Pescara, marineria in ginocchio: risarciti subito o torniamo in piazza

ALIM4465Pescara. Fondi e ristori, o sarà di nuovo protesta accesa: la marineria pescarese ha lanciato un nuovo ultimatum a istituzioni provinciali e regionali, ritenute responsabili del mancato dragaggio. Ancora vivo il ricordo delle manifestazioni del 2011, con gli scontri alla Direzione marittima e dinanzi la prefettura.

La marineria di Pescara è pronta a lasciare il porto di Pescara, i cui fondali sono impraticabili a causa del mancato dragaggio. E’ stata infatti avanzata una richiesta affinchè le imbarcazioni possano trovare sistemazione nei porti di Giulianova e Ortona: strade piuttosto impraticabili, dati le esigue possibilità di ormeggio della flotta pescarese in scali che già ospitano le marinerie locali. A sottolineare l’ennesimo ultimatum di pescatori e armatori è stato Mimmo Grosso, dell’associazione Armatori di Pescara, che questa mattina ha incontrato l’assessore regionale Mauro Febbo e il presidente della Provincia di Pescara Guerino Testa, dinanzi al vice comandante della Capitaneria di porto, Antonio Catino. Ma se non possono abbandonarlo, allora i marinai lotteranno per difendere il diritto di lavorare nel proprio mare. Grosso ha infatti avanzato una richiesta formale a Comune, Provincia, Regione e Camera di commercio per chiedere alle istituzioni locali un sostegno economico, a partire dalla erogazione entro il 6 ottobre dei fondi per il fermo pesca, straordinariamente prorogato oltre la fine di settembre. Ma la marineria, ormai in ginocchio, chiede che vengano stanziate delle somme per i dipendenti delle 50 imprese di pesca costrette all’inattività da mesi, e che ci sia un ristoro per i danni subiti dalle imbarcazioni a causa della paralisi del canale e della darsena. La categoria attende che venga dragata quanto meno l’imboccatura del porto, per ricominciare a lavorare, ma in tal senso non giungono ancora notizie ufficiali, nonostante i ministeri dei Trasporti e dell’Ambiente abbiamo annunciato il bando di gara per la metà di agosto.

Ma notizie più preoccupanti per l’ordine pubblico sono giunte nel pomeriggio, quando Grosso ha incontrato gli armatori per relazionare sull’incontro di stamani. Brusca la reazione diffusa: non si escludono proteste clamorose, in quanto il rappresentante dei marinai ha invitato gli altri uomini di mare ad incatenarsi per protesta davanti alle sedi di Comune, Prefettura e Capitaneria di porto.  Un atteggiamento da non sottovalutare, date anche i precedenti comportamenti assunti, qualora esasperati, dai marittimi del capoluogo adriatico. Era maggio 2011 quando in centinaia scesero in strada, occupando la rampa dell’asse attrezzato in piazza Italia, fino a sfondare la porta della Direzione marittima, in piazza della Marina, e infine a scontrarsi con la polizia, schierata in tenuta antisommossa a difesa della Prefettura. “E’ opportuno far partecipare alla protesta anche le nostre mogli”, ha detto Grosso ai colleghi, “perchè quando accendono il fornello non sanno cosa metterci sopra”. “Da tre mesi”, ha aggiunto durante l’incontro in porto, “non percepiamo un euro, per questo chiediamo alle istituzioni di versare subito le somme assicurate per il fermo”. “Qui ci sono famiglie che non sanno cosa mangiare”, gli ha fatto eco Alfonso Tiberi, “e i politici di Pescara si preoccupano delle tessere gratis per entrare allo stadio. Chiediamo solo di andare a lavorare, non vogliamo rubare”. Grosso ha anche annunciato di essere pronto a presentare un esposto in Procura e di voler chiedere i danni considerato che per il dragaggio, bloccato a dicembre scorso dall’inchiesta della Procura dell’Aquila all’inizio delle operazioni, sono stati spesi tre milioni di euro per un intervento mai partito. Ad ascoltare le loro ragioni, urlate a gran voce e digrignate con la rabbia di chi non viene messo in condizione di lavorare, sarà presidente della Regione Gianni Chiodi, che mercoledì riceverà i marinai pescaresi alle 15.30 in Regione.

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