Rigopiano, ex Sindaco De Vico: “Nessuna allerta valanghe dal 2005”

“La commissione valanghe del Comune di Farindola, dal 2005, non si è riunita più, perché non ci sono state più segnalazioni di allerta da parte della Forestale e della Prefettura, come invece era avvenuto in passato, quando la commissione era stata regolarmente riunita e da me personalmente istituita”.

Queste sono le parole di Antonio De Vico, sindaco di Farindola dal 2009 al 2014, al termine dell’interrogatorio durato oltre due ore da parte della Procura di Pescara, nell’ambito dell’inchiesta sul disastro dell’Hotel Rigopiano.

De Vico è indagato, insieme all’attuale sindaco Ilario Lacchetta, all’ex sindaco Massimiliano Giancaterino, al tecnico comunale Enrico Colangeli e al geologo Luciano Sbaraglia; per omicidio colposo, lesioni plurime colpose e crollo colposo, in relazione all’attività omissiva, legata alla mancata adozione del nuovo piano regolatore generale del Comune di Farindola e alla mancata convocazione della commissione valanghe, riunitasi l’ultima volta nel 2005.

“A monte ci sono responsabilità gestionali, e non politico-amministrative, da parte della Regione Abruzzo, che ha approvato una legge per la realizzazione della Carta di localizzazione dei pericoli da valanga, poi rimasta nei cassetti”, ha detto De Vico. “Quanto alla vicenda del piano regolatore – aggiunge l’ex sindaco di Farindola – si sarebbe fatto di più sul piano del completamento e della trasformazione delle strutture alberghiere. La lunga gestazione del Prg – prosegue De Vico – è dovuta in primo luogo alla vocazione allo sviluppo sostenibile di Farindola, dove quindi c’era poco da edificare, poi alle difficoltà legate alle questioni personali, come ad esempio è stato per i contadini ai quali dava fastidio l’area artigianale, e infine perché nel 2004 completammo il piano regolatore ma arrivò lo stop del Pai (Piano di Assetto Idrogeologico)”.

“L’impegno dei datori di lavoro, all’Hotel Rigopiano, è stato apprezzabilissimo, ma hanno dimostrato di non sapere gestire la neve. Io suggerii un gatto delle nevi invece delle lussuose stanze dannunziane”, ha aggiunto De Vico, al termine dell’interrogatorio durato oltre due ore, “Il giovane sindaco Lacchetta ha fatto tantissimo e ha subito molte pressioni – ha proseguito – Io forse, da persona più esperta, avrei valutato la possibilità di chiudere le strade, anche se erano i gestori dell’albergo a potere e dovere rinunciare a una settimana di guadagni”.

“Rispetto alla realizzazione della Carta di localizzazione per pericolo valanghe, i problemi sono stati le risorse limitate e il fatto che si optò per parcellizzare la mappa, così come stabilito dal Comitato regionale neve e valanghe (Co.re.ne.va), secondo il quale bisognava procedere per distretti”, afferma invece Vincenzo Di Girolamo, legale di Carlo Giovani, indagato nel filone dell’inchiesta che chiama in causa dirigenti e funzionari della Regione Abruzzo, indagati per omicidio colposo e lesioni plurime colpose, in concorso tra loro, con l’accusa di avere omesso atti che – secondo la Procura di Pescara – avrebbero evitato il crollo colposo del resort di Rigopiano, e in particolare per la mancata realizzazione della Carta di localizzazione per il pericolo delle valanghe.

Giovani, all’epoca dei fatti a capo del Servizio prevenzione rischi di protezione civile della Regione, questa mattina è salito al quinto piano della Procura di Pescara, accompagnato dal suo avvocato, dove ha incontrato per pochi minuti il procuratore, Massimiliano Serpi, e il Pm Andrea Papalia, consegnando una memoria difensiva, senza rispondere alle domande dei magistrati. “Alla memoria – afferma l’avvocato Di Girolamo – sono allegate e-mail, comunicazioni interne, determine e delibere, che dimostrano l’impegno di Giovani per la realizzazione della Carta di localizzazione per pericolo valanghe”.

Belmaggio è un uomo molto attento e preparato nel suo campo, però il suo non era un ruolo dirigenziale, ma quello di un addetto all’ufficio. Quindi muovere delle contestazioni nei suoi confronti è un assurdo”.
Così l’avvocato Leonardo Casciere, legale di Sabatino Belmaggio, responsabile del rischio valanghe della Regione fino al 2016, anche lui interrogato per circa quattro ore. Belmaggio è indagato per omicidio colposo e lesioni plurime colpose, in concorso con altri funzionari e dirigenti dell’ente, in riferimento all’omissione di atti che – a giudizio della Procura – avrebbero evitato il crollo colposo del resort di Rigopiano, e in particolare per la mancata realizzazione della Carta di localizzazione per il pericolo delle valanghe. “I dirigenti e la politica – ha proseguito Casciere – erano quelli che dovevano prendere le decisioni, prova ne sia che per molte richieste che lui aveva fatto per quanto riguardava proprio la Carta delle valanghe, molte sono rimaste inevase. Inoltre gli hanno messo a disposizione solo 40mila euro per un anno, risorse che nel 2015 gli sono state anche tolte. Ma non era lui che richiedeva – rimarca il legale – erano i dirigenti che determinavano ed era la politica che determinava da un punto di vista economico le somme da stanziare”. L’avvocato ricorda che Belmaggio, “appena diventato dirigente, il primo febbraio 2017, per prima cosa ha stanziato un milione e 300 mila euro per la Carta valanghe. E’ stato assurdo non farlo per 32 anni, visto che la legge è del 1992. Quando Belmaggio subentra, nel 2010, non come dirigente ma come semplice impiegato, sono passati già 18 anni e nessuno ha fatto niente”.

“Il mio assistito non aveva responsabilità di protezione civile e senza avere compiti in quella materia, non poteva procedere a dare attuazione alla delibera del governatore D’Alfonso e dunque alla realizzazione della Carta di localizzazione per il pericolo da valanghe”. Così l’avvocato Lino Sciambra, che insieme all’avvocato Vincenzo Di Girolamo assiste Vittorio Di Biase, direttore del Dipartimento opere pubbliche della Regione Abruzzo fino al 2015, altro indagato. I due legali, insieme a Di Biase, sono entrati negli uffici della Procura di Pescara per consegnare una memoria difensiva. “Subito prima che Di Biase assumesse l’incarico di direttore delle Opere pubbliche – ha aggiunto Sciambra – a quel dipartimento furono sottratte le competenze di protezione civile. Quelle stesse competenze furono ripristinate un mese e mezzo dopo le sue dimissioni”. Di Biase è indagato, in concorso con altri funzionari e dirigenti della Regione Abruzzo, in riferimento all’omissione di atti che – a giudizio della Procura – avrebbero evitato il crollo colposo del resort di Rigopiano e in particolare per la mancata realizzazione della Carta di localizzazione per il pericolo delle valanghe.
E’ ancora in corso l’interrogatorio di Pierluigi Caputi, direttore del dipartimento Lavori pubblici della Regione Abruzzo fino al 2014, indagato nello stesso filone dell’inchiesta

Dopo di lui sarà la volta di Pierluigi Caputi, direttore dei Lavori pubblici fino al 2014. Nel pomeriggio era in programma anche l’interrogatorio di Emidio Rocco Primavera, attuale direttore dello stesso Dipartimento, ma – tramite il suo legale – ha presentato istanza di rinvio del l’interrogatorio.

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