Nei confronti del medico veterinario pescarese condannato per aver maltrattato e ucciso beagle nell’allevamento di Green Hill a Montichiari (Brescia), l’Ordine dei Medici Veterinari ha agito con una mera sospensione – di sei mesi – dall’Albo.
E’ stata la Suprema Corte ad additare l’uomo come uno dei principali responsabili della morte di oltre 6000 cani, uccisi “perché non utili alla sperimentazione animale in quanto affetti da comuni patologie che un veterinario potrebbe curare facilmente. La politica aziendale però prevedeva che venissero ammazzati per contenere i costi”.
La LAV, Lega Anti Vivisezione, torna alla riscossa richiedendo, come già fatto in precedenza, la radiazione del Medico.
“In questo momento non posso non vergognarmi delle mie origini pescaresi”, afferma Piera Rosati – Presidente LNDC Animal Protection. “Un vero veterinario dovrebbe occuparsi della salute e del benessere degli animali. Come si può pensare di reintegrare il responsabile della sofferenza di oltre 6000 cani? Qual è il messaggio che l’Ordine vuole mandare? Non si può ‘punire’ una strage del genere con un buffetto sulla mano. La richiesta della LAV era più che legittima ed è assurdo che questo veterinario possa tornare a esercitare la professione tra soli sei mesi”.