Pescara. Rinviata al 27 novembre l’udienza preliminare per l’inchiesta sul cosiddetto partito dell’acqua. Legittimo impedimento per uno degli avvocati dei 14 imputati, tra i quali gli ex sindaci di Montesilvano e Francavilla e il sindaco di Pianella.
Convocata per stamattina, davanti al Gup Gianlunca Sarandrea, la prima udienza preliminare per l’inchiesta sul ‘partito dell’acqua, aperta dal pm Valentina D’Agostino per accertare l’utilizzo improprio delle risorse economiche e strutturali a fini personali dei componenti dell’Ato pescarase. Ben 14 gli imputati, che a vario titolo dovranno rispondere di peculato, corruzione, abuso d’ufficio, falsità materiale commessa da pubblico ufficiale in atti pubblici, falsita’ ideologica, distruzione di documenti, truffa ai danni dello Stato e in violazione dell’articolo 97 della Costituzione. Tra questo Giorgio D’Ambrosio ex deputato ed ex presidente dell’ente d’ambito, nonché attuale Sindaco di Pianella; Fabrizio Bernardini attuale Segretario Generale della Provincia di Pescara, l’ ex sindaco di Montesilvano Pasquale Cordoma, l’ex sindaco di Francavilla Roberto Angelucci, e Vincenzo Di Giamberardino, attuale Assessore Comune di Pianella.
Ma il legittimo impedimento di uno degli avvocati difensori ha causato il rinvio dell’udienza al 27 novembre. L’inchiesta, partita nel 2009 dopo numerosi esposti presentati dall’associazione Codici, costituitasi parte civile, si riferisce al periodo tra il 2003 e il mese di dicembre 2007. D’Ambrosio, ad esempio, secondo l’accusa usava l’auto dell’ente per assolvere ai propri impegni politici a Roma, dove si recava in qualità di parlamentare, con spese a totale carico dell’Ato per ciò che riguarda benzina, telepass e numerose multe incassate. Il personale dell’Ente d’ambito, sostiene il pm, veniva utilizzato sempre da D’Ambrosio a fini propri e nonostante ciò l’autista attestava falsamente la presenza sul luogo di lavoro attraverso la marcatura del badge. Il denaro pubblico veniva poi sperperato per pagare pranzi e cene estranee alle finalità dell’ente con il falso pretesto degli incontri di rappresentanza. Per prorogare poi i contratti lavorativi di alcuni dirigenti (per 3 anni) e sottrarre la materia al commissario straordinario che era stato appena nominato con legge regionale, sarebbe stata distrutta una delibera già emanata e sarebbe stata sostituita con un atto amministrativo assunto in epoca successiva. E ancora si sarebbe proceduto all’affidamento diretto di incarichi professionali senza effettuare alcuna forma di pubblicità o procedure selettive e i beneficiari di consulenze e affidamenti di progetti erano spesso persone legate al direttivo da rapporti di carattere personale o di militanza politica. D’Ambrosio – stando sempre alle indagini, e’ anche accusato di aver comprato la laurea in Economia e Management con la complicità del professore Luigi Panzone, anche lui imputato.