Come avvolta da un alone infausto, la faccenda del dragaggio del porto di Pescara non riesce proprio a trovare pace. Vale, qui come non mai, la regola del “a non fidarsi non si sbaglia”. Già, perchè sono in tantissimi, tra i direttamente coinvolti, quelli che fin dall’inizio ci hanno sempre visto del marcio nella burocrazia imbastita per ripulire i fondali insabbiati del porto canale e della darsena commerciale.
A dar ragione alla fazione dei malfidati, ora, arriva la procura distrettuale di L’Aquila. Anzi, torna, dopo che nel 2011 era intervenuta, con la direzione investigativa antimafia, a bloccare i lavori della draga Gino Cucco appena iniziati, in quanto si riteneva che il fondale dragato contenesse Ddt e naftalene, che sarebbe finito in mare poichè il progetto esecutivo prevedeva lo sversamento in dei siti individuati al largo della costa. E’ della procura aquilana, infatti, la richiesta delle ordinanze applicative di misura cautelare degli arresti domiciliari, emesse dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale del capoluogo Marco Billi, che i finanzieri del Nucleo di Polizia Tributaria di Pescara hanno notificato oggi ad un noto professionista pescarese, il 55enne Angelo Bellafronte Taraborelli, detto ‘Tino’, responsabile del procedimento per l’appalto del terzo lotto, e a un ex dirigente del ministero delle Infrastrutture, Giuseppe Biscontin, 65 anni veneto, già in servizio alla sede di Venezia e ora in pensione, unitamente a due misure interdittive a carico dei titolari di due ditte partecipanti alla gara relativa al terzo lotto di lavori relativi allo stesso dragaggio appaltato nel 2011. Turbativa d’asta e gravi violazioni alle normative disciplinanti gli appalti pubblici sono i capi d’accusa, insieme a quelli di corruzione, falso e truffa.
IL SEQUESTRO DEL 12 DICEMBRE 2011. Furono i carabinieri del Noe di Pescara, la mattina del 12 dicembre 2011, ad arrivare a sirene spiegate sulla banchina del porto e a bloccare i lavori della nave Gino Cucco, incaricata dalla ditta Gregolin di Venezia di rimuovere fanghi e sabbia dal porto. Era stata la ditta veneta, infatti, ad aggiudicarsi l’appalto, partiti mentre segretamente il Noe e la polizia tributaria indagavano in merito al primo ed al secondo lotto dei lavori. In quella circostanza le fiamme gialle acquisirono una copiosa documentazione relativa alla gara d’appalto presso l’Ufficio del Commissario delegato per la realizzazione in termini di urgenza degli interventi da eseguirsi nell’area del porto di Pescara (nonché Presidente dell’Autorità di gara), Guerino Testa, che ora risulta anch’essi indagato. Il presidente della Provincia di Pescara, dopo il sequestro del dragaggio, l’11 maggio 2012 si dimise dalla carica di commissario straordinario, affermando di essere stato lasciato solo dal governo centrale, dopo che varie interrogazioni non avevano trovato risposta in Parlamento.
LE CARTE NELL’UFFICIO DI TESTA. A quanto parte, proprio l’esame di quella documentazione, integrato dalle risultanze di successive perquisizioni e intercettazioni svolte dalla Finanza, ha consentito di ricostruire l’organizzazione di un cartello di partecipazione all’appalto al fine di favorire la ditta Dragaggi s.r.l. che, seppur non vincitrice della gara, di fatto, sarebbe stata pronta a subentrare alla Gregolin. “Venivano, così, violate”, riferisce la guardia di finanza, “le regole della trasparenza e del buon andamento dei lavori concessi dalla pubblica amministrazione”. La Dragaggi S.r.l, infatti, non solo aveva partecipato alla gara, ma dall’esame di una e-mail intercorsa tra il suo amministratore unico e un “faccendiere” veneto, si è accertato che, prima della formalizzazione della procedura concorsuale, la stessa società conosceva sia i nomi di tutti i partecipanti, che le percentuali di ribasso che gli stessi avrebbero offerto. Il tutto grazie all’intervento del professionista pescarese che, in virtù del datato rapporto di amicizia e dei “doni” ricevuti, si sarebbe prodigato nel fornire utili notizie sui partecipanti e nell’ottenere la modifica del capitolato d’appalto.
AVVISI DI GARANZIA IN TUTTA ITALIA. Il Gip ha ritenuto restringere la libertà ai due arrestati, ma non sono solo loro, oltre a Testa,ad essere finiti sotto indagine. Una trentina di avvisi di garanzia sono stati notificati dai competenti reparti delle fiamme gialle anche a funzionari pubblici, ai responsabili unici del procedimento e agli imprenditori che hanno preso parte alla procedura presso i loro domicili situati in Veneto, Emilia Romagna, Lazio, Liguria, Toscana e Friuli Venezia Giulia. A condurre le indagini sono i sostituti procuratori Antonietta Picardi e Simonetta Ciccarelli.
TESTA: FARO’ CHIAREZZA
A Guerino Testa viene contestato il reato di falso in concorso con altri in quanto avrebbe attestato, contrariamente al vero, l’apertura di plichi relativi alla gara d’appalto del terzo lotto. L’ex commissario ha dichiarato di essere certo di chiarire la propria posizione e di aver sempre operato e di essersi sempre speso per risolvere le vicende del porto. “Ho sempre lavorato per risolvere i problemi del dragaggio”, ha detto stamani. Il suo interrogatorio si terrà domani pomeriggio a L’Aquila, mentre Tarabborrelli e Biscontin potrebbero essere ascoltati già oggi