Pescara. Casa dello studente, borse di studio, biblioteche e sale per studiare: servizi che le migliaia di studenti a pescara, 13mila i fuori sede, non si vedono riconosciuti nonostante l’importante presenza in città. Parte la movimentazione degli studenti: stamattina un sit-in di fronte all’incompiuta simbolo della situazione, un cantiere in piedi da oltre 10 anni.
Migliaia gli studenti pescaresi che frequentano l’università D’Annunzio, oltre 13mila solo quelli che provengono da fuori città. Una presenza importante per Pescara, veri e propri protagonisti della vita cittadina; purtroppo, non riconosciuti, almeno da chi dovrebbe offrire loro servizi essenziali per la quotidianità. Tralasciando i cosiddetti secondari, quelli che potrebbero agevolare qualsiasi giovane, ciò che chiedono gli studenti sono in primis il rispetto dei diritti. E quindi un posto dove mangiare e dormire adeguato alle tasche di chi non lavora, un luogo dove poter studiare e accedere a libri e documenti senza spendere un capitale in libreria. Anche perché, “gli universitari a Pescara muovono soldi e fanno campare la città, ma la città non li riconosce come soggetto”. A dirlo sono i coordinatori del movimento che questa mattina ha portato in strada la prima di una serie di manifestazioni di protesta.
In via Benedetto Croce, sotto lo scheletro dell’incompiuta casa dello studente, un sit-in di una ventina di ragazzi ha fatto sentire la (prima) voce indignata di associazioni studentesche e giovanili di partito. Voce corale: Giulia Mistichelli per la So.Ha, Emilio Longhi per 360gradi, Daniele Licheri per Sel, Mirko Frattarelli per Giovani Democratici, Carlo Alberto Ciaralli per Fgci-Giovani comunisti; per un messaggio univoco: “Amministrazione comunale e autorità competenti avviino la costruzione per la casa dello studente a Pescara”. Il cantiere mai completato alle spalle del sit-in è stato scelto come simbolo della protesta. Come ricostruiscono gli stessi coordinatori, risale al ’97 la delibera di Giunta Regionale che ha affidato all’Ater(ex Iacp) la costruzione del palazzo che avrebbe dovuto ospitare una 60ina di studenti: gli oltre 2milioni di euro stanziati sono riusciti, finora, a gettare le fondamenta e ad’innalzare quattro piani di massetti e tramezzi. L’inizio del cantiere nei primi anni del 2000, poi un contenzioso tra l’Ater e la ditta realizzatrice ha bloccato tutto prima del 2004, e da allora lo scheletro rimane alla mercé di vandali e intemperie, senza un’adeguata copertura che impedisca alle infiltrazioni di marcire la struttura prima ancora di invecchiare. Negli ultimi tempi si sono visti gli operai tornare al lavoro, giusto il tempo di coprire un terzo di facciata con mattoncini rossi, ma di completare il resto nemmeno l’intenzione. E di nuovo il nulla. “Qui accanto c’è la mensa universitaria e la sede dell’Azienda al diritto agli studi, altra struttura vuota e chiusa da anni per mancanza di personale: la casa dello studente doveva completare una cittadella universitaria”, dicono i ragazzi, “ma anche ovviare agli affitti altissimi e il più delle volte non regolari ai quali siamo costretti”. Ciò che è peggio è che “il palazzo sta decadendo prima di essere finiti, ormai conviene buttarlo giù e rifarlo da capo, per sistemare i danni delle infiltrazioni e completarlo occorrono circa 5milioni di euro”, spiegano Mistichelli e Longhi.
Ma a Pescara sono tanti ancora i servizi mancanti: “La biblioteca regionale è stata tolta dai locali di piazza Salotto e i nuovi spazi sulla Tiburtina non sono ancora pronti”, spiega Fratarelli, “la Provinciale non permette più prestito e consultazione dei testi perché i lavori nei depositi impediscono l’accesso, si parla di un trasferimento al Mediamuseum ma intanto non possiamo prendere libri. E di biblioteca comunale c’è solo l’astratto progetto dell’area di risulta”. Problemi anche per gli spazi pubblici dove poter studiare: “Ventimila studenti e 400 posti”, aggiungo gli altri manifestanti: “un centinaio nella biblioteca provinciale, circa 300 in quella dell’università, ma sono chiusi il sabato, il pomeriggio chiudono alle 19:00: praticamente sono aperte solo negli orari in cui siamo a lezione”. Non va meglio per i contributi economici: “Il ministero ha ridotto i fondi per le borse di studio”, sottolinea Longhi, “e la Regione, a cascata, ha tagliato alle Adsu: tra Chieti e Pescara solo il 30% degli idonei riesce ad avere la borsa, solo 600 persone su due città”.
“Per questo abbiamo deciso di scendere in strada per esprimere la nostra indignazione contro questo lassismo della politica”, dicono gli indignati studenti, “Non possiamo stare a guardare, desideriamo una città che tuteli tutti, studenti in primis che troppo spesso si trovano davanti a situazione economiche difficili, e spese impossibili da sostenere”. Il primo passo di una serie di azioni, sempre pacifiche, che puntano a far sentire fin dentro i Palazzi la voce universitaria.
Daniele Galli