Zeman sale in cattedra: il boemo maestro per un giorno. Con Zanon e Romagnoli tra i banchi di scuola-FOTO

zeman_scuolaPescara. Se lo chiamano ‘il maestro’ un motivo ci sarà. E forse proprio per quello Zdenek Zeman ha tenuto oggi una simpatica lezione ai bambini della scuola elementare Domus Mariae. Con lui il presidente Sebastiani, Zanon e Romagnoli, per una giornata all’insegna delle risate e dei valori educativi del calcio, fuori dagli schemi, ovviamente.

I suoi allievi li ha sempre fatti sudare, Zdenek Zeman, e loro, nel tempo, lo hanno sempre ringraziato e portato nel cuore, proprio come si fa per i veri maestri. Il tecnico boemo, da questa stagione sulla panchina del Pescara, ha contagiato con il suo essere tutta la città, una figura carismatica da portare ad esempio anche ai più piccoli. Per questo la fondazione Santa Caterina che gestisce la scuola Domus Mariae di via Manzoni ha voluto far incontrare il mister a circa 150 alunni delle classi elementari: “Lui è come noi insegnanti”, dice la direttrice della scuola Valentina Pistola, “vogliamo che i ragazzi diano il meglio, che non vuol dire avere tutti dieci, ma dare sempre il massimo: oggi è un incontro tra maestri”. ‘La classe di Zeman’, questo il pittoresco nome dell’incontro, si è tenuta oggi dopo mezzogiorno, in coda all’allenamento quotidiano dei biancazzurri, nell’aula magna dell’istituto scolastico. Ad accompagnare l’allenatore c’erano anche il presidente Daniele Sebastiani e i due difensori Damiano Zanon e Simone Romagnoli, accolti dall’inno della squadra e dai cori da stadio cantati dai bambini, ben più intonati delle urla da curva.

Sebastiani e Zeman come preside e maestro, Zanon come capoclasse esperto, Romagnoli come l’esempio completo del giovane calciatore, che riesce a coniugare la carriera sportiva con gli esami universitari che tuttora continua a sostenere. Loro seduti nei banchi e nelle cattedre ricoperti di libri, mentre i veri scolari si sono improvvisati cronisti, senza risparmiare quesiti tecniche e domande ficcanti, del tipo: “Se andiamo in Serie A rimarrà qui?”. “Sto molto bene a Pescara, anche al di fuori del lavoro, quindi non scappo: aspetto di essere cacciato”, risponde Zeman strappando la prima ovazione; “Per cacciarlo aspettiamo che sbagli, e finora non ha sbagliato nulla, quindi ce lo teniamo stretto”, aggiunge Sebastiani. Fiducioso e soddisfatto il presidente, nonostante il momento opaco: “Le ultime sconfitte non ci hanno suscitato delusione in Zeman”, ha detto, “abbiamo avuto tanto dal tecnico e dalla squadra, e siamo sicuri che da sabato torneremo ad essere tutti felici di festeggiare un’altra vittoria”.

Già dalle prime battute, il boemo si mostra più adatto alla lezione alla lavagna che a quella orale, e qualche ‘collega’ seduta in platea chiede di alzare la voce; pronto il preside-nte Sebastiani a difendere il suo docente: “Se chiamate Zeman per avere più voce…”. “Perché quando battete il fischio d’inizio schiera subito 8 uomini sulla linea di centrocampo?”, chiede ancora un baby-tecnico Enrico. “Per spaventare subito gli avversari”, risponde Zeman diffondendo perle d’audacia. E ai suoi giocatori piace la tattica usata dal mister? “Il suo gioco fa divertire”, spiega Zanon, “interpretare le sue scelte vuol dire regalare spettacolo al pubblico, quindi è il calcio migliore”. Non di meno per Romagnoli: “E’ molto più divertente fare la partita attaccando piuttosto che stare in difesa e giocare secondo il gioco avversario”. E gli allenamenti di Zeman sono duri? Zanon ci prova a dire: “leggeri, leggerissimi”, ma poi confessa e insegna ai piccoli tifosi: “Sono duri, ma quando poi in campo vedi di avere una marcia doppia rispetto agli avversari, l’allenamento duro lo fai con piacere”. “E’ come la scuola”, insegna Romagnoli agli scolaretti, “adesso vi sembra un impegno duro, ma più avanti nella vita vi renderete conto di quanto sia importante”. Compostezza pura per Zeman, anche nella gioia: “Perché non esulta quando il Pescara segna?”. “Perché se la mia squadra fa goal è tutto normale, non c’è motivo di esultare. E’ quando non segna che qualcosa non va”.

Tanta la curiosità anche per quel lato che il tecnico di Praga tiene nascosto dietro ai silenzio e agli sguardi glaciali: Zeman racconta della sua gioventù, subito immersa totalmente nello sport attraverso la pratica varie discipline; una vita nata sui campi che si è fermata al calcio senza un motivo particolare, ma comunque predestinato: “Altrimenti avrei fatto l’allenatore di pallavolo, pallamano o nuovo, ma avrei sempre vissuto di sport: è la mia vita, anche se non ho capito se io ho scelto lo sport o lo sport ha scelto me”. Parole sagge, proferite da chi vive di calcio ma riesce ancora a ricordare che “è la testa che comanda: puoi avere piedi buoni, nel calcio aiutano, ma nella vita non bastano se la testa non sa dove mandarli”.

Ma edu-calciare è ancora possibile, con i tanti messaggi negativi che il ‘pallone moderno’ non smette di inviare? “Purtroppo il calcio ha perso tanta credibilità, ma lo sport ha sempre la sua morale e le sue regole che possono aiutare i giovani a crescere”, afferma il severo maestro che dalla sua cattedra continua a bacchettare chi sgarra. Poi, più teneramente confessa: “Nel valore educativo dello sport ci credo ancora tanto, anche se avrei tanta voglia di tornare a sedermi nei banchi di scuola e ricominciare tutto da capo”.

 

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Daniele Galli


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