Pescara, peschereccio si incaglia nel porto. Il ministero convoca un vertice sul dragaggio

porto_artaPescara. Salpa dal porto per recuperare delle attrezzature perse in mare, ma rimane incagliato nel canale insabbiato a causa del dragaggio non effettuato. E’ l’ennesimo incidente nel porto paralizzato da mesi: intanto il prossimo 24 luglio i ministeri si riuniranno a Roma per cercare un’altra soluzione da tentare.

C’è il fermo-pesca nel porto di Pescara: gli interventi economici hanno permesso di anticipare il fermo biologico di circa un mese e dare un ristoro palliativo ai pescatori costretti a non poter uscire dal canale a causa del fondale troppo basso. Non sarebbe dovuta uscire, quindi, la Maria Rosa, ma aveva ricevuto un permesso dalla direzione marittima per poter andare a recuperare delle attrezzature da pesca perse al largo durante le ultime battute prima dello stop. Per riparare un danno ne ha rischiati altri ben peggiori. Il peschereccio è salpato alle 9 dalla banchina, ma dopo pochissimi minuti ha dovuto spegnere le macchine: le eliche toccavano sul fondo e la chiglia si era incagliata nella sabbia che ha raggiunti i massimi storici. E’ partito immediatamente l’allarme alla Capitaneria di Porto, ma è arrivata prima una piccola imbarcazione, uno scafo limitato come quello delle lampare e vongolare, le uniche che riescono ad entrare e uscire dallo scalo. E’ bastato tendere una cima fra le due barche e il traino per riportare la Maria Rosa all’attracco, a quanto apre senza gravi conseguenze. Ma l’incidente di oggi è l’ultimo di una sequenza innumerevole, corollata dai tanti casi che i pescatori non denunciano nemmeno, rinunciando a ricevere il rimborso di danni a chiglie e motori per non tenere le barche ferme giorni e giorni necessari alle perizie. Ma soprattutto è l’ennesimo segnale di allarme di un settore che sembra costretto a doversi arrendere.

Per non piantare definitivamente la bandiera bianca, le istituzioni continuano, ormai da due anni, a cercare una soluzione. È stato fissato al prossimo 24 luglio alle ore 18 un vertice a Roma, convocato dal sottosegretario di Stato presso il ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, Guido Improta, per discutere dell’emergenza portuale pescarese. All’incontro sono stati invitati a partecipare, oltre al sottosegretario presso il ministero dell’Ambiente e della Tutela del territorio, Tullio Fanelli, il presidente della Regione Gianni Chiodi, il presidente della Provincia Guerino Testa, il direttore generale della Direzione generale per i porti Cosimo Caliendo, il provveditore interregionale per le Opere pubbliche Donato Carlea, il comandante della Direzione Marittima di Pescara Luciano Pozzolano, il direttore generale dell’Arta Mario Amicone e l’ing. Alberto Noli. La riunione – si legge nella lettera di convocazione – “è finalizzata all’individuazione della soluzione tecnico economica ritenuta maggiormente rispondente alla ripresa dell’attività del porto di Pescara”, sulla base delle proposte elaborate dal Provveditorato interregionale per le Opera pubbliche per il Lazio, l’Abruzzo e la Sardegna e già illustrate a Pescara.

Ma stavolta, il presidente della Provincia e commissario dimissionario per il porto Guerino Testa chiede al Governo  e ai ministeri competenti di affrontare la vicenda in maniera risolutiva: “Lo scalo è ormai paralizzato e le soluzioni che ci vengono prospettate sono tutte a medio-lungo termine, oltre che estremamente onerose”, dice,”Ciò che chiediamo al Governo è di prendere in considerazione seriamente le problematiche del porto del capoluogo adriatico, che è di competenza statale., dicendo quali sono le somme che sono pronti ad investire sul porto di Pescara per la riapertura immediata”. “Dal Governo esigiamo risposte, chiare, precise e puntuali, senza dilazioni”, aggiunge Testa, “Una volta concluso il fermo pesca il dragaggio dovrà necessariamente partire, senza ulteriori indugi”.

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