IL COLPO: LEGGI
Passa tutto in secondo piano: le indagini sul dna ritrovato sulle tute, i confronti effettuati dai carabinieri tra le andature dei banditi ripresi dalle telecamere e i tre sospettati, le tecniche investigative “vecchio stampo” supportate dalla nuova tecnologia del Ris di Roma. Il protagonista indiscusso di questa storia è il dipendente del bar-tabaccheria che non cede al sopruso dell’ennesima rapina e, sprezzante delle canne da fuoco, prende la prima cosa che gli capita a tiro e affronta faccia a faccia armi e criminali.
Il Coffee and Cigarettes di via Tirino è un piccolo simbolo di resistenza civile, attività commerciale che a Fontanelle esiste da decenni, da molto prima che il quartiere venisse etichettato come ‘caldo’. Una conduzione familiare che dalla piccola tabaccheria all’angolo con via delle Casette scelse di spostarsi su via Tirino, negli ultimi anni,in un locale più grande dove annettere anche una sala bar. Una zona molto più di passaggio per chi è va e viene da Sambuceto, ma anche a ridosso di quelle case popolari che negli ultimi tempi hanno fatto da scenario alla più agitata cronaca nera (vedi arresti e atti intimidatori). I titolari, però, hanno voluto resistere e continuare a lavorare da lì, dove sono stati aggrediti, malmenati e seguiti fino a casa in una lunga serie di rapine subite in poco tempo. La più efferata è quella in questione, quando uno dei dipendenti ha detto “basta” e si è ribellato alla realtà vissuta troppe volte.
LA RAPINA. E’ la sera del 27 marzo 2012, intorno alle 21, prima della chiusura. Dalla serranda semi abbassata spunta una persona in tuta bianca di garza, di quelle che usano gli imbianchini o la Scientifica sulle scene degli omicidi. In braccio un fucile da caccia a canne mozze, in faccia una maschera da pagliaccio. Dopo di lui un altro “pagliaccio” il felpa nera e pistola in pugno, infine un terzo mascherato e disarmato in bianco. Il primo spiana il fucile e si fionda dietro il bancone, puntando alla cassa con i contanti e ai cassetti dove sono riposte le ricariche telefoniche e i gratta e vinci. Il secondo spinge con la minaccia della pistola i due dipendenti, un uomo di mezza età e una giovane verso il retro del bar. Il terzo rimane sul davanti ad aiutare il complice a racimolare un bottino complessivo da 13mila euro, poi si sposta al bar per rafforzare le minacce alla barista. Il primo, in pochi secondi, porta via quanto possibile, compreso l’intero cassetto degli spiccioli, quindi fa per andarsene, ma alzando lo sguardo si vede minacciato da una bombola azzurra. La rabbia del tabaccaio hanno innescato un fulmineo meccanismo di coraggiosa ribellione: l’uomo è riuscito a sfuggire ai due aguzzini, a passare per il retrobottega e ad afferrare la prima “arma di difesa” a tiro. Poco importa se fosse un estintore o la bombola per la spina della birra, era solida e grande abbastanza per partire al contrassalto.
BOMBOLA CONTRO FUCILE. Completamente spiazzato, il rapinatore riesce a malapena a difendersi con una mano
dal primo colpo sferrato con la bombola e a toglierla di mano al dipendente, che non si scoraggia e la riprende per lanciarsi all’inseguimento. Il “fuciliere”, in pochi attimi, riacquista lucidità e decide di coprire la fuga ai compari aprendo il fuoco: carica il cane dell’arma di vecchia fattura ed esplode il doppio colpo, fortunatamente mirando al controsoffitto, che crolla mentre il tabaccaio si ripara dietro il bancone. I due complici imboccano di corsa l’uscita, facendo cadere tutti i tavoli del locale, quindi il trio sale in macchina e scappa. Rapina non sventata, rischio fin troppo grosso quello corso, un gesto che in molti condannerebbero, ma che chi suda e lavora per tirare avanti al giorno d’oggi plaude come la scontata difesa esercitata da un uomo stanco di subire.
LE INDAGINI: DNA E TELECAMERE. Per i carabinieri della compagnia di Pescara, guidati dal capitano Scarponi e dal Tenente invidia, il colpo è parso subito realizzata da qualcuno che conosceva fin troppo bene il posto e come muoversi, magari qualcuno che di giorno frequenta abitualmente il bar-tabacchi. Aiutati dalle numerose telecamere che i proprietari, dopo le svariate rapine, hanno installato ovunque nel Coffee and cigarettes, hanno imbastito la prima lista dei sospettati. Riavvolgendo il nastro hanno visto il 26enne Junior Insolia (foto in alto) e un minorenne, il primo residente proprio nei palazzoni popolari a due passi, entrare mezzora prima della rapina per comprare le sigarette e soffermarsi davanti alla cassa più del dovuto, guardandosi attorno come per un sopralluogo. Ancora prima e nei giorni precedenti, le immagini video
La fuga del trio, a bordo di una vecchia Fiat Panda rubata, si fermò e prosegui, probabilmente a piedi verso casa, a metà strada tra via Tirino e via Caduti per Servizio. Nell’automobile i carabinieri ritrovarono le tute bianche e una felpa, zuppe del sudore freddo causato dalla reazione del tabaccaio. Tanta roba per gli scienziati del Ris di Roma: pedinamenti e controlli di routine, intanto, hanno permesso ai carabinieri di confrontare le andature dei tre sospettati con quelle dei rapinatori mascherati. L’esito positivo ha permesso al Pm Giuseppe Bellelli, titolare dell’inchiesta, di richiedere il prelievo di campioni di Dna, che comparati con i risultati del Ris hanno incastrato scientificamente Galdo e il minorenne, raggiunti stamani dalle ordinanze di arresto emesse dal Gip Gianluca Sarandrea. Su Insolia, che avrebbe impugnato la pistola, non è stato trovato confronto tra i campioni, pertanto è solo indagato a piede libero sulla base degli altri riscontri. Galdo, ritenuto il “fuciliere” rafforza invece la sua posizione di carcerato: era già rinchiuso a San Donato dopo la condanna in primo grado a 4 anni per una maxi operazione anti-droga risalente al 2008. Il minorenne, su richiesta della procura dei minori di L’Aquila, è rinchiuso nel carcere minorile di Casal di Marmo, a Roma.
Daniele Galli