Spoltore. Una gara ad hoc per la società nella quale lavora il figlio del sindaco. Una tratto di sponda del Pescara che diventa da un giorno all’altro edificabile, perché la ditta che deve costruire lì è la ditta giusta. E’ un quadro desolante quello che emerge dall’inchiesta della procura di Pescara denominata “Cabina di regia” (Spoltore, accordi di programma: arrestato il sindaco Ranghelli. In manette anche Roselli e Vernamonte), che questa mattina ha decapitato l’amministrazione di Spoltore, portando agli arresti domiciliari il sindaco Franco Ranghelli, ex Pd e oggi Api, Marino Roselli, ex vicepresidente del consiglio regionale nell’era Del Turco e coordinatore abruzzese dell’Api, e Luciano Vernamonte, vicepresidente della Ecologica Spa.
I tre devono rispondere a vario titolo di associazione a delinquere, concussione, corruzione, falso ideologico e abuso d’ufficio. Altri sette gli indagati: l’assessore comunale ai Lavori Pubblici Claudio Santurbano, l’assessore all’Urbanistica Ernesto Partenza, il consigliere comunale Pino Luigioni, gli imprenditori Alessandro D’Onofrio, Luigi Zampacorta ed Enzo Giansante, il costruttore Enzo Carletti, i tecnici comunali Tullio Santroni e Giuseppe Del Pretaro e il responsabile regionale dell’Autorità di Bacino Mario Angelo D’Eramo. Un’indagine, quella condotta dal pm Gennaro Varone, partita a fine 2009 in base ad alcuni esposti anonimi e che promette altri sviluppi nelle prossime settimane.
Nella sua ordinanza il gip Gianluca Sarandrea tratteggia quello che viene definito un vero e proprio “comitato d’affari”, o “cabina di regia” come viene definito dai protagonisti, che secondo la ricostruzione dei magistrati decideva insieme ai costruttori il destino urbanistico di Spoltore, o all’occorrenza agiva per cambiare la pericolosità di un fiume. “Un organismo di potere permanente – scrive il gip nelle 107 pagine della sua ordinanza – costituito allo scopo di condizionare l’attività del consiglio e della giunta, piegando dietro l’apparente schermo del perseguimento di interessi pubblici, mere istanze di natura privata”. Componenti stabili della P4 in salsa pescarese i tre arrestati. Vero dominus della struttura, secondo gli inquirenti, sarebbe stato Roselli nella sua qualità di progettista per alcune imprese edili, con Ranghelli garante politico del tutto. I tre, affiancati di volta in volta da imprenditori o da tecnici compiacenti, negli anni avrebbero messo su un sistema che poco lasciava al caso in campo urbanistico o quando c’era da parlare di appalti o affidamenti da parte del comune. Gli incontri, testimoniano le intercettazioni ambientali, avvenivano anche nella stanza del sindaco, per un modus operandi che aveva di fatto relegato il consiglio comunale ad organo di mera ratifica, “falsando l’intero sistema gestionale del comune”.
Come nel caso dell’accordo di programma per l’ampliamento del cimitero, che avrebbe fatto entrare un milione di euro al proprietario del terreno interessato, uno dei costruttori indagati. Troppi, secondo la procura, e anche secondo qualcuno all’interno dell’amministrazione. Nella seduta del consiglio che dovrebbe dare il via libera all’accordo si ammala un consigliere. “Ma ce l’abbiamo la maggioranza?”, chiede preoccupato al telefono il costruttore. “Sì, come no!”, lo tranquillizza Roselli. O come nel caso dell’affidamento ad una ditta esterna dell’appalto per la riscossione delle multe, dove secondo i magistrati l’affidamento sarebbe stato favorito dal fatto che proprio in quella società lavorava il figlio di Ranghelli. La “cabina di regia” sarebbe anche riuscita, tramite pressioni, a far modificare il Piano regionale sulle Alluvioni per favorire la costruzione di centro residenziale sulla sponda del Pescara. Progettista della ditta che sarebbe stata favorita, proprio Marino Roselli.