Dopo quasi tre mesi di detenzione, Cerasoli era tornato nuovamente ai domiciliari, con l’obbligo di attenersi a delle prescrizioni ben precise che, tuttavia, non ha rispettato, come accertato dalla Squadra Mobile pescarese.
I riflettori degli investigatori si sono accesi sul boss dopo la serie di incendi dello scorso 4 aprile, quando andarono a fuoco ben sei autovetture, quasi tutte appartenenti a due famiglie locali di rom. All’alba di quel giorno, inoltre, in via Lago di Capestrano, un uomo armato di una mazza da baseball si era introdotto all’interno del bar Azzurra di proprietà di alcuni parenti del Cerasoli, distruggendo vetrate e arredi del locale. Subito venne individuato l’autore di quest’ultimo danneggiamento, un nomade di 52 anni, la cui auto era andata distrutta in uno dei roghi notturni. Era evidente, dunque, fin da subito, la pista della vendetta.
Dopo serrate indagini, Cerasoli è stato individuato quale possibile mandante degli incendi di quella notte, probabilmente scaturiti da vecchi e mai sopiti contrasti di ordine economico con le due famiglie rom. Proprio in questo contesto investigativo, inoltre, è stato accertato che l’uomo ha violato in almeno due occasioni le prescrizioni imposte, avendo intrattenuto contatti con persone estranee al nucleo familiare. Per questo motivo la Corte D’Appello de L’Aquila ha disposto il ripristino della misura detentiva.