Il dibattito dell’aula consiliare si sta consumando proprio in queste ore, tra maggioranza e opposizione, per stabilire le aliquote Imu. Si cerca, in qualche modo, di poter mettere al riparo i portafogli pescaresi dalla tassa imposta dallo Stato, che torna a prelevare soldi dai contribuenti dopo l’abolizione della vecchia Imposta comunale sugli immobili (Ici). La protesta popolare ha fatto i giro del Paese, non c’è un italiano che non si sia lamentato dell’Imu: “Pago il mutuo, la casa non è nemmeno mia, e ci devo pure pagare le tasse?”, è il ritornello più frequente. Ma c’è chi manda la protesta ancora oltre, i rappresentati dei piccoli imprenditori. Carmine Salce, direttore della Cna pescarese, oltre a giudicare “modestissime le possibili riduzioni delle aliquote Imu sulla prima e seconda casa decise dal Consiglio comunale”, lancia un altro allarme: “Rischia di passare sotto silenzio l’autentica stangata che sta per essere servita a carico delle piccole imprese commerciali e artigiane”. È lui a fare il conto della serva e a sostenere il raddoppio della spesa per il proprietario di un negozio o di un laboratorio: “Per esempio, per un locale di circa 100 metri quadrati con la vecchia Ici si pagavano 424 euro annui complessivi; adesso, con la nuova la somma diventa più che doppia: 869 euro” Questo con l’aliquota minima del 7,6 per mille fissata dal Governo per riferimento. “Se poi il Comune”, prosegue Salce, “come si legge dagli organi di stampa, intende addirittura fissare l’aliquota al 10,40 per mille, il piccolo imprenditore dovrà pagare 1.189 euro di Imu. Insomma, quasi il triplo di quanto pagava con l’Ici fino al 2011” “Così, tra silenzi e reticenze”, punta l’indice accusatore la confederazione artigiana, “basta fare due conticini per comprendere come gli amministratori comunali pescaresi, che come quelli di altre città continuano a scaricare sul governo nazionale la responsabilità della nuova tassa, si apprestino in realtà a realizzare un imponente surplus di entrare anche rispetto alla vecchia Ici”.
“Vorremmo sapere dagli amministratori della città, quale ragione li spinge, al netto del trasferimento delle quote riscosse per conto del governo, a prevedere un gettito di oltre 10 milioni di euro in più rispetto a quanto garantito dall’Ici, e al netto dei minori trasferimenti dello Stato”, conclude Salce.