Pescara. Cominciano a delinearsi i tratti del killer di Italo Ceci, l’ex pregiudicato appartenente alla banda Battestini freddato con tre spari venerdì sera nel pieno centro cittadino. La polizia ha diffuso un identikit dell’assassino, ricomponendo i tasselli di diverse testimoniante. Mentre l’autopsia dice che il colpo mortale ha leso fegato e cuore.
Alto circa 1.65, non più di 1.70, tra i 40 e i 50 anni, corpulento e dalla pancia prominente, con il viso visibilmente butterato e dalla carnagione scura, non di colore, come ipotizzato inizialmente: la razza è quella caucasica. L’identikit diffuso dalla polizia ricostruisce le caratteristiche fisiche dell’uomo che alle 19:30 di venerdì ha ucciso Italo Ceci mentre abbassava la serranda del suo negozio in via De Amicis. Il disegno a carboncino, però, lo riporta in pantaloni scuri e camuffato da un cappellino di lana e da una sciarpa tirata sulla faccia e indossata sotto un giubbotto o una camicia di flanella a scacchi; così si è presentato a meno di tre metri dal pentito della banda Battestini per freddarlo, dopo averlo aspettato poco più in là a bordo di una Punto bordeaux. Una sosta lunga che, dicono gli inquirenti, potrebbe essere stata preceduta da un giro a piedi del killer nella zona: per questo, è l’invito rivolto ad eventuali testimoni ancora rimasto nel silenzio, la descrizione fornita potrebbe far tornare alla mente di qualcuno la vista dell’assassino e, si spera, fornire ulteriori dettagli sul volto.
Dettagli che si cercano anche negli hard disk delle telecamere poste a sorveglianza dell’isolato, sebbene quelle del parco di piazza Santa Caterina e quelle di un vicino hotel non abbiano fornito alcun aiuto. Intanto, l’autopsia eseguita dall’anatomopatologo Ido Polidoro ha decretato che a portare Ceci alla morte è stato uno dei tre colpi esplosi, che ha trapassato mortalmente fegato e cuore; un altro sarebbe rimasto conficcato nel torace mentre un terzo, dopo averlo ferito al gomito, avrebbe colpito il muro alla base della saracinesca del Color Quando. Dal frammento di quell’ogiva, la porzione anteriore del proiettile che, effettivamente, va a segno si cerca di risalire al calibro dell’arma, probabilmente una piccola calibro nove (clicca e ingrandisci la foto).
Ma la scientifica di Ancona porta avanti le indagini anche sulla Punto bordeaux, ritrovata in via Gioberti e risultata rubata il 3 novembre scorso a Montesilvano. Così come rubata poche ore prima dell’omicidio è risultata anche la targa apposta sulla macchina, appartenente ad un furgone di un’agenzia di noleggio. Sulla Punto sono state tante le tracce rinvenute: impronte, capelli e alcuni piccoli oggetti (un filtrino per cartine da tabacco), ma difficile sarà appurare se appartengono al vero proprietario, al ladro o all’assassino. Certo è, invece, che dall’esame Stub, l’evoluzione del “guanto di paraffina”, l’analisi effettuata venerdì stessa sulle mani di 4 ex appartenenti alla banda per verificarne eventuali residui di polvere da sparo ha decretato che nessuno di questi ha sparato. Tutte aperte, quindi, le piste per le indagini. Domani alle 15:30 nella chiesa Gesù Buon Pastore di viale Bovio.
Daniele Galli