Città Sant’Angelo. Ville e villette residenziali su un colle vincolato all’agricoltura e all’edilizia rurale. A processo 12 persone, accusate di urbanizzazione abusiva. Sarà il tribunale di Pescara a giudicare la presunta lottizzazione per la ‘new town’ di Colle Moro.
Quanto a costruzioni, sul dolce e verde crinale di Colle Moro non c’è mai stato troppo. Una stradina di campagna, recentemente denominata strada delle Terme, che si arrampica verso Città Sant’Angel. Nel 1993 il primo frazionamento: fino ad allora la zona era dominata da un unico fabbricato rurale, quello della famiglia Costantini, poi i 23 ettari di vigne e terreni coltivati furono suddivisi in 51 particelle.
La zona non si presta alla raccolta, ma proprio come funghi sono sorte in meno di 20 anni due nuclei ravvicinati da una decina di ville ciascuno. Gialle, bianche, grigie, su due o tre piani: una vera e propria ‘new town’ residenziale sul placido versante angolano che dall’entroterra si affacci verso l’Adriatico. Tutto abusivo secondo i clienti dell’avvocato Wania Della Vigna, che domani porteranno sul banco del tribunale monocratico di Pescara, presieduto dal giudice Laura D’Arcangelo, 9 proprietari e 3 tecnici progettisti delle costruzioni in questione.
Un procedimento avviato nel 2009, quando all’indirizzo del proprietario della strada poderale che rappresenta l’unico accesso all’area di Colle Moro sono arrivate a ripetizione le richieste di lavori di urbanizzazione, ovvero quelli per realizzare le pertinenze necessarie a tirar su ville e villette. Sono stati i fratelli Donato, Adriano e Giuseppe Comingnani, confinanti con i presunti abusivi, ad incaricare la legale del foro di Teramo, ad avviare le indagini difensive sfociate, nel 2010, nella querela sporta presso la procura pescarese e che hanno portato il sostituto procuratore Valentina D’Agostino ad aprire un fascicolo di inchiesta, condotta con il corpo della polizia municipale di Città Sant’Angelo, concluso con la citazione a giudizio di 9 nove proprietari, 3 tecnici privati, geometri ed architetti, nella loro funzione di progettisti e direttori dei lavori.
“I capi d’accusa”, spiega l’avvocato Della Vigna, “si rifanno alla violazione, del Testo unico dell’edilizia perché, agendo in concorso realizzavano una lottizzazione abusiva di terreni ubicati in zona agricola del Piano regolatore del Comune di Città Sant’Angelo”. Per un architetto, inoltre, si prefigura anche il falso in atto pubblico, in quanto avrebbe dichiarato che le altezze del fabbricato realizzato, in realtà aumentate a piacimento, rispettavano quelle stabilite nel permesso a costruire. “Le costruzioni delle villette”, prosegue l’avvocato, “ancorché supportate da concessioni e permessi di costruire rilasciati dal comune di Città Sant’Angelo, sono da considerarsi illegittime, in quanto gli insediamenti di edilizia residenziale sono incompatibili con la destinazione d’uso prevista dal Piano regolatore”, ovvero quella rurale. Vincoli agricoli e paesaggistici, così come fissati per la “Zona Agricola di interesse paesistico” e anche dal Piano Regionale Paesaggistico permettono la realizzazione unicamente di rimesse, stalle, o case coloniche. C’è anche la legge regionale 18 del 1993 a prevede utilizzazione edificatoria dei suoli agricoli unicamente per residenze che conservano destinazione rurale del suolo e che tutelano l’ambiente e le sue caratteristiche contadine. Un trucco di lungo corso italico: si scrive casa contadina e si costruisce una villa vista campagna, si richiede il permesso per un fienile e poi si trasforma in una villetta trifamigliare, con tanto di sgravi fiscali sulle tasse immobiliari.
Parte lesa, oltre ai fratelli Comignani, anche il comune di Città Sant’Angelo, che ha già emesso le ordinanze per l’abbattimento di alcuni degli edifici abusivi, mentre dovrà aspettare che il giudice D’Arcangelo formalizzi il reato di lottizzazione abusiva per costituirsi parte civile. I proprietari delle abitazioni, oltre alle condanne, rischiano anche la confisca immediata degli immobili.
Daniele Galli