San Valentino in A.c. . Scoperto un cunicolo sconosciuto nella valle dell’Orta: il ritrovamento nella zona A del Parco Nazionale della Majella, nel territorio di San Valentino in Abruzzo Citeriore.
Gli speleologi teatini del GRAIM – Gruppo di Ricerca di Archeologia Industriale della Majella, Gabriele La Rovere e Pino Di Franco, insieme al sanvalentinese Valerio Natarelli, hanno scoperto una galleria artificiale sepolta.
In una ricognizione successiva con il Parco Nazionale della Majella, con il quale il GRAIM ha intrapreso una collaborazione attiva finalizzata alla definizione del distretto minerario del Parco, sono state compiute le rilevazioni e la documentazione fotografica che ne ha svelato il peculiare interesse, al punto che è stato necessario richiedere un sopralluogo con la Soprintendenza Archeologica di Chieti.
Il cunicolo presenta evidenti segni di lavorazione da parte dell’uomo che lo rendono interessante agli occhi degli esperti. La zona circostante infatti è di rilevante interesse storico e insiste comunque nel comprensorio dell’antico bacino minerario della Maiella: il versante del massiccio compreso tra Scafa, San Valentino, Manoppello, Lettomanoppello, Abbateggio, Roccamorice, e Tocco da Casauria, Turrivalignani, Caramanico, Serramonacesca e Bolognano, infatti,è di particolare interesse storico-archeologico-industriale.
Le prime tracce dello sfruttamento minerario risalgono a duemila anni fa quando l’impero romano cavava materiali nella zona. Nei secoli successivi l’attività estrattiva è testimoniata dalla presenza pionieristica di piccoli imprenditori locali, ma è in epoca moderna, tra la fine dell’ottocento e l’inizio del novecento, che venne organizzata in forma industriale e fece del bacino minerario uno dei giacimenti di bitume e asfalto tra i più importanti d’Italia. L’eredità di questa grandiosa attività estrattiva, giunta oggi a noi abruzzesi, ai più misteriosa e sconosciuta, è custodita nelle memorie dell’ultima generazione di minatori, e restano centinaia di gallerie sotterranee strutturate anche su molteplici livelli sovrapposti, chilometri di binari, carrelli, bunker sotterranei, montacarichi, tramogge, stazioni di carico, il tutto inesorabilmente abbandonato a se stesso.
Sono all’incirca una ventina le miniere censite, alcune nel territorio del Parco Nazionale della Majella, che ha recentemente sottoposto alla Commissione Nazionale la richiesta di entrare a far parte della rete dei Geoparchi dell’UNESCO per il vasto patrimonio geologico dell’area protetta.