Pescara. La suite più lussuosa dell’hotel Rigopiano era in realtà autorizzata come “stoccaggio per pellet per la caldaia”. È questo uno dei passaggi del lungo esposto, il secondo, inviato dal Forum H2o alla Procura di Pescara. Il Forum ha avuto accesso agli atti depositati presso l’Ente Parco nazionale del Gran Sasso. Il resort era infatti localizzato all’interno dell’area protetta, in zona 2, e, quindi, sottoposto alle autorizzazioni ambientali.
L’autorizzazione della suite Casa nel Bosco era stata chiesta al Parco per questa finalità d’uso il 17 novembre 2015 e ottenuta il 18 dicembre 2015, per trasformare quella che viene presentata, con tanto di foto, come mera tettoia aperta per supporto dei pannelli solari realizzata con il progetto del 2007.
Ebbene, le foto pubblicate su siti web e su pagine facebook incluse nell’esposto indicano che la “tettoia” aperta era stata in realtà già tamponata con vetri e infissi di legno e chiusa da anni, almeno dal 2010. Come suite lussuosa veniva recensita sui siti web specializzati fin dal 4 aprile 2015, otto mesi prima della richiesta di autorizzazione per la tamponatura e l’utilizzo come stoccaggio.
Nell’esposto si segnalano molti altri casi simili su altre ”tettoie” realizzate o chiuse poi usate per usi diversi. Complessivamente le cubature solo per queste strutture superano ampiamente il migliaio di metri cubi. Dai documenti emerge che l’albergo era chiuso dal 1997 e che fu riaperto solo a seguito di questo ampliamento nel 2007. Nell’esposto si evidenzia che i lavori del centro Benessere, sulla base della foto aerea del 6 luglio 2007 tratta dal sito della Regione Abruzzo, risultano già avanzati a quella data quando il permesso a costruire è stato rilasciato il 28 luglio 2007. La pianta e i volumi del Centro Benessere hanno subito una variante in corso d’opera a fine 2007.
Il Forum H2o ha segnalato diverse criticità nelle relazioni con indicazioni progettuali che sarebbero fuorvianti rispetto alla reale portata della variante, in particolare per l’aumento delle superfici interessate.
“Proviamo una grande indignazione. Quello che doveva essere uno dei posti più tutelati d’Europa, parco, zona A1 del Piano Paesistico Regionale, terreno demaniale, vincolo idrogeologico, Sito di Interesse Comunitario, Zona di Protezione Speciale, zona agricola per il PRG, si è trasformato in un luogo di tragedia”. Lo ha detto Augusto De Sanctis del Forum H2o.
Per il Forum le ”procedure autorizzative velocissime inconsuete per gli enti pubblici, con tanto di varianti al Piano regolatore e realizzazioni abusive. Dopo il primo esposto ci siamo anche interrogati su come ci fosse sfuggita un’opera così rilevante e leggendo le carte abbiamo capito. Il Comitato VIA della Regione Abruzzo nel 2007 ha esaminato la pratica per la Valutazione di Incidenza Ambientale del Centro Benessere omettendo del tutto di pubblicare l’avvio del procedimento sul suo sito web, come imporrebbe la Convenzione di Aarhus ratificata dall’Italia con legge 108/2001. Di solito noi leggiamo quasi tutti i progetti che vengono depositati al comitato VIA e interveniamo su molti. Tra l’altro la legge impone che sulla procedura di incidenza ambientale la regione decida ‘sentito l’ente parco’. Qui abbiamo trovato solo un’anodina nota della Regione del 18 aprile 2007, protocollata il 20 aprile al Parco che comunicava che il 26 aprile il Comitato VIA avrebbe discusso la pratica. In mezzo sabato, domenica e 25 aprile e senza inviare lo Studio di Incidenza Ambientale. Il Parco non ha emesso alcun parere”.
De Sanctis continua a spiegare che ”Il Parco ha rilasciato il parere favorevole pur non avendo ricevuto la relazione geologica quando la legge istitutiva dell’area protetta impone che l’autorizzazione sia rilasciata dopo aver visionato tutti gli elaborati visto che il parco tutela anche le formazioni geomorfologiche quale patrimonio naturale. È desolante pensare che tutto sia avvenuto in un luogo pubblico che doveva ospitare persone da tutto il mondo. Evidentemente una terra di nessuno dove tanti funzionari hanno preferito non controllare e guardare dall’altra parte. Ora piangiamo questa tragedia, l’ennesima che un sistema più attento al bene comune e meno al profitto avrebbe potuto evitare”.