Pescara. Istituzioni, associazioni e cittadini insieme, oggi pomeriggio, a Pescara, nella fiaccolata per dire “no” al cementificio di via Raiale, di cui si chiede a gran voce la delocalizzazione a causa dell’inquinamento che produce.
La manifestazione di oggi pomeriggio, a cui hanno partecipato 500 persone circa, è la seconda nel giro di pochi giorni, dopo quella che si e’ svolta davanti alla Asl, in segno di protesta per l’autorizzazione rilasciata nel 2008 a questo stabilimento e per chiedere di non rinnovare l’autorizzazione. La fiaccolata di oggi, partita da piazza Alessandrini, si è diretta allo stabilimento contestato, in via Raiale. Al corteo hanno partecipato, tra gli altri, il sindaco Luigi Albore Mascia, il suo vice Berardino Fiorilli, assessori e consiglieri comunali di Pescara, il sindaco di Spoltore Luciano Di Lorito, Marina Febo, consigliere di opposizione a Spoltore, Alessandro Ferragalli, assessore all’Urbanistica di San Giovanni Teatino, e i rappresentanti di una serie di associazioni che hanno aderito a questa battaglia: Wwf, Miladonnambiente, Italia Nostra, Abruzzo social forum, Comitato no rifiuti a Fosso Grande, Comitato Santa Teresa, Associazione Terra nostra.
Uno striscione dipinto dal comitato Paese Comune di Sambuceto recitava a caratteri cubitali: “Voglio respirare, voglio vivere”, ma a caratterizzare il corteo ci sono state anche le mascherine antismog indossate da molti manifestanti.
Giunti dinanzi ai cancelli dello stabilimento della Sacci, Loredana Di Paolo, della segretaria regionale Wwf, ha urlato al megafono come “dal 2008 il cementificio è diventato, all’insaputa di tutti, un inceneritore che brucia rifiuti nel pieno centro di un’area metropolitana densamente abitatata”. Per gli ambientalisti sono circa 160 le tonnellate di materiale di scarto che l’impianto di via Raiale brucia ogni anno, come copertoni fuori uso e combustibile derivato dai rifiuti, emettendo nell’atmosfera migliaia di tonnellate di sostanze quali biossido di azoto, polveri, ossido di carbonio, ossidi di zolfo e di centinaia di chili di metalli tra cui arsenico, cromo, mercurio, cadmio, diossine.
Un’analisi che non ha trovato d’accordo una decina di operai, che alla fine del corteo si sono scontrati verbalmente con chi indossava sul petto il cartello ‘No cementificio, no inceneritore’. “Ma quale diossina? Ma quale plastica? I dati che avete diffuso voi si riferiscono ad un impianto a pieno regime”, ha urlato un giovane identificatosi addetto chimico della Sacci, “qui invece il cementificio lavora 5 mesi all’anno e brucia al 30 per cento. La diossina si sprigiona a 1400 gradi, qui quella temperatura non è nemmeno lontanamente sfiorata”. “Noi abbiamo in mano i rilevamenti fatti dall’Arta”, ha aggiunto un altro degli impiegati preoccupati per il posto di lavoro in caso di delocalizzazione, “se ci fossero emissioni nocive saremmo i primi ad andarcene da qui, voi che razza di dati diffondete?”, ha ribattutto alle tesi di Loredana Di Paola.
La conferenza dei servizi della Regione Abruzzo, però, è chiamata ad esprimersi sull’autorizzazione richiesta dalla Sacci a bruciare altri rifiuti bollati ‘pericolosi’: scorie di acciaieria, ceneri provenienti dalla fusione del ferro, fanghi di cartiera e provenienti da industrie siderurgiche e metalmeccaniche, gessi chimici da desolforazione, rifiuti a base di carbone, calcinato di petrolio. A questa minaccia annunciata dal Wwf, il Comune di Pescara ha già dato il suo parere negativo: gli ambientalisi, ora, chiedono ad Asl e Arta di esprimersi con altrettanti dinieghi.
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Daniele Galli