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A Pescara gli studenti ‘occupano a colori’ le scuole

Pescara. Le occupazioni studentesche, cominciate precocemente rispetto alle solite ondate dicembrine, prendendo avvio dal corteo degli ‘Indignados’ del 17 novembre, quest’anno si connotano d’arte e colori. Sono le due scuole d’arte cittadine, fuse nel Liceo Artistico Bellisario-Misticoni, ad essersi mobilitate finora, concentrando la manifestazione sulla forma a loro più congeniale.

Troppo spesso le occupazioni studentesche si sono rivelate proteste vuote, senza senso e motivazioni se non quelle di saltare qualche giorno di scuola, trasformando il singolo ‘filone’ un una settimanella di baldoria collettiva, al riparo delle mura scolastiche, magari giusto prima delle vacanze natalizie. Ma la manifestazione degli ‘Indignados’ autoctoni, scesa per le strade di Pescara il 17 novembre scorso con migliaia di ragazzi in corteo, sembra aver risvegliato i sentimenti di protesta motivata di una parte degli studenti pescaresi: quelli dell’ormai unificato Liceo Artistico Bellisario-Misticoni.

 

Venerdì 18 sono stati i circa 600 liceali del Misticoni ad occupare la sede di viale Kennedy, con una protesta pacifica che, fino all’altro ieri, si è consumata con l’abbellimento di circa 20 aule su 4 piani. Nessun danno o scarabocchio vandalico, anzi, ne è venuta fuori una mostra aperta al pubblico nel corso della quale, domenica, gli alunni hanno illustrato con foto e video la realizzanda protesta colorata, unitamente al proprio talento espresso con spray, pennelli, gessetti, matite e pennarelli sulle mura, sui soffitti, sulle porte e sulle scalinate del Misticoni. Un riflettore a colori puntato sulle problematiche che affliggono l’istituto: “Problemi strutturali come l’inagibilità di una scala antincendio dal 2008, la mancanza di uscite di sicurezza con maniglioni antipanico, l’assenza di segnalatori acustici antincendio, crepe e lesioni sulle pareti”, come riferisce il rappresentante studentesco Stefano Sergente. La mostra ha concluso la protesta, continuata dai colleghi di via Einaudi.

 

Da ieri, infatti, l’istituto d’arte Bellisario è sotto autogestione. Qui i ragazzi, con l’appoggio totale dei docenti e della preside Matilde Tomassini, stanno controllando la scuola con attività parascolastiche, per esprimere più un grado di autonoma maturità che una vera e propria forma di protesta. “Noi non abbiamo problemi strutturali come al Misticoni”, spiega il rappresentante Davide D’Andrea, “più che altro vogliamo far risaltare i valori di questa scuola, che da 45 anni sforna talenti che, purtroppo, non si stanno più valorizzando e si stanno perdendo con il tempo”. E questi valori vengono dimostrati con la pulizia e riverniciatura di 2 sui 3 ampi piano della scuola, con disegni e colori sgargianti e motivi artistici. Lezioni ufficialmente in corso, con tanto di appello e contrappello; segnali di collaborazione tra gli studenti e i docenti sono gli orari concordati: lunedì i ragazzi hanno svolto tre ore di lezione e tre di autogestione, da ieri a domani saranno indipendenti dalle 8:00 alle 16:00, e da giovedì a sabato si limiteranno alle 14:00, per concludere prima di domenica. Corsi di fumetto, di musica, di break-dance, di disegno cineforum e lezioni di fotografia e videomontaggio saranno tenuti dai ragazzi più esperti per quelli vogliosi di allargare la propria cultura. Tanti i professori che li supervisionano passivamente, mentre altri, come Nicola Antonucci, li aiutano a carteggiare, stuccare e ridipingere le pareti: “Non è una protesta ma una presa di posizione”, dice, “è giusto che i ragazzi vivano la scuola a modo loro: se vogliono creare un ambiente a misura di alunni che lo facciano pure, perché la scuola è anche un punto di aggregazione. Noi non imponiamo né insegniamo ma indirizziamo la creatività artistica di ognuno”. E in questo modo, giovani che a casa neanche lontanamente immaginano di prendere una scopa per raccogliere le briciole cadute dalla tavola, qui imbracciano volentieri scopettoni e aspirapolvere per ripulire quella piccola fetta di mondo che, ogni giorno, vivono per imparare a vivere.

 

Daniele Galli

 

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