Pescara. La disperazione degli armatori del porto si concretizza nella consegna dei documenti di bordo delle 56 imbarcazioni. Il mancato dragaggio dello scalo spinge la marineria a una nuova protesta nel primo giorno lavorativo del 2012: tutti sulla banchina commerciale, con le navi incagliate nella secca e un marinaio che passeggia al centro del porto, mentre l’acqua a malapena sfiora le caviglie.
Un segnale forte per mostrare in che condizioni sono costretti a lavorare gli uomini di mare e spiattellare l’indifferenza di una classe politica che non è ancora riuscita a risolvere l’emergenza insabbiamento. Stanchi della lunga stagione di promesse a vuoto, i pescatori e gli armatori si sono dati appuntamento stamattina sul molo sud per consegnare al comandante della Capitaneria di porto Luciano Pozzolano i documenti di bordo delle proprie imbarcazioni e chiedere di poter accedere ai fondi di emergenza per la cassa integrazione. Non prima però di aver mostrato a curiosi, consiglieri comunali, giornalisti e rappresentanti delle categorie produttive i livelli drammatici raggiunti dal porto pescarese.
Negli appena 20 metri destinati al transito delle barche in entrata e in uscita, le secche impediscono ai pescherecci più grossi di muoversi di un solo centimetro. E’ così che le barche Nausica ed Erminio padre si arenano all’altezza dell’imbocco del porto. Una situazione che appare precaria in pieno giorno, ma che diventa drammatica quando fa buio, nei casi di visibilità ridotta oppure di maltempo. “Ogni volta siamo costretti a mettere a rischio la vita dei nostri operai”, si rammarica Francesco Scordella, “costringendoci a effettuare manovre impossibili per entrare e uscire dal porto. In queste condizioni non possiamo più lavorare. Non ne abbiamo la forza: né fisica né economica”. Qualche minuto più tardi un marinaio raggiunge la porzione nord, proprio dove sfocia il fiume, e inizia a passeggiare all’interno dello specchio d’acqua. Niente di più semplice visto che il livello del mare arriva appena alle caviglie.
La dimostrazione simbolica ha l’effetto immediato di accendere la rabbia dei marinai riuniti a pochi metri dalla draga Gino Cucco, ferma ormai da un mesetto. Sulla banchina commerciale il clima si scalda e inizia a serpeggiare una voce: “Il porto di Pescara è morto. Chiudiamolo, consegniamo i documenti e andiamo a casa”, urla qualcuno rivolgendosi ai pochi rappresentanti istituzionali presenti: il questore Paolo Passamonti, il presidente della Camera di Commercio Daniele Becci, il direttore generale dell’Arta Abruzzo Mario Amicone e i consiglieri del Pd Enzo Del Vecchio e Florio Corneli. Presenti solo nei cori dei marinai, e invocati a gran voce sulla banchina sud, il sindaco Albore Mascia e il presidente della Regione Gianni Chiodi.
Detto fatto: circa una trentina di armatori, cartelline alla mano, iniziano a marciare verso la sede della Direzione marittima e chiedono di incontrare il comandante Pozzolano. “Questi sono i documenti di 56 imbarcazioni”, dice Scordella, “li diamo a lei perché noi non possiamo più rischiare la vita. Chiudiamo le attività e mettiamo tutti gli operai in cassa integrazione”. Rammaricato, Pozzolano raccoglie le licenze, assicurando di avere già avvertito Roma e promettendo ai pescatori “una nuova linea di intervento concordata con il commissario straordinario Guerino Testa”. Ma le parole non bastano a frenare la collera degli uomini di mare, che decidono di attraversare la città e puntare verso la sede dell’Inps di via Paolucci per chiedere un fondo integrativo da assegnare alla marineria, così come già avvenuto per Ortona, Giulianova e San Benedetto. Una marcia condotta, stavolta, senza blocchi stradali o cassonetti incendiati.
Il colloquio di metà mattina nel palazzo dell’Inps, durante un incontro a porte chiuse tra rappresentanti della marineria e delle istituzioni, si conclude con una nuova speranza e l’ennesima convocazione di un tavolo istituzionale, domani mattina alle 11 in Comune.
Mascia e Sospiri: “Marineria, continuiamo a lottare insieme”. Nell’attesa del vertice di domani, che chiarirà i dettagli utili per definire l’accesso alla cassa integrazione richiesta dai pescatori e degli armatori, il sindaco di Pescara Luigi Albore Mascia e il consigliere regionale Lorenzo Sospiri rispondono così alla protesta della marineria: “L’assessore alla Pesca Mauro Febbo si è attivato per individuare e stanziare un fondo integrativo da assegnare alla marineria quale risarcimento per il ritardo nel dragaggio e nelle prossime ore convocherà le associazioni di categoria per illustrare tempi e modalità di erogazione della somma”, scrivono in una nota congiunta Mascia e Sospiri. “Nella finanziaria regionale”, si legge, “è stato stanziato un ulteriore milione di euro destinato al dragaggio. Comune di Pescara e Regione Abruzzo stanno continuando a lavorare per supportare una marineria sicuramente sfiancata, stanca ed esasperata. Ma torniamo a chiedere unità e collaborazione. Solo continuando la lotta insieme potremo giungere a un risultato, il dragaggio e la salvezza del porto, individuando, nel frattempo, delle misure di sostegno strategiche che consentano ai pescatori di andare avanti”.
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Daniele Galli