Montesilvano. La realizzazione delle sette palazzine che si affacciano sul curvone tra via Inghilterra e viale Aldo Moro finisce al centro di un esposto indirizzato al Comune. Un residente, l’architetto Giuseppe Di Giampietro, ha presentato una documentazione dettagliata che mette in luce i presunti abusi edilizi commessi dall’impresa D’Andrea Costruzioni.
L’esposto spiega in maniera dettagliata le presunte violazioni al regolamento edilizio comunale commesse dall’impresa D’Andrea Costruzioni quando sono state tirate su le sette palazzine di fronte agli alberghi di Montesilvano, previste nel piano particolareggiato 1 (Pp1). Gli edifici di sei piani, più strutture interrate e sottotetto non abitabile, dominano il curvone tra via Inghilterra e viale Aldo Moro e supererebbero i limiti in altezza fissati dalla normativa vigente.
Il documento è stato presentato da Giuseppe Di Giampietro, residente in via Inghilterra, che di mestiere fa l’architetto, è responsabile del portale Webstrade.it ed è docente a contratto al Politecnico di Milano, occupandosi di mobilità sostenibile e progettazione di strade. La nota è stata inoltrata nei giorni scorsi al sindaco del Comune di Montesilvano Pasquale Cordoma, all’assessore all’Urbanistica Domenico Di Giacomo, ai dirigenti degli uffici Abusivismo (ingegnere Di Donato), Urbanistica (architetto Brescia), Legale (avvocato De Martiis), al presidente della commissione Urbanistica Oscaro Biferi e a tutti i consiglieri comunali.
Il permesso per la realizzazione dei palazzi è stato concesso alla ditta D’Andrea Costruzioni il 24 novembre del 2008 e i lavori hanno preso il via l’estate scorsa. Secondo i calcoli dell’architetto Di Giampietro, l’altezza media degli abbaini supererebbe i 2,40 metri previsti dal regolamento comunale (raggiungendo i 2,58 metri) mentre in piano si arriverebbe addirittura a 4 metri quadrati a fronte del limite di 1,80 metri quadrati fissato dal piano regolatore. La denuncia è corredata da alcune immagini che mostrano i “controsoffitti posticci realizzati dall’impresa D’Andrea per far sembrare inclinato un sottotetto che in realtà è quasi completamente orizzontale”. “Dall’interno sarebbe sembrato tutto in regola”, si legge nell’esposto, “ma è una truffa. Quegli appartamenti sono dichiarati deposito occasionale nel progetto. Sono al di fuori delle cubature di piano”. E ancora: “Con una norma truffa del regolamento edilizio comunale diventeranno mansarde di lusso”.
“Il Regolamento edilizio comunale (Rec) non si trova su Internet”, afferma Di Giampietro, “ma solo su fotocopie sacre conservate dai sacerdoti dell’urbanistica locale. Occorre essere degli adepti per capirne le miracolose possibilità. Ed effettivamente, miracolosamente, esse possono trasformare inabitabili depositi sottotetto, in mansarde pregiate (e carissimee), al di fuori di qualsiasi norma e previsione urbanistica”.
Un altro aspetto riguarda il rispetto della distanza tra le facciate degli edifici. “Nonostante siamo in zona di espansione”, si legge sul documento, “e la legge preveda distanze tra edifici pari almeno all’altezza dell’edificio più alto, con un raggiro mistificante e nominalistico della norma, le facciate degli edifici nuovi sono a poco più di 12 metri l’una dall’altra, molto meno della distanza tra gli edifici già realizzati”. “L’abuso edilizio legalizzato”, alza i toni Di Giampietro, “è diffusissimo tra le imprese edilizie locali. C’è sempre una norma furba per scavalcare limiti, regolamenti, norme urbanistiche. Tanto i costi sociali sono a carico della collettività, cioè di nessuno. Mentre se ne avvantaggiano solo le imprese e i mediatori del ciclo edilizio, tecnici e politici che pescano nella torbidità delle acque del “sistema Montesilvano”. Ma non sempre le ciambelle riescono col buco. Anche quelle norme pensate da “menti raffinatissime” fanno acqua e sono piene di contraddizioni. E qualcuno chiede il conto alla sfacciata, collusa, fallimentare industria edilizia locale”.
Per tutti questi motivi, Di Giampietro chiede al sindaco Cordoma di respingere le domande di sanatoria presentate dall’impresa edile D’Andrea e di formare una commissione aperta con il compito di rivedere i parametri del regolamento edilizio comunale “partendo dalla valutazione delle conseguenze che queste norme hanno prodotto sulla costruzione della città”. “Nessuna domanda di sanatoria”, si legge nell’esposto, “può essere accolta per gli abusi insanabili del piano sottotetto commessi dall’impresa D’Andrea che ha arrecato danni reali e cospicui alle proprietà degli edifici prospicienti con perdita di aria, luce, sole e vista sul mare”. “Pertanto il sottoscritto”, conclude, “in quanto portatore di un interesse legittimo chiede al Sindaco di rigettare rapidamente ogni domanda di sanatoria presentata dall’impresa in lesione dei diritti dei confinanti, e di far rispettare la legge con la demolizione delle opere abusive, come ordinato dall’Ufficio abusivismo di questo stesso Comune”.