Cepagatti. Il cadavere di un ganese ritrovato all’alba di oggi sotto un cavalcavia dell’A14. Un impronta di scarpa sul parapetto, dieci metri più in alto, fa pensare al suicidio. Il 30enne era sbarcato un anno fa a Lampedusa.
Lo ha trovato, alle 5:00 di stamattina, una pattuglia della polizia stradale di Pescara Nord in servizio nei pressi di Cepagatti, allertata da un automobilista. Dalla segnalazione si era pensato, inizialmente, ad un investimento, ma l’intervento della polizia scientifica e della squadra mobile del capoluogo adriatico hanno, invece, svelato, che non era stato un veicolo ad uccidere R.K, 30enne proveniente dall’Africa, bensì la caduta di 10 metri, iniziata dal sovrastante cavalcavia dell’autostrada A14. A sostenerlo, e ad escludere altre cause di morte, è il medico legale: l’ispezione cadaverica ha attribuito il decesso a lesioni da precipitazione, e il mancato ritrovamento sul corpo di segni di violenza mette da parte le ipotesi di una colluttazione o aggressione. Sarà, in seguito, l’autopsia a dare conferme, ma l’impronta di una scarpa, compatibile con quelle indossate da R.K., ritrovata sul parapetto della A14, al chilometro 377/890, ovvero precisamente sopra il punto dell’impatto, non lasciano troppo scampo a dubbi. A rafforzare la tesi del gesto estremo, proprio la mancanza di segni sul cadavere che possano far pensare ad altri scenari. Non si pensa, in sostanza, possa essere stato qualcuno a spingerlo giù.
L’extracomunitario, mai identificato prima nel pescarese, era arrivato in Italia circa un anno fa dal Ghana, a Lampedusa, per poi chiedere asilo politico presso le prefetture di Taranto e Bari. Senza documenti in tasca, è stato riconosciuto grazie alle impronte digitali schedate fin dal primo arrivo nel Paese.