. Ora, punto e a capo.
Si procede, ordinariamente, nell’indifferenza. Sfumata la trattativa milionaria, con una battaglia in consiglio comunale che ha visto l’opposizione sfiancarsi per impedire la cessione, facendo leva sulla destinazione futura del complesso, adesso l’ex Cofa torna ad essere osso buono da spolpare per i politicanti. Ancora una volta, stamani, il consigliere per la circoscrizione Porta Nuova Giacomo Cuzzi ha radunato il Pd nei capannoni della vergogna, per mostrare l’ennesimo cumulo di testimonianze del passaggio dei clochard. “Presenteremo”, ha annunciato il capogruppo Moreno Di Pietrantonio, “un’interrogazione in Consiglio comunale per sollecitare l’Amministrazione ad attivarsi e risolvere una volta per tutte il problema, procedendo alla riqualificazione dell’area, strategica per il rilancio della città”. Proclama da campagna elettorale al quale il sindaco Luigi Albore Mascia ribatte, piccato, con toni da talk-show: “L’assassino”, recita una nota del primo cittadino, “torna sempre sul luogo del delitto, e il Pd, come un mantra, torna a parlare dell’ex Cofa, evidentemente spinto dal proprio subconscio, dopo che ha impedito di avviare la riqualificazione dell’intero complesso”. “Lo sappiamo che quell’area è in condizioni vergognose”, gli fa eco il consigliere regionale e comunale Pdl Sospiri, “ma di certo il Pd, sulla vicenda dell’ex Cofa non è in grado di dare lezioni ad alcuno e dovrebbe limitarsi a restare in silenzio”, aggiunge, promettendo bonifiche continue.
Troppa crisi per imbastire un tampone sociale, troppa fatica pensare a evitare che ci scappi il morto, troppo facile far finta di non vedere chi non si fa notare. Ciò che conta è evitare che la firma sulla riqualificazione sia dell’inchiostro avversario. Tanto quelli lì mica votano!
Daniele Galli
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