Pescara. Il computer, lo smartphone e il tablet dei commercianti e degli artigiani finiscono nel mirino della Rai che, da quest’anno, chiede il pagamento di un canone speciale per chi possiede un apparecchio che consenta di ricevere il segnale televisivo nel proprio punto vendita. I negozianti insorgono: “E’ assurdo e ingiusto”.
Nei giorni scorsi sono fioccate su migliaia di imprenditori pescaresi le richieste della Rai di pagare un canone speciale. Non si tratta della tassa che sono chiamati a pagare tutti i cittadini che possiedono una televisione nella propria casa o nel proprio negozio. Ma di quell’imposta che va a colpire anche chi possiede un computer, un tablet o uno smartphone aziendali, apparecchi cioè abilitati alla ricezione dei segnali radiotelevisivi. E così l’artigiano o il commerciante che utilizza il pc per gestire le forniture o le fatture è costretto a pagare un canone speciale poiché, con lo stesso apparecchio, potrebbe teoricamente guardare i programmi tv o il Festival di Sanremo.
Dopo le dure critiche contro le liberalizzazioni negli orari dei punti vendita, la Confesercenti di Pescara torna a criticare l’operato del Governo Monti e annuncia una dura battaglia contro una scelta definita “ingiusta, assurda e incomprensibile”. “Gli strumenti che le istituzioni scelgono per far uscire l’Italia dalla crisi”, affermano il presidente Bruno Santori e il direttore Gianni Taucci, “continuano a lasciare stupefatti. Dopo aver pensato di liberalizzare gli orari trasferendo altre quote di mercato verso la grande distribuzione, ora si chiede ai commercianti ed agli artigiani che hanno un pc o un palmare di pagare il canone Rai. Si tratta di una scelta contro la quale ci opporremo in tutte le forme».
La direzione nazionale di Confesercenti ha già posto un quesito formale al ministero dello Sviluppo economico. I commercianti e gli artigiani che hanno già ricevuto il bollettino dalla direzione Rai di viale Mazzini parlano di cifre che “superano i 400 euro anche se si possiede solo un pc o un palmare”. “Si tratta di vera vessazione ai danni delle imprese”, proseguono Santori e Taucci, “siamo tornati alle vecchie logiche delle piccole attività prese come bancomat cui attingere in caso di bisogno. Ma le imprese hanno esaurito la pazienza, oltre che le riserve, e ci opporremo a questo ennesimo schiaffo”.