Pescara. Appena scagionati in primo grado dal processo Housework, Luciano D’Alfonso e il suo braccio destro Guido Dezio potrebbero tornare al banco degli imputati. Varone chiede il giudizio per loro e altri 16 tra imprenditori e consiglieri e dirigenti comunali per gli accordi di programma.
Prosegue a tamburo battente il lavoro del pm Gennaro Varone per scavare nel torbido che si nasconde tra le stanze dei palazzi della politica pescarese. Torbido di vecchia data, visto che per la terza volta sui fascicoli degli indagati ci sono l’ex sindaco Luciano D’Alfonso e gran parte della Pescara che conta a lui legata. Non si è arreso, il magistrato, dopo aver perso in primo grado per il processo Housework. Varone è tornato già alla carica contro D’Alfonso-ex presidente della Provincia D’Alfonso per la Mare-Monti, ed ora si prepara a far tremare nuovamente il palazzo municipale indagando sull’urbanistica.
Sono in tutto 19 le persone per le quali il pm ha chiesto il rinvio a giudizio riguardo gli accordi di programma stipulati dal comune tra il 2006 -2008, ovvero intese stipulate principalmente con le imprese edili per la realizzazione di aree pubbliche a ridosso dei lotti da edificare. In grassetto sul registro degli indagati sono scritti i nomi, appunto, di D’Alfonso e del suo ex braccio destro, Guido Dezio, già implicato nel procedimento sulle presunte tangenti legate alle opere pubbliche. Risaltano anche quelli dell’ex presidente del consiglio comunale Licio Di Biase e dei consiglieri comunali Vincenzo Dogali e Giuseppe Bruno. La richiesta, che è stata formulata oggi nel corso dell’udienza preliminare davanti al gup Gianluca Sarandrea, che si pronuncerà domani,riguarda anche i costruttori Aldo Primavera, Lorenzo Di Properzio, Michele D’Andrea, Giovanni Di Vincenzo, Franco Lamante, Alfio Sciarra ed Enio Chiavaroli. Il pm ha chiesto il processo anche per Gaetano Silveri, dirigente comunale, per il geometra del comune di Pescara Paolo Marotta, e ancora l’ex consigliere comunale Nicola Ferrara, Alessandro Di Carlo, Nicola Di Mascio, Nicandro Buono, e Franco Olivieri. Le accuse a vario titolo sono quelle di corruzione e concussione.