La sentenza pronunciata dalla Corte d’Appello dell’Aquila, lo scorso Lunedì 8 maggio, riconferma l’assoluzione con formula piena per gli ex amministratori comunali, difesi dagli avvocati Umberto Di Primio e Giuliano Milia, nonché l’assoluzione con la formula più ampia, in riforma della sentenza del Tribunale di Pescara, che l’aveva condannato con l’ammenda di 400 euro, anche dell’ex segretario comunale di Nocciano Di Felice, difeso dal sindaco di Chieti. Dunque, tutti assolti, perché il fatto non sussiste.
“Finalmente, dopo la sentenza della Corte d’Appello, viene ribadita – spiegano i legali l’innocenza per tutti gli imputati di questo assurdo processo. Non è stato sufficiente, infatti, dimostrare la propria innocenza nel processo di Primo Grado, ma s’è dovuto attendere quello della Corte a causa dell’appello del Pubblico Ministero Varone, a cui si associava quello della parte civile con una assurda richiesta di risarcimento danni pari a 800.000 euro. Un vero e proprio accanimento giudiziario quello del PM, non domo nonostante le prove schiaccianti emerse nel corso del processo contro la sua fragile quanto azzardata tesi accusatoria e contro le farraginose e fantasiose indagini della Squadra Mobile di Pescara.
Resta, nonostante il positivo giudizio d’appello, in particolare per l’ex sindaco Giordano e l’ex segretario comunale Di Felice, una insanabile e sempre dolorosa ferita inferta loro con gli arresti domiciliari patiti dal 27 gennaio 2010 al 27 marzo 2010; Di Felice, in più, ha visto comminarsi anche il divieto di dimora in Nocciano fino al 21 ottobre 2010; resta l’amarezza, per chi, sempre convinto della propria innocenza ed estraneità ai fatti contestati, ha dovuto subire la gogna mediatica e la lesione della propria onorabilità a causa delle infamanti quanto false accuse mosse dai due dipendenti comunali. Danni personali, d’immagine ed esistenziali per coloro che sono stati coinvolti e per le loro famiglie, danni economici e politici per chi da innocente è stato trascinato per sette anni in questa vicenda giudiziaria.
Qualcuno ha dovuto fare i conti con le ripercussioni che il processo ha portato sul lavoro, tutti hanno pagato politicamente con la sconfitta alle elezioni comunali dove Giordano perde e diventa Sindaco l’ex avvocato difensore dei dipendenti comunali Di Gregorio e Chiola”.
“Se responsabilità – continuano – c’è da parte del duo Di Gregorio-Chiola per aver sporto denunce infondate e prive di verità, (alla fine si conteranno quasi trenta procedimenti penali contro gli allora amministratori, tutti conclusi con archiviazioni e/o assoluzioni), non senza colpe è chi ha svolto indagini orientate non a ricercare verità e responsabilità, ma solo a costruire capi di imputazione e chi, invece di valutare la consistenza giuridica delle relazioni degli investigatori, ha usato l’azione penale brandendola come una clava quando s’è arrivati persino alle misure cautelari o come una questione personale, vicina alla persecuzione, quando si è voluto impugnare una sentenza non introducendo nuovi elementi di valutazione o vizi procedimentali, ma insistendo solo sull’accusa già motivo di valutazione e giudizio da parte del Tribunale”.
“Questa la vicenda giudiziaria. Restano le conseguenze politiche, i vantaggi per taluni, i danni per gli altri: i due ‘grandi accusatori’ sono tranquillamente al proprio posto in Comune, con un Sindaco finalmente a loro gradito, eletto grazie alla destabilizzazione da loro stessi creata ad arte, visto che i fatti non sussistono, mentre le persone assolte, cui a colpi di esposti, a suo tempo, non è stato concesso di amministrare serenamente, se ne stanno a casa”, concludono.