Il decalogo della marineria pescarese per tornare in mare ad aprile. Chiodi lo gira a Improta: mercoledì torna il sottosegretario

20130301_113824Pescara. Un decalogo di richieste, nove garanzie da rendere operative entro inizio aprile per far tornare in mare i pescherecci. La marineria presenta la lista a Chiodi, che tira in ballo direttamente il ministero sui ritardi per il dragaggio. Mercoledì torna il sottosegretario Improta. Testa con gli armatori: “Il provveditorato ha fatto un casino”.

“Voi siete ostaggio del Governo, ma siamo incazzati anche noi”. Si apre così, con la dichiarazione fuori dai denti del presidente della Provincia Guerino Testa, l’incontro organizzato questa mattina tra la marineria pescarese, in ginocchio per il mancato dragaggio, e la Regione Abruzzo. Dito coralmente puntato contro la Sidra, ditta che ha vinto l’appalto per i lavori, e il provveditorato interregionale alle Opere pubbliche, che ha affidato il dragaggio di 200mila metri cubi. Questi i grandi assenti all’incontro, nonostante gli inviti, e i principali accusati. “Improta”, sottosegretario al ministero delle Infrastrutture, organo che ha promosso l’intervento, “ci aveva detto che i lavori sarebbero stati eseguiti dalla Sidra entro 85 giorni dall’assegnazione, avvenuta il 15 gennaio scorso, e conclusi entro l’inizio di aprile. Siamo a marzo e non è stato ancora fatto assolutamente nulla”, incalza Testa, “tranne l’inizio dell’apertura del canale nell’avamporto che è solo un palliativo. Una vicenda impensabile”.

A nome degli “ostaggi” ha parlato Mimmo Grosso, rappresentante di armatori e pescatori, inviperito contro il responsabile dei lavori per conto del Provveditorato, l’ingegner Destro Bisol: “Finora hanno fatto solo un casino. Pochi giorni fa”,20130301_114608 riferisce Grosso, “Bisol ci ha negato che i fanghi sarebbero stati destinati in Belgio”, in una discarica pubblicizzata da tutti come l’elemento chiave per accelerare i lavori, “e che avrebbero dragato tutti in 85 giorni. La Sidra l’abbiamo sbugiardata più volte, le loro batimetrie dicevano che nel canale c’erano 3 metri e mezzo di fondale e noi ci abbiamo camminato con l’acqua alla vita. Ora basta: è il momento di fare fatti concreti per farci tornare in mare il prima possibile”. Tradotto, entro aprile, perché il 30 scade l’ultima proroga possibile che concede alla Regione di coprire l’inattività con i ristori del fermo straordinario: “Se andiamo oltre facciamo infrazione europea”, spiega l’assessore regionale Mauro Febbo.

Tradotto: non appena la mini-draga Fioravante sposterà i 25mila metri cubi di sabbia dall’accesso all’avamporto, i 56 pescherecci si sposteranno dal canale alla banchina sud, all’altezza del ponte del mare, dove attraccheranno momentaneamente per poter tornare a lavorare. E per farlo hanno bisogno di costose operazioni, per la maggior parte elencate nella lista consegnata al presidente della Regione Gianni Chiodi.

IL DECALOGO DELLE RICHIESTE

  1. Le spese a carico per quanto riguarda la voce “antincendio” delle operazioni di bunkeraggio devono essere a carico delle istituzioni. (Perché è impossibile risalire il canale per arrivare alle colonnine di rifornimento di carburante, quindi occorre farle in maniera ‘volante’ sulla banchina sud Ndr.)
  2. E’ necessario garantire l’approvvigionamento idrico ed elettrico sulla banchina sud, all’altezza del ponte del mare;
  3. Si deve assicurare  la copertura assicurativa a favore delle imprese e dei lavoratori dipendenti, a carico delle istituzioni, per la sicurezza a bordo. “Perché con un fiume non dragato non si scherza”, commenta Grosso, “e danni e rischi per scafi, eliche ed equipaggio sono molto probabili”.
  4. Spese a carico delle istituzioni per garantire il trasporto del pescato dalla banchina commerciale al mercato ittico e assicurare la protezione del prodotto;
  5. Avvicinamento, con eventuale pontone, delle imbarcazioni all’altezza del ponte del mare per garantire l’uscita in mare; (Praticamente un traino che potrebbe doversi ripetere quotidianamente per tutte le barche, impossibilitate a far girare le eliche in meno di un metro d’acqua Ndr.)
  6. Richiesta chiarimenti sulle autorizzazioni e sull’utilizzo del macchinario per il soil washing. (Il macchinario per ripulire i fanghi inquinati è sulla banchina ma solo ieri è stato pubblicato dalla Regione l’avviso per la valutazione di impatto ambientale utile all’installazione dell’impianto. Servono ora 45 giorni di esposizione per accogliere eventuali osservazioni, ma i tempi di convocazione della commissione si attestano mediamente sui 70. In sostanza, se non si autorizza l’accensione del soil washing, il dragaggio non parte Ndr.)
  7.  No al fermo biologico ministeriale; “Perché se torniamo in mare ad aprile”, spiega ancora Mimmo Grosso, “e ci fermano nuovamente, a luglio siamo punto e da capo”.
  8. Accesso ai tre milioni di euro del Decreto sviluppo; (Stanziati dal decreto sviluppo a gennaio e non ancora elargiti per ristoro straordinario agli armatori Ndr.)
  9.  Garanzia di copertura finanziaria oltre il 30 aprile, se per allora il porto non sarà ancora transitabile. “Chi ci paga oltre quella data? La Regione, la Sidra o il Provveditorato, considerato che il fermo è stato già protratto fino al 30 aprile?”, chiede la marineria.
  10. Una mini-moratoria per la marineria pescarese, che blocchi il pagamento dei muti per un anno.

LE RISPOSTE DI CHIODI E FEBBO. All’esecutivo regionale è stato lanciato, anche se velatamente, l’ultimatum: se entro 30 giorni non si torna in mare con queste garanzie, si torna a manifestare pesantemente. Un incontro con le organizzazioni internazionali del comparto Pesca e un viaggio fissato per giovedì a Bruxelles con il commissario europeo Tajani per concretizzare l’iter sono le promesse fatte dall’assessore Febbo in quanto a Fermo Pesca e ristoro straordinario dal governo. Ancora di più, dopo aver definito “ragionevoli rispetto a quelli ordinari” i tempi dell’appalto, ha fatto il governatore Chiodi: telefono alla mano ha chiamato il sottosegretario Improta, strappandogli un nuovo incontro a Pescara per mercoledì pomeriggio. Entro quella data, intanto, l’assessore al Bilancio Carlo Masci ha richiesto la contabilizzazione delle spese necessarie per operare quanto richiesto nel decalogo: “Non dovrebbe essere una spesa insostenibile per la Regione”, sostiene l’assessore, “e anche se finora abbiamo tirato fuori 6 milioni di euro, faremo quello che possiamo”. Più difficile esaudire la moratoria: “Non penso sia competenza della Regione”, dice Chiodi.

Insomma: tutto rimandato a mercoledì, in attesa di ricevere i risultati delle analisi effettuati dalla Sidra sui campioni prelevati nel porto, per poterli confrontare con quelli dell’Arta. Se coincidono si procede, altrimenti si allungherà il capitolo del misterioso romanzo chiamato dragaggio. E il fantasma della Procura che si aggira fa tremare i polsi a tutti.

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