L’Aquila. Da gennaio otto lupi sono stati trovati uccisi dalle Guardie del Parco e da quelle del CTA/Corpo Forestale dello Stato.
A lanciare l’allarme è il Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise che afferma: “Sembra trattarsi di una vera e propria aggressione organizzata al Parco e alla fauna protetta quella in corso dal mese di gennaio, in particolare nella Zona di Protezione Esterna e nelle aree limitrofe, senza risparmiare, comunque, neppure il cuore del Parco”.
I risultati delle analisi tossicologiche hanno confermato che quasi tutti gli otto esemplari di lupo trovati morti, dal 5 gennaio al 26 febbraio, sono stati uccisi dalla mano dell’uomo.
“Le ricerche tossicologiche – specifica il Parco – come è noto agli esperti, richiedono molto tempo per il loro completamento, in genere circa 30 giorni, dovendo ricercarsi 50 diverse sostanze chimiche tossiche, una per una, per i diversi organi vitali degli animali che potrebbero essere stati colpiti, analisi svolte dall’Istituto Zooprofilattico di Teramo (anche con la sua sede di Avezzano), e dall’Istituto di malattie infettive della facoltà di Veterinaria dell’Università di Teramo.
Sei degli otto lupi sono stati rinvenuti nella Zona di Protezione Esterna (Area Contigua).
Tra questi 4 sono risultati positivi al cimurro (due a Gioia dei Marsi e due ad Ortona dei Marsi, nei quali si sono riscontrate anche tracce di veleno, precisamente di carbammato), mentre altri due sono stati uccisi con arma da fuoco nel versante laziale del parco (S. Donato Val Comino e Picinisco).
All’interno del Parco, invece, due sono i lupi ammazzati, di cui uno sicuramente con un arma da fuoco (Civitella Alfedena) mentre per il secondo (Barrea), si attende il responso della necroscopia, ma si sospetta, anche in questo caso, l’abbattimento con fucile.
Le località interessate sono state attentamente perlustrate secondo il protocollo stabilito nei casi di sospetto avvelenamento. All’esterno del Parco e della sua Area Contigua, sono stati inoltre ammazzati altri quattro lupi (1 a Trasacco, 2 a Casali d’Aschi di Gioia dei Marsi e 1 a Carrito di Ortona dei Marsi) recuperati dal CFS e dalla ASL di Avezzano, di cui due morti per cimurro, e due in attesa del completamento delle analisi.
Nel corso di perlustrazioni finalizzate, effettuate in queste zone dal CFS con cani addestrati per la ricerca di sostanze tossiche, è stato accertato che anche una volpe e un cane sono rimasti vittime del veleno. Per i casi di propria competenza, sin dai primi ritrovamenti l’Ente Parco ha avviato proprie indagini procedendo, man mano, alle denunce alla Autorità giudiziaria e rafforzando, nel contempo, l’impegno dei servizi di sorveglianza.
In particolare, poi, la Direzione del Parco, negli ultimi giorni, ha investito la Procura della Repubblica di Avezzano della gravissima situazione creatasi per l’uso di bocconi avvelenati e armi da fuoco nel Parco e nelle aree circostanti.
Per affrontare il problema del cimurro, la cui presenza è stata rilevata dall’Istituto Zooprofilattico anche in animali morti in altre aree protette abruzzesi, per la prossima settimana è previsto un incontro tra Aziende Sanitarie Locali, Regione Abruzzo e Parchi per valutare le iniziative da mettere in campo per poter far fronte alla situazione.
Anche se non nuova, si tratta ancora di una situazione molto delicata e, per alcuni versi drammatica, anche per le ripercussioni che ci potrebbero essere per la vita dei pochi orsi marsicani sopravvissuti negli ultimi decenni a tante e tante traversie.
Questa vicenda conferma che nel territorio del Parco e aree circostanti operano malavitosi e malintenzionati che non si fanno scrupoli di mettere a rischio la stessa salute pubblica degli abitanti del territorio, pur di attaccare e creare difficoltà a una Istituzione che rappresenta l’interesse di tutta la collettività alla protezione della natura e dell’ambiente.
E’ necessario, in proposito, come è stato detto in tante altre occasioni, che tutte le Autorità interessate si assumano le proprie responsabilità adottando o contribuendo ad adottare tutte le misure di prevenzione e di repressione necessarie per debellare queste attività criminose.
Infine una considerazione (che non vuole essere tuttavia una giustificazione per carenze e inefficienze, in qualche caso tipiche, purtroppo, delle amministrazioni pubbliche a causa di normative e procedure burocratiche, che evidentemente ci sono e che l’Ente ha il dovere di superare con il proprio impegno): spesso l’Ente Parco viene aspramente criticato per la scarsa capacità di denunciare prontamente alla opinione pubblica questi fatti criminosi, ipotizzando addirittura la volontà di volerli tenere nascosti, cosa del tutto fuori luogo.
Piuttosto, in alcune circostanze, può risultare necessario e utile attendere per qualche tempo (ammesso che ci si riesca!) le prime indagini degli agenti di polizia allo scopo di fornire le migliori e opportune informazioni alla autorità giudiziaria e corrette informazioni alla opinione pubblica“.