Ieri Luciano Lattanzio, sindaco di Tocco Da Casauria, oggi il consigliere comunale pescarese di Fli Massimiliano Pignoli: entrambi a scagliarsi contro la prossima paventata sospensione del servizio assistenziale di trasporto dei malati sottoposti a dialisi. Sotto la Asl di Pescara sono circa 130 i pazienti che usufruiscono del servizio gratuito, convenzionato dall’Azienda con la Croce Rossa e la Misericordia del capoluogo adriatico, per essere trasportati adeguatamente dalle proprie abitazioni presso i presidi ospedalieri per essere sottoposti al vitale trattamento di dialisi. Si tratta di persone sole, senza mezzi economici per permettersi un’assistenza privata, che possono contare solo sui volontari per poter percorrere, spesso, decine di chilometri tra i Comuni della provincia e gli ospedali; fondamentale non dimenticare che chi da anni aspetta un trapianto può contare solo sulla dialisi, da effettuare ad intervalli di pochissimi giorni, per poter sopravvivere: praticamente una condanna. Uomini e donne non deambulanti, costretti su una carrozzina da una malattia che succhia le energie, così come i macchinari, divenuti un’appendice irremovibile, succhiano e immettono nuovo sangue nelle vene.
Ma dall’ottobre scorso il decreto 4/2011 della Commissaria regionale alla Sanità Giovanna Baraldi, per fronteggiare il ‘buco’, ha imposto alle Asl di tagliare del 40 per cento, a partire dal 2012, dei rimborsi alle associazioni di volontariato .Così, da lunedì, la convenzione e il servizio saranno sospesi, e i dializzati costretti a provvedere con mezzi propri. Chi ce li ha. “Sono stato avvisato pochi giorni fa da questi dializzati”, ha detto stamattina Pignoli in conferenza stampa, affiancato da alcune persone colpite dalla tremenda patologia, “e sono rimasto sgomento: come si può negare un diritto alla vita per risparmiare? Il direttore amministrativo della Asl tagliasse i proprio compensi e il numero degli addetti alla sua segreteria se proprio vuole recuperare dei soldi pubblici”. L’appello di Pignoli, rivolto anche al sindaco Mascia, in qualità di presidente del Comitato dei sindaci della Asl, è quello a “ritirare immediatamente la decisione di sospendere il servizio a queste persone che, senza soldi e senza familiari che li assistono, non possono fare a meno di queste macchine per vivere”.
Un invito accompagnato da una minaccia: “Se il servizio non sarà continuato sono pronto alla guerra civile”, tuona Pignoli, “se Mascia o la Asl non mi daranno certezze, lunedì mi incatenerò davanti al palazzo della Regione o alla Asl di Pescara, finché non sarò ricevuto dal presidente Chiodi”. All’eclatante promessa fanno da sfondo le tristi testimonianze di Nicola Viola, cugino di Antonio, 50enne di Città Sant’Angelo costretto alla dialisi da 30 anni: “Mio cugino è allettato e vive con la cognata da quando, un mese fa, è morto il fratello che lo assisteva in casa. La cognata ha ben sei figli da accudire ed è l’unica con la macchina che lo potrebbe accompagnare: se lunedì non c’è più la Croce Rossa come li fa 20 chilometri andata e ritorno per l’ospedale di Pescara?”. Matilde Di Censo scoppia in lacrime sentendo le parole dell’anziano; lei, 44 anni, ha subito il secondo trapianto di rene il mese scorso dopo 8 anni e mezzo di dialisi: “Credete”, dice singhiozzando, “la dialisi è una condanna, è l’anticamera della morte e al contempo l’unica speranza di vita nell’interminabile attesa di un trapianto: senza assistenza di certo non si hanno le forze per raggiungere l’ospedale”. È lei, dall’alto della sua esperienza, a fornire il dato sconcertante: “L’80% di chi fa la dialisi usufruisce del servizio dei volontari: ora come farà tutta questa gente?”.
Daniele Galli