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Sciogli l’Aca: sit in del Forum dell’acqua alla riunione dei sindaci a Pescara

Pescara. Bandiere e striscioni sotto la sede di via Raiale: il sit-in del Movimento Acqua Pubblica per lo scioglimento dell’Aca. I manifestanti partecipano alla riunione dei sindaci.

Raccolto l’apppello diffuso sui social-network: gli attivisti del Forum dei Movimenti per l’Acqua si sono radunati, oggi pomeriggio alle 15, davanti alla sede dell’Aca di via Raiale, in concomitanza della riunione dei comuni soci per discutere delle sorti del Cda, alla luce delle vicende giudiziarie che hanno coinvolto il presidente. Vari i sindaci appartenenti al consorzio acquedottistico, tra cui il pescarese Albore Mascia e il teatino Di Primio, che hanno richiesto lo scioglimento del consiglio di amministrazione per la formazione di uno nuovo, a seguito delle varie defezioni nell’organismo di gestione. Parallelamente, il movimento popolare ha lanciato negli ultimi giorni la campagna “Sciogli l’Aca”, concretizzato oggi con un sit-in composto dalle bandiere blu nate durante il referendum per l’acqua pubblica e da uno striscione, affisso sul recinto di via Raiale che, giocando sul motto partenopeo, ha evidenziato i presunti “brogli” legati alle poltrone dell’Aca recitando “A-Ca nisciun è fess”. Invitati a partecipare alla riunione dei sindaci, i rappesentanti dei manifestanti hanno commentato: “‘E’ grave che nonostante diversi Comuni, tra cui Chieti e Pescara, abbiano richiesto l’Assemblea per superare l’attuale governance, per tutta risposta c’è stata solo la convocazione di una riunione informale”.

Di seguito, invece, la lettera inviata in occasio del lancio di “Sciogli l’Aca a tutti gli amministratori membri del consorzio.


Egregio Sindaco, egregi consiglieri comunali,
negli ultimi anni la gestione dell’acqua (cioè del più importante tra i beni comuni), affidata all’ACA, è stata contraddistinta da innumerevoli scandali che hanno riguardato i campi più disparati, dallo storno di milioni di euro che dovevano essere indirizzati verso investimenti che non sono stati realizzati, alla distribuzione di acqua contaminata a mezzo milione di cittadini, dalla drammatica situazione dei depuratori, alle ipotesi di corruzione e tangenti, fino ad arrivare alle modalità di scelta degli amministratori totalmente vincolata a decisioni di gruppi di potere che addirittura influenzano i partiti stessi. Oggi siamo nella situazione che lo stesso ATO dichiara il bilancio dell’ACA non credibile.
Nel frattempo i movimenti per l’acqua pubblica e le associazioni che ne fanno parte, oltre a denunciare le storture e l’insostenibilità del sistema e a vincere un referendum portando a votare più di 550.000 abruzzesi, hanno avanzato numerose proposte per cambiare rotta nella gestione del servizio idrico integrato sia a livello regionale sia a livello locale. 
Abbiamo incontrato gli amministratori pubblici in tante occasioni, arrivando anche a tavoli di confronto le cui conclusioni e i relativi impegni sono stati poi puntualmente disattesi. Tra questi, ad esempio, la trasformazione dell’ACA in Azienda Consortile, la partecipazione dei cittadini alle scelte relative agli investimenti e al Piano d’Ambito, il taglio delle spese dell’ACA e la trasparenza nei bilanci della società, il coinvolgimento costante dei consigli comunali nelle scelte.
Esprimiamo la nostra profonda preoccupazione perché, a parte le conclusioni cui è pervenuto l’ATO sulla veridicità del bilancio dell’ACA, leggendo noi stessi il bilancio 2012 ci siamo convinti che esistono voci di decine di milioni che perlomeno destano perplessità. In Abruzzo, per altre società di gestione del S.I.I., pensiamo al CAM, pensiamo al Ruzzo, le stesse perplessità si sono trasformate in triste realtà con deficit di svariate decine di milioni di euro che ora i cittadini, attraverso i Comuni, dovranno rifondere, dopo aver già patito gravi conseguenze negative sulla gestione della distribuzione e dei depuratori.
Per queste ragioni, reputando ormai irriformabile la società di gestione del S.I.I. nel nostro territorio, abbiamo deciso di lanciare una campagna dal titolo SCIOGLI-l’ACA con il coinvolgimento dei cittadini. Assemblee, volantinaggi e incontri saranno promossi in autunno in tutti i comuni che rientrano nell’ACA. 
Riteniamo che l’unica strada perseguibile sia ormai la costituzione ex-novo da parte dei Comuni di un’azienda speciale di diritto pubblico con uno Statuto che offra concretamente la possibilità ai cittadini di partecipare alla decisioni più importanti che riguardano uno dei settori strategici della nostra vita. Tra l’altro l’ACA non ha mai firmato la Convenzione di Affidamento del S.I.I. con l’ATO mentre il cosiddetto “controllo analogo” previsto dalle norme sulle gestioni “in house” e alla base dell’affidamento da parte dei Comuni, non appare essere mai stato effettivamente realizzato. Esistono dunque tutti i presupposti perché i Comuni possano gestire l’acqua con un altro soggetto.
Il nostro Movimento negli anni ha dimostrato di essere concreto e credibile. Lo attestano, tra l’altro, le lotte referendarie e quelle per la chiusura dei pozzi inquinati. La costruzione di un soggetto gestore trasparente, partecipato, efficiente, efficace e pubblico non solo è possibile in base alle leggi vigenti ma ormai è del tutto indispensabile, anche per evitare per i Comuni stessi e per i loro amministrati enormi rischi derivanti dall’emergere di eventuali problematiche finanziarie.

DUE DOCUMENTI: SINDACI DIVISI

Due documenti, entrambi sottoscritti da una ventina di Comuni, l’uno per chiedere l’eventuale revoca del Cda e l’altro per valutare con più cautela modalità e ruolo della governance dell’azienda, è stato l’esito della riunione dei soci dell’Azienda comprensoriale acquedottistica (Aca) di Pescara, che si è svolta nel pomeriggio. Quella odierna è stata solo una riunione, l’assemblea vera e propria dovrebbe svolgersi nel giro di un mese ed è presumibile che i punti contenuti nelle due mozioni vengano tutti inseriti nell’ordine del giorno. Assenti, oggi, i Comuni di Chieti e Pescara che avevano richiesto un’assemblea formale e si sono rivolti al Tribunale delle Imprese dell’Aquila.

 

Foto: Ansa