Pescara. “Il dragaggio non serve”: così si è espresso Adriano Goio, Commissario del bacino fluviale Aterno Pescara, nel corso del convegno ‘Andiamo in porto’, tenutosi stamattina presso la Camera di Commercio per discutere l’emergenza dello scalo. Per Goio, è l’intero progetto del canale ad essere fallimentare.
“Il dragaggio senza una ristrutturazione non è risolutivo, è un’opera inutile”, così Adriano Goio ha parlato della drammatica situazione che sta investendo lo scalo pescarese nel corso del convegno organizzato stamattina dall’associazione Articolo 3. Inutile per due ragioni, ritiene il commissario per il bacino fluviale: “ La prima: la diga foranea è un tappo al fiume; secondo, il materiale dragato messo nella vasca di colmata, che è piena e non è a norma, non si smaltisce senza decine di milioni di euro”. Anche per questi motivi, l’architetto ha rinunciato a ricoprire il ruolo che poi fu affidato al presidente della Provincia Guerino Testa: “Avevo rifiutato l’incarico da commissario al dragaggio perché si doveva ristrutturare tutto il porto con appena 2 milioni peraltro già spesi”, ha raccontato l’architetto, “Inoltre nell’ordinanza con i poteri del commissario mi si diceva che quella cifra serviva per ristrutturare il porto e dragare la parte infrastrutturale, un’assurdità”. Una soluzione, per Goio, si potrebbe trovare con il piano regolatore portuale: “Prolungare, come prevedeva il Prg, il fiume con argini artificiali oltre la diga foranea significa che il dragaggio lo farebbe naturalmente il fiume”, sostiene, e attacca le istituzioni pubbliche intervenute finora: “Credo che in una condizione attuale senza l’aiuto del privato non si vada da nessuna parte, specie se lo Stato investe un milione di euro ogni cinque anni”.
Presente al convegno anche Raffaella Massacesi, responsabile progettuale del nuovo Prp, che ne ha spiegato le funzioni:Il Prg portuale propone la deviazione del fiume che consentirebbe anche la fruizione delle banchine dalla cittadinanza, oltre che dalle barche consentendo un’operatività costante e ottimale dello scalo. La deviazione del fiume stimata per 10 milioni di euro nel 2008, toglie il tappo della diga foranea e separa l’alveo dal resto, eliminando così il deposito dei fanghi che nel porto non devono esserci. E’ un’operazione autonoma, che permette con il dragaggio di liberare immediatamente la foce e risolvere definitivamente l’insabbiamento con costi inferiori al dragaggio e riutilizzando i materiali dragati”.