Pescara. Un anno dalla tragedia per la chiusura delle indagini: è quanto è emerso dal colloquio che i legali dei familiari delle vittime dell’Hotel Rigopiano hanno avuto oggi pomeriggio, in Procura a Pescara, con il procuratore capo Massimiliano Serpi e con il sostituto procuratore Andrea Papalia, titolari delle indagini.
Durante l’incontro, durato una 40ina di minuti,i procuratori hanno, inoltre, spiegato di essere al lavoro su una perizia minuziosa, lunga oltre mille pagine. Notizia che non dà, comunque, pace, a chi ha perso i propri cari ed è stato direttamente coinvolto dalla catastrofe, radunati in sit-in davanti al tribunale.
“Un anno dalla tragedia per la chiusura delle indagini? Non sarei soddisfatto nemmeno se le chiudessero entro stasera”, ha detto Giampaolo Matrone, che sotto la valanga ha perso la moglie Valentina Cicioni e, a sua volta, è rimasto invalido. “Qui non c’è da essere soddisfatti e come noi riusciamo più a chiudere occhio la notte, pretendo che anche chi lavora su questo caso proceda senza dormire la notte – ha aggiunto – perchè Rigopiano non è un piccolo incidente stradale, a Rigopiano sono morte 29 persone, con Rigopiano sono state distrutte 29 famiglie e questo io lo chiamo omicidio volontario di Stato”. Matrone, stamani, ha affrontato con un blitz la funzionaria della prefettura che non ha creduto all’allarme lanciato nel pomeriggio del 18 gennaio.
Alessio Feniello, padre Alessio, morto sotto le macerie dell’hotel, ha affermato che “la lista dei sei indagati non esaurisce i responsabili, ce ne mancano una ventina. Pretendo e chiedo che le indagini inizino almeno a partire almeno dal 2006 e a partire da un personaggio di Farindola, amico dei politici dell’Abruzzo, che a me però non fa paura”. Poi Feniello ha aggiunto che “è giusto che oggi siamo qui a combattere insieme questa battaglia, perché tutti abbiamo perso dei cari a causa di questa negligenza e di questi personaggi inutili”.
Della possibile aggiunta di altri indagati ha parlato l’avvocato Romolo Reboa: “I magistrati ritengono che, probabilmente, potrebbero esserci altri soggetti che possono essere indagati, ma occorrerà completare la lettura della consulenza tecnica e poi prenderanno le loro decisioni”, ha riferito il legale. “Abbiamo avuto l’informazione che è stata depositata la perizia, una consulenza tecnica di 1.200 pagine – prosegue Reboa, che insieme ai legali Roberta Verginelli, Maurizio Sangermano e Gabriele Germano assiste il superstite Giampaolo Matrone e i familiari di Valentina Cicioni, Marco Tanda e Jessica Tinari – e il procuratore ci ha detto che entro un anno dalla tragedia, avvenuta il 18 gennaio scorso, l’indagine dovrebbe essere chiusa. Serpi è un procuratore vecchio stampo, molto attento alle garanzie degli indagati e anche per questo intende ascoltare gli indagati prima dell’avviso di conclusione delle indagini – fa sapere l’avvocato – Questa è una garanzia anche per noi, perché significa che il processo difficilmente potrà essere inquinato con ricorsi in Cassazione e altri ricorsi beffa”.
Reboa spiega inoltre che “il procuratore non ha autorizzato l’accesso agli atti, che ci avrebbe consentito di anticipare iniziative a tutela dei nostri assistiti in sede civile”, ma afferma di ritenersi “comunque molto soddisfatto per l’esito dell’incontro”. Nell’inchiesta, con le accuse di omicidio e lesioni colpose e rimozione o omissione dolosa di cautele contro gli infortuni sul lavoro, sono indagati il sindaco di Farindola (Pescara) Ilario Lacchetta, il tecnico comunale Enrico Colangeli, il presidente della Provincia di Pescara Antonio Di Marco, il gestore dell’albergo, amministratore e legale responsabile della società Gran Sasso Resort & Spa, Bruno Di Tommaso, il dirigente della Provincia Paolo D’Incecco e il responsabile del servizio viabilità Mauro Di Blasio.