La rassicurazione di inizio gennaio fatta dal sottosegretario Guido Improta, all’indomani dell’affidamento dei lavori dal ministero dei Trasporti e dal provveditorato interregionale alle opere pubbliche alla ditta Sidra per il dragaggio di 200mila metri cubi, aveva convinto ben poco la marineria pescarese. Ma di fronte ai rappresentanti dello Stato, gli uomini del porto di Pescara si erano fidati nel sentire la promessa di un possibile ritorno in mare a metà marzo. Il passare delle settimane li aveva portati gradualmente allo sconforto: le autorizzazioni al cantiere non arrivavano, i tecnici procedevano solo con degli esami preliminari sul fondale da scavare, la draga era arrivata in porto ma comunque i lavori non iniziavano. Poi l’annuncio di due giorni fa, pronunciato direttamente dalla bocca dell’ingegner Marconi, direttore dei lavori per la Sidra: massimo due giorni e si parte per poter togliere 25mila metri cubi entro tre settimane.
La fiducia non ripagata, stavolta, ha però suscitato solo le invettive dei marittimi, che dalle banchine avevano fatto esplodere le peggiori critiche. Ieri, non vedendo nessuna benna calarsi nel canale, il rappresentante dell’Associazione armatori Pescara Mimmo Grosso ha presentato al provveditorato formale richiesta di accesso agli atti di aggiudicazione e di consegna dei lavori e quelli relativi al contratto di affidamento del dragaggio alla Sidra. Come dire: a questo punto basta con gli inganni. Già, perché mentre da Roma si professa disponibilità a partire con gli scavi già da 2 settimane, il comandante della direzione marittima di Pescara Pozzolano ribatte che si procede con cautela per evitare che qualche cavillo burocratico possa bloccare, come un anno fa, il dragaggio appena iniziato. La verità non sta nel mezzo, bensì sui grafici dei rilievi batimetrici (clicca e ingrandisci la foto) che rivelano l’impossibilità per i 56 pescherecci di poter tornare a navigare nel canale. Molti, ormai, sono completamente “seduti” sul fango che blocca gli scavi, e seppur venissero trainati fuori dalla banchina e riuscissero a percorrere la canaletta che la Sidra è pronta ad aprirgli in pochi giorni, non sarebbe poi possibile rientrare in porto e tornare ad ormeggiare nelle banchine già al collasso e ultime ad essere ripulite secondo programma operativo.
La pazienza fatica ad abbondare tra i marinai, indignati oltremodo per la scarsa chiarezza, che questa mattina si sono riuniti per decidere come tornare a farsi sentire. Le voci rintonate dal lungofiume parlano di una nuova manifestazione, ben più eclatante di quelle già viste fin qui. La replica, fissata a mercoledì prossimo, della camminata a piedi nel canale in cui ormai si tocca abbondantemente, potrebbe essere solo un avvertimento: “Si tratta di una specie di esame batimetrico manuale”, dice Mimmo Grosso, riferendo tutto lo sconforto della categoria che da un anno non lavora a causa del porto chiuso. Fuori dai denti, che digrignano e masticano amaro, i lupi di mare hanno annunciato il possibile blocco totale della città, scusandosi anticipatamente con la cittadinanza per i disagi che arrecheranno.
Le uniche, flebili certezze arrivano dall’assessore regionale alla Pesca Mauro Febbo: il 28 febbraio scadrà l’attuale fermo pesca, e la Regione sta lavorando per prorogare fino a fine aprile la misura straordinaria che permetterebbe agli armatori l’erogazione di relative somme risarcitorie per l’inattività forzata.
Daniele Galli