“Saremo pronti ad affilare le armi per evitare che venga modificato il piano sottoscritto dall’Italcementi e dal Ministero del Lavoro lo scorso 14 gennaio 2013, un accordo in cui era garantita la cassa integrazione per i lavoratori per 24 mesi e che oggi viene messo in discussione paventando una possibile chiusura del cementificio di Scafa il 31 gennaio 2014. Un’ipotesi di smantellamento da cui dipende il destino di 70 lavoratori che sono legati allo stabilimento da più di quarant’anni, 160 se si considera l’indotto”. Lo ha detto il sindaco di Scafa Maurizio Giancola nel corso del vertice sulla possibile chiusura della cementeria di Scafa che si è svolto oggi presso la sede della Confindustria, alla presenza dei rappresentanti dell’Italcementi, del vicepresidente della Regione Alfredo Castiglione, del Presidente della Provincia di Pescara Guerino Testa, dei sindaci dei comuni del bacino minerario (Scafa, San Valentino, Manoppello, Lettomanoppello, Abbateggio, Roccamorice e Tuttivalignani), delle Segreterie sindacali Rsu e provinciali e dei lavoratori. Un incontro che è seguito a una riunione precedente, che si è svolta alle ore 10 in Provincia, tra la Regione Abruzzo e l’Italcementi, a cui il sindaco di Scafa non è stato chiamato a partecipare trattandosi di un ‘incontro privato’, come lo ha definito il vicepresidente Castiglione che si è poi impegnato a garantire la presenza dei sindaci del bacino minerario nei futuri vertici sul cementificio.
“L’Italcementi – ha proseguito il sindaco Giancola – dovrà rispettare gli accordi nazionali sottoscritti nel gennaio scorso, accettati dalle parti sociali, contrariamente ai quali oggi la cassa integrazione, che era intesa per ristrutturazione, è diventata per cessazione attività. Pertanto saremo disposti a battere i pugni sul tavolo e ad allargare la discussione sulla possibile chiusura dell’Italcementi a Scafa a livello nazionale, qualora sia necessario, per tutelare i nostri concittadini. Ovviamente, nel caso in cui la decisione di chiudere lo stabilimento di Scafa fosse irrevocabile, chiederemo all’Italcementi un impegno formale a rinunciare all’istanza di rinnovo delle concessioni minerarie, in scadenza a giugno 2014. Un atto necessario in quanto se l’Italcementi ha deciso di abbandonare Scafa, bisognerà lasciare agli altri imprenditori la possibilità di investire sul nostro territorio. Inoltre ribadiamo ai vertici dell’Azienda che chiudere lo stabilimento non significherà semplicemente mettere un lucchetto ai cancelli della fabbrica: i sindaci del bacino minerario hanno intenzione di mettere in campo tutti gli strumenti in proprio possesso per ottenere una bonifica del suolo e il ripristino delle strade martoriate per anni dal passaggio dei mezzi del cementificio”.
Attualmente a Scafa sono operativi 70 lavoratori in cassa integrazione, a rotazione, decisione presa dalla Italcementi per far fronte al ‘difficile andamento del mercato dei materiali da costruzione in Italia, dove il consumo di cemento è sceso ai livelli che non si registravano dalla fine degli anni 60’, come si legge nelle premesse del piano industriale che il gruppo ha stilato per i prossimi tre anni.
“I sindaci del bacino minerario pescarese – ha continuato il sindaco Giancola – non ci stanno e chiedono, a fronte delle tante concessioni fatte negli anni dal territorio, che l’Italcementi riveda i propri piani di chiusura. Pertanto invitiamo la Regione Abruzzo a vigilare sulle voci che sono circolate nelle ultime settimane circa la possibile realizzazione di un nuovo opificio a Bussi mediante l’utilizzo di fondi pubblici per la bonifica del sito. Una prospettiva che va scongiurata a tutti i costi poiché rappresenterebbe un ulteriore schiaffo ai lavoratori che hanno dedicato la loro vita allo stabilimento di Scafa”.
In attesa dell’incontro previsto il 10 settembre a Roma dei rappresentanti dell’Italcementi presso il Ministero del Lavoro, “continueremo a monitorare la situazione – ha aggiunto il sindaco Giancola – e saremo disposti, qualora sia necessario, a portare il ‘caso’ Italcementi alla ribalta nazionale coinvolgendo anche i nostri parlamentari abruzzesi, visto che il piano di riordino del Gruppo non riguarda soltanto Scafa ma ha una risonanza che arriva a toccare l’Italia intera”.