Pescara, eroina nel contatore della chiesa: arrestati tre giovani del clan Bevilacqua

drogacontatoregasPescara. Mezzo chilo di eroina nascosto nel vano del contatore del gas che alimenta la chiesa della Madonna del Fuoco. Le manette dell’antidroga sono scattate ai polsi di due sorelle e dello zio, tutti con lo stesso cognome Rom e tutti sotto i 25 anni. La base era casa Bevilacqua, ad un tiro di schioppo dal sagrato.

Quartiere Rancitelli, scenario immutevole della criminalità pescarese. Al bivio tra via Stradonetto e via Sacco si erge la chiesa della Madonna del Fuoco, da pochi anni affiancata da una moderno complesso parrocchiale ma costruita, nella parte originaria, almeno da quando i rom si sono radicati stabilmente nel quartiere. Proprio accanto al “terreno sacro”, all’inizio di un doppio curvone che porta dritto nel famoso “ferro di cavallo”, c’è casa Bevilaqua, residenza di una delle particelle della famiglia tra le più note alle forze dell’ordine pescaresi, che pochi mesi fa ha subito uno tra i più grossi sequestri di beni e denaro derivanti da attività illecite: cifre oltre i 4 milioni. Tra i più giovani dei Bevilaqua in “attività” sono finiti in manette, ieri sera, le sorelle Rosa (24 anni) e Franca (22 anni) e lo zio delle due, Vincenzo Greco, di appena 14 giorni più grande di Rosa. A riferire l’arresto è stato, questa mattina in conferenza stampa, Davide Costentino, vice di Pierfrancesco Muriana, capo della Mobile di Pescara. “Ad incuriosire gli uomini che prestavano l’ordinario controllo del territorio”, spiega Cosentino, “è stato il continuo andirivieni tra la casa dei tre e il vicino cortile della chiesa”. Solo una decina di metri, infatti, divide il cortile antistante il sagrato e l’abitazione dei tre rom, intestata al nonno delle due sorelle. Un nascondiglio abituale quel vano del contatore del gas incastonato in un edificio all’interno del recinto della parrocchia, quello che confina proprio con la “base” dei Bevilaqua. Ma il cortile della Chiesa, invece, non è chiuso da alcun cancello, tranquillamente accessibile. Ma gli agenti non hanno creduto ad una “improvvisa vocazione dei tre ragazzi” ed hanno avviato le procedure di pedinamento e appostamento.

Un’operazione non facile quella della Sezione antidroga, guidata da Nicolino Sciolè, che dinanzi l’abitazione hanno trovato una “concorrenza” perpetua: “sul marciapiede davanti quella casa c’era sempre qualcuno”, spiega, “perlopiù donne rom, addirittura appostate con delle sedie anche tra le macchine parcheggiate in strada”. Un’abitudine cara e che spesso si può vedere per i viali di Rancitelli, ma in questo caso potrebbe ricondursi ad una sorta di “posto di guardia” per il nascondiglio, ben a vista dall’ingresso dell’abitazione. Quando il terzetto si è avvicinato, verso le 20:00, al contatore, sono scattati in azione gli uomini di Sciolè. Mentre le due ragazze restavano nel cortile a fare da “palo”, lo zio si apprestava al prelievo dallo sportello di alluminio arrugginito e dalla serratura forzata. Nascosti nella penombra della chiesa, dietro il cancello del cortile parrocchiale, a meno di 2 metri, l’Antidroga lo ha beccato con le mani nel sacco. Nella nicchia di cemento, affissa accanto alla finestra di un locale tutt’oggi sotto ristrutturazione, gli agenti hanno ritrovato, all’interno di una borsetta rosa schocking, due panetti di eroina da 150 e 300 grammi, un bilancino di precisione e alcuni dosi di “roba” già confezionate e pronte allo spaccio, per un totale di mezzo chilo.. Incuriosisce il confezionamento dei panetti: “Si tratta di eroina ancora allo stato originale”, illustra Sciolè, “avvolta da tre strati di cellophan e nastro adesivo isolante. Non era ancora stata aperta, avevano solo scoperto un angolino di un panetto per vederne il colore e pizzicarne un po’ per saggiarne la qualità. Ma la forma piatta e schiacciata è molto inconsueta, normalmente la droga viene schiacciata in parallelepipedi”. Un elemento riconducibile alla più facile collocazione all’interno della nicchia, quindi confezionata su misura, ma che potrebbe anche portare ad una sorgente di stupefacenti mai rintracciata in città.

Su disposizione del Sostituto Procuratore Paolo Pompa, direttore delle indagini, le due donne sono condotte nel carcere di Chieti, mentre Vincenzo Greco è in attesa di essere interrogato presso il carcere di San Donato. L’uomo è il fratello della madre delle due, anche lei in carcere, come il marito; la donna era stata arrestata tre anni fa, beccata insieme alla figlia Franca con 4 chili e mezzo di eroina. Incensurata, invece, l’altra figlia.

 

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Approfondimento: Clan Bevilacqua

 

Daniele Galli


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