Il sottosegretario al ministero delle Infrastrutture Guido Improta ha comunicato la notizia che marineria e operatori portuali attendevano dal 5 luglio scorso, da quando il porto è stato chiuso per motivi di sicurezza, lasciando i pescherecci ormeggiati e navi commerciali e turistiche fuori dal porto di pescara.
All’interno del decreto sviluppo, sono stati reperiti i 9 milioni di euro fin qui mancanti e necessari a coprire totalmente il costo del dragaggio di 200mila metri cubi, recentemente indetto dallo stesso ministero e affidato al provveditorato alle opere pubbliche. Terminata già la fase della manifestazione di interesse (sarebbe 13 le ditte che vorrebbero aderire alla gara), il 28 novembre prossimo verranno aperte le buste ed esaminate le offerte per l’appalto dei lavori di escavo. Entro il termine massimo di 7 giorni verrà aggiudicato l’appalto: in pratica il 5 dicembre potranno riprendere i lavori.
Valide, secondo il ministero, le analisi effettuate da Ispra e Arta, per cui i sedimenti del porto canale e della darsena commerciale sono classificati come “rifiuti speciali non pericolosi”. Ciò significa che i fanghi potranno essere smaltiti in discarica oppure essere utilizzati, dopo apposita depurazione, per uso industriale, proprio come consigliato ieri dal direttore tecnico Arta Giovanni Damiani.
Ciò permetterebbe, alla ditta appaltatrice, di poter rivendere il materiale dragato, quindi rientrare nei prezzi previsti dal progetto: il prezzo previsto per la rimozione di ogni metro cubo è di 65 euro, quindi il dragaggio costerà 13 milioni tondi, come stabilito dal bando iniziale.