Pescara. Troppo tardi per il rito abbreviato: il giudice per l’udienza preliminare sulla mega discarica di Bussi rigetta le richieste dei 19 imputati. Le difese ripiegano sul “non luogo a procedere”, ma si giocano anche la carta della Cassazione.
Dal 2007, anno della scoperta della mega discarica sulle sponde del fiume Pescara, ad oggi, giorno dell’udienza preliminare per il processo sui veleni di Bussi: troppo il tempo trascorso, secondo il Gup , per avanzare richiesta di rito abbreviato. Così, stamani, il giudice Gianluca Sarandrea ha rigettato le richiete dei 19 imputati, quasi tutti ex amministartori e vertici della Montedison, regina del polo chimico accusata di aver usato per decenni l’argine fluviale per smaltire circa 500mila tonnellate di veleni.
L’udienza si è aperta nel primo pomeriggio con una requisitoria lampo del pm Annarita Mantini, che ha chiesto per tutti gli accusati il rinvio a giudizio, in accordo con il collega Giuseppe Bellelli: alle 20:00 la decisione in merito del Gup. Poi la mossa dei difensori, bocciata da Sarandrea, quindi l’agitazione generale. Gli avvocati, che hanno chiesto il “non luogo a procedere per insussistenza del fatto” hanno annunciato il ricorso in Cassazione, hanno abbandonato l’aula insieme ai propri assistiti, lasciando un solo “togato” ad aspettare la conclusione dell’udienza.
Inevitabile il richiamo del giudice, che nel frattempo ha bocciato la richiesta di un’altra associazione per la costituzone in parte civile.
RINVIO A GIUDIZIO PER TUTTI
E il Gup Sarandrea in serata ha disposto il rinvio a giudizio per tutti i 19 indagati. Il processo avrà inizio il 25 settembre davanti alla Corte d’Assise di Chieti, dove è stato spostato il procedimento dopo la derubricazione del reati.
Grande la soddisfazione viene espressa dal Wwf, presente nell’aula del tribunale Pescarese per il pronunciamento dell’udienza preliminare. “Si tratta di un fatto storicoperchè per la prima volta in Italia la Corte di Assise sarà chiamata a giudicare reati ambientali di questa gravità”, commenta Tommaso Navarra, avvocato di parte civile dell’associazione ambientalista. Il Wwf, infatti, è stato riconosciuto fin dall’inizio come parte civile per il ruolo attivo che ha giocato in questo procedimento, soprattutto per quanto attiene l’acqua contaminata, elemento cardine nell’accusa. E il referente Acque del Wwf abruzzese Augusto De Sanctis si compiace così: “Attendevamo da anni questa decisione e ora ci prepareremo meticolosamente per il processo in Corte di Assise. Quello di Bussi è uno dei siti più inquinati d’Europa e, in particolare, l’acqua di falda presenta valori di contaminazione centinaia di migliaia di volte superiore ai limiti di legge per composti tossici e cancerogeni. Il Wwf, “ricorda De Sanctis, “è stata parte attiva nel denunciare questasituazione e gli effetti sull’intera vallata del Pescara, con danni quantificati dall’ Ispra in miliardi di euro. Ora si apre una partita importante non solo per individuare i responsabilima anche per ottenere un risarcimento e la bonifica”.