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Pescara, dragaggio: Mascia e Testa rivogliono la vasca di colmata

Pescara. Marcia indietro, verso la vasca di colmata. Dopo i vani tentativi di sversare direttamente in mare i fanghi da dragare dal porto, si torna a parlare della vasca di colmata. Sono il sindaco Albore Mascia e il presidente della Provincia Testa a scrivere al governatore della Regione: ora si può svuotare.

Si potrebbe individuare come uno dei principali motivi del caos-dragaggio. La vasca di colmata, banchina artificiale costruita attorno alla punta sud del porto per essere riempita proprio del materiale dragato negli anni dalla darsena e dal canale, è stata scartata all’origine delle ultime operazioni di scavo perché non più capace. E come per lo sversamento a mare, bloccato dalla Procura che ha ipotizzato la presenza di Ddt nei fanghi, non si potrebbe depositare quando scavato nella stessa vasca perché non adeguatamente isolata, quindi ugualmente pericolosa per l’ambiente.

Ma è stato un incontro tenuto ieri a Roma al ministero delle Infrastrutture a ventilare nuovamente questa possibilità. Lo dicono il sindaco di Pescara Luigi Albore Mascia e il presidente della Provincia Guerino Testa, presenti ieri al tavolo ministeriale, che oggi hanno scritto una lettera al governatore della Regione Gianni Chiodi. “E oggi il direttore dell’Arta, Mario Amicone, da noi consultato”, scrivono i due amministratori locali, “ha messo in evidenza che le ultime analisi effettuate sul materiale contenuto nella vasca di colmata sono assolutamente nei limiti di legge. Si potrebbe pensare quindi di svuotare la vasca di colmata, metterla a norma e cominciare a riutilizzarla”.

Si dovrebbe, però, superare lo scoglio del provveditorato alle Opere Pubbliche, che secondo Mascia e Testa fino ad oggi non ha mai acconsentito a questo tipo di operazione; per tale ragione viene richiesto l’intervento di Chodi, affinché convochi un

un incontro urgente tra i rappresentati del Comune e della Provincia di Pescara, il direttore dell’Arta e il massimo rappresentante del Provveditorato alle Opere pubbliche.