Pescara. La Scientifica di Ancona al lavoro sulla scena dell’omicidio di Domenico Rigante. Da questa mattina il pool di tecnici è a caccia di impronte e tracce di sangue che possano inchiodare lo squadrone di Rom accusato di aver ucciso l’ultras 24enne. Accertamenti anche su alcuni oggetti che i Ciarelli avrebbero lasciato nella casa di via Giambattista Polacchi.
Un mese dopo la spedizione punitiva, l’appartamento di via Giambattisa Polacchi dove è stato ucciso Domenico Rigante viene passato al setaccio del pool della polizia scientifica: è arrivata questa mattina una squadra di tecnici esperti da Ancona, in supporto agli operatori della Questura pescarese. Dalle 10 di stamattina una decina di periti si sono messi a caccia di impronte digitali e tracce ematiche lasciate sulla scenda del delitto dai componenti della spedizione punitiva che il primo maggio ha inseguito Antonio Rigante e, per sbaglio, stanato e ucciso l’altro ‘gemellone’ ultras con un colpo di pistola al fianco. Rilievi fotografici e scansioni con il Crimescope, un’apparecchiatura contenuta in una sorta di piccolo Trolley, uno chassis di un personal computer, a cui è collegata una lampada che emette una luce a frequenze molto alte che attraverso filtri opportuni è in grado di evidenziare anche le tracce di sangue e sostanze organiche, supportato dal cosiddetto Luminol, una sostanza chimica capace di evidenziare anche i residui più latenti. A supervisione delle operazioni ordinate dal pubblico ministero della procura di Pescara Salvatore Campochiaro, e che dovrebbero durare almeno due giorni, Pierfrancesco Muriana, dirigente della Squadra Mobile, alla presenza di avvocati e consulenti di parte.
Ma le indagini del Gabinetto interregionale di polizia scientifica si concentrano anche su un casco e un paio di occhiali ritrovati nell’appartamento e lasciati da Massimo Ciarelli, il rom accusato dell’assassinio dalla stessa vittima prima di morire, e ai suoi quattro parenti stretti, accusati di concorso in omicidio, tutti attualmente in carcere. Analisi anche sulla Fiat 500 che i 5 avrebbero usato per recarsi in via Polacchi la sera del primo maggio. I rom, riconosciuti da altri soggetti presenti all’omicidio, si dichiarano innocenti, pertanto il ritrovamento di tracce riconducibili a loro li inchioderebbe alle accuse; e le ricerche della scientifica potrebbero anche completare il quadro dell’omicidio, dal quale mancano ancora 2 componenti del commando non identificate dai testimoni.
Sempre da Ancona, nelle prossime ore dovrebbero arrivare anche i risultati dell’analisi dell’ogiva calibro 38, lo stesso del colpo mortale per Rigante, che all’alba del 25 aprile ferì al volto una prostituta nigeriana, episodio per il quale la squadra mobile pescarese ha arrestato Pasquale Di Giovanni, ritenuto lo stalliere della famiglia Ciarelli, secondo gli inquirenti coinvolto indirettamente nell’omicidio del ‘gemellone’.
Daniele Galli