Il sottosegretario alle Infrastrutture Guido Improta è stato a Pescara nelle scorse settimane e ha annunciato l’avvio del bando per dragare 200mila metri cubi di fanghi (per un importo di 13 o 14 milioni di euro) ma a quanto pare l’intervento (la stazione appaltante è il Provveditorato interregionale alle opere pubbliche) non comincerà prima di dicembre, quando il fermo pesca sarà terminato. La marineria è allo stremo, non ritiene di poter attendere oltre, si sente presa in giro dalle istituzioni e chiede di accelerare al massimo i tempi perché i primi di dicembre hanno l’assoluta necessità di tornare in mare. Tra le sollecitazioni di armatori e pescatori c’è la moratoria da parte del Governo centrale, come quella concessa per il terremoto, e l’erogazione delle somme per la cassa integrazione.
Si sono radunati attorno al mercato ittico poco dopo le 7:30, orario in cui solitamente i banchi per la vendita si riempiono di ‘scafette’ del pesce appena rientrato in porto a bordo dei pescherecci. Ma così non è più da troppo tempo e non è stata questa la ragione della riunione dei lupi di mare pescaresi nemmeno questa mattina. Quasi una cinquantina tra armatori e pescatori, raccolti per approntare un’altra eclatante manifestazione di protesta contro la paralisi del porto. Un’ora per raccogliere le idee, poi la partenza in corteo risalendo verso piazza Italia, sede di prefettura, comune e provincia. In testa uno striscione: “La marineria pescarese sequestrata nel proprio porto”. Una sfilata di musi imbronciati e mugugni in serie, ormai una triste litania contro le istituzioni ritenute responsabili del mancato dragaggio, che ha paralizzato la fonte di sostentamento di un intero settore economico della città.
Il traffico viene bloccato dalla polizia municipale, mentre carabinieri e squadra mobile tengono a misura la protesta. L’esasperazione è la stessa di giugno 2011, ma l’azione dei manifestanti rimane fortunatamente ben lontana da quell’alone di devastazione che mise a soqquadro la sede della direzione marittima e poi sfiorò lo scontro con la polizia schierata a difesa della prefettura. Stavolta i marittimi hanno scelto la forma alla sostanza. Fumogeni per contornare la sfilata, cartelli con le frasi più disparate ma tutte inequivocabili: “Dateci il nostro pane, “Vendesi peschereccio per fallimento”, “Porto chiuso per lutto, “Abbiamo fame”, “Eravamo il riferimento dell’Adriatico” e infine “Fannulloni e incapaci, viva D’Alfonso”. Il riferimento è all’ex sindaco della città, un chiaro appunto all’attuale primo cittadino Luigi Albore Mascia. E proprio verso di lui che si muove la marcia. Le scale del municipio diventano lo scenario del gesto simbolico per eccellenza di tutta la protesta: Massimo Camplone, uno degli storici rappresentanti della marineria, sale sulla soglia d’ingresso e svuota un paio di cassette di pesce. Lo spirito della giornata è tutto lì, come a dire: questo c’è rimasto per tirare avanti, prendetevelo pure. La scena si ripete sulle scale della prefettura, nel momento in cui il sindaco e il presidente della Provincia Guerino Testa scendono in piazza per fronteggiare le richieste del corteo.
Non sono bastate le rassicurazioni giunte ieri da Roma, dove il consiglio dei ministri ha approvato una serie di leggi che comprende anche lo sblocco dei fondi per la cassa integrazione alle marinerie italiane. Resta il dragaggio il problema da risolvere: troppo tardi l’inizio dei nuovi lavori fissato a dicembre, che scavando 200mila metri cubi in quattro mesi non daranno altro che una piccola, tardiva e presto di nuovo inutile boccata d’ossigeno al porto. Dicembre è lontano e dovrebbe essere la data di fine dei lavori, non di inizio: quello è il mese dei picchi di vendita per i cenoni natalizi. E fino ad allora, in attesa dei primi spiccioli degli ammortizzatori sociali, come si tira avanti? Anche per questo è stato chiesto che venga ufficializzata la moratoria, al pari dei terremotati, che congeli i debiti della categoria impossibilitata ad onorare mutui e prestiti. Anche per questo i pescatori vogliono che venga quanto prima sgomberata la canaletta di ingresso e di uscita dal porto, in modo da poter essere pronti a tornare a lavorare già dopo i primi metri cubi dragati. Soprattutto per questo è stato chiesto alle istituzioni locali di non adagiarsi su quanto promesso dal sottosegratario Improta e continuare a spingere il problema pescarese verso il ministero come una questione di importanza nazionale.
A calmare la protesta sono state le parole di Mascia e Testa, disposti a cavalcare nuovamente l’onda verso la Capitale. Ma la calma potrebbe essere apparente, una tregua di pochi giorni, fino a una nuova e più dirompente manifestazione. Il blocco di piazza Italia si è sciolto a mezzogiorno, mentre una delegazione di pescatori si avviava verso la banca Caripe per richiedere uno ‘Special prestito’ a favore dei lavoratori dipendenti, con la cassa integrazione promessa dal Governo a fare da garanzia. La marineria si ritira così, come la marea, restando al largo a guardare come si muovono i pedoni istituzionali: come la marea, però, è pronta a tornare ad abbattersi sullo scacchiere con la forza di chi, già disperato, può sentirsi preso in giro. E non ci sarà arrocco che possa tenere.
Mascia: protestiamo a Roma. Ad accompagnare le pratiche e i colloqui tra enti locali e ministeri sembra voler essere proprio la pesante protesta dei marinai, che dopo un incontro con il vice prefetto hanno fatto trapelare anche l’intenzione di voler organizzare dei pullman per marciare in protesta sotto i palazzi ministeriali a Roma. Un viaggio che vuole intraprendere anche il sindaco Albore Mascia: “Io salirò su quei pullman e sarò con la marineria per ottenere il dragaggio del porto e il rispetto dei tempi preannunciati perché Pescara non può più aspettare”. Lapidario, il primo cittadino ci mette la faccia di fronte a “la gravità del momento e l’esasperazione di una categoria che adesso, veramente, non ce la fa più”.
Non si risparmia in impegno, ma nemmeno nell’indirizzare le responsabilità della situazione all’origine della rabbia di oggi: “Le ultime notizie ricevute dal sottosegretario Improta in occasione della sua venuta a Pescara”, ha detto Mascia nel corso della manifestazione in piazza Italia, “parlavano dell’inizio delle operazioni di escavazione dei fondali intorno al 20-22 novembre, operazioni che avrebbero permesso di liberare e riaprire la canalina di accesso almeno per consentire ai pescherecci di tornare in mare per Natale”. Successivamente ci fu la spedizione a Roma di alcuni consiglieri comunali di centrosinistra che ricevettero dal vice ministro alle Infrastrutture Ciaccia il termine di dicembre. “All’improvviso, alcuni esponenti del Partito Democratico hanno tirato fuori la data del 5 dicembre che ha gettato nello sconforto più nero la marineria”, ha proseguito il sindaco, “ma francamente non possiamo ritenere ufficiale tale scadenza che stiamo già cercando di verificare”. Intanto, stamattina la giunta comunale ha approvato l’erogazione del contributo da 45mila euro quale fondo straordinario di solidarietà in favore della marineria pescarese, assegnata all’Associazione Armatori Pescara, “somma che verrà concretamente liquidata entro il 30 ottobre”, promette Albore Mascia.
Come gli ambientalisti hanno fatto sabato scorso per la delocalizzazione del cementificio, la marineria sfilerà per le strade dalla città sabato prossimo, alle 18, “per sensibilizzare l’opinione pubblica sulle problematiche del porto, nella speranza che si accelerino al massimo i tempi del dragaggio”. Lo fa sapere in una nota Mimmo Grosso, presidente dell’associazione Armatori Pescara. “E’ importante, per noi, sapere che tutti gli operatori del porto sono uniti”, spiega Grosso, “con il sostegno non solo delle famiglie e degli amici ma della città intera e in particolare di coloro che sentono le problematiche dello scalo e del fiume”. Il corteo partirà dal lungofiume nord e raggiungerà piazza Salotto attraversando corso Vittorio Emanuele e il pomeriggio dello struscio e dello shopping, cercando il maggior risalto possibile presso la cittadinanza.
Ufficialmente aperta, dunque, la nuova serie di manifestazioni della marineria, apparentemente più pacata di quella precedente. Al loro fianco anche le istituzioni: Testa e Mascia hanno già garantito la loro presenza. A garanzia del nuovo, placido, spirito di protesta, “la prossima settimana intendiamo organizzare una sagra a base di pesce per ringraziare simbolicamente, con i frutti del mare, tutti coloro che parteciperanno alla fiaccolata”, preannuncia Grosso. “I nostri problemi, d’altronde, non investono solo noi”, conclude l’armatore, “ma tutti i pescaresi, per cui ci auguriamo una partecipazione di massa alla fiaccolata, anche con la presenza dei lavoratori di tutte le altre categorie”.
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