Pescara. Per la prima volta nella storia della giurisprudenza italiana, un Ateneo viene condannato dal Tar a risarcire gli studenti che avevano inoltrato ricorso contro l’importo troppo alto e immotivato delle tasse universitarie. Due milioni e 200mila euro è quanto l’associazione studentesca 360 Gradi è riuscita ad ottenere dall’Università d’Annunzio.
Non era il primo ricorso presentato dall’associazione degli studenti nei confronti dell’Ateneo di Pescara e Chieti; 360 Gradi era ricorsa al Tribunale amministrativo regionale già nel 1998 contro un aumento ingiustificato delle tasse spettanti agli studenti fuori corso; e già allora l’Università fu condannata a risarcire 5miliardi e mezzo di lire. Questa volta, però, ad essere risarciti saranno tutti gli studenti: in ballo c’è la tassa per l’anno accademico 2007/2008, pagata da tutti in maniera troppo alta rispetto a quanto stabilito dalla legge. La legge (Dpr 306/97), infatti, stabilisce che l’Università può ottenere (quindi far pagare) dai propri iscritti una contribuzione non superio al 20% di quanto riceve dallo Stato. Normativa non rispettata, portando l’associazione a rivolgersi al Tar. Fu Domenico Tucci, all’epoca presidente di 360 Gradi, e altri studenti, che questa mattina hanno illustrato in conferenza stampa i dettagli con l’attuale presidentessa Laura Contestabile, a rivolgersi, quindi, al Tar. Per l’A.A. in questione, al momento di stilare il bilancio consuntivo, il Rettore ha indicato un Fondo di finanziamento teorica di 91.621.705,78 euro, “ma il fondo reale corrisponde a 78.883.955 euro”, spiega Domenico Tucci, “quindi il rapporto tra le tasse pagate e il fondo statale è del 22,78%”.
Quindi l’Università, dice 360 Gradi e conferma il Tar, ha sforato del 2,78% rispetto a quanto stabilito dalla legge. Ovvero 2,2 milioni di euro, che diviso per tutti gli iscritti in quell’anno, esclusi i beneficiari di borsa di studio, sarebbero approssimativamente 60-70 euro da restituire a 30mila studenti. Una battaglia durata anni, durante i quali l’associazione ha anche cercato il compromesso con i vertici dell’Ateneo: “se avete incassato un’eccedenza, almeno usatela per servizi necessari a noi”, chiedevano i ragazzi, “ma nel silenzio più totale, ci siamo visti costretti a fare ricorso”. Un ricorso che ora, con il tipico caso-scuola in mano, potrebbe portare gli studenti a presentare ricorso per tutti gli anni accademici successivi a quello 2007/2008: “Stiamo studiando le prossime mosse”, aggiunge Tucci, “negli anni successivi la situazione non è cambiata, per cui potremmo agire anche su quei periodi. Quasi certamente faremo ricorso per l’anno in corso, se non riadeguano i pagamenti”. Il 28 aprile scorso, infatti, è stato presentato il consuntivo per l’A.A 2010/2011, ed entro 60 giorni l’associazione può rivolgersi al Tar; a tenerli a freno ci sono le pesanti spese legali da affrontare con il budget limitato che concerne ad una associazione studentesca: “Stiamo lavorando con i nostri legali e con l’aiuto delle associazioni dei consumatori; se perdiamo il ricorso le spese legali dobbiamo pagarle noi”, sottolinea Laura Contestabile.
La reazione dell’Ateneo è passata attraverso la richiesta di sospensiva della sentenza (599/2007), diventata esecutiva il 31 marzo ; entro 30 giorni dalla notifica è previsto l’appello al Consiglio di Stato, ma già nel 1998 la mossa non risultò proficua. A mettere nel torto la d’Annunzio, sempre secondo sentenza del Tar, c’è una seconda motivazione presente nel ricorso: “l’articolo 32 dello Statuto accademico prevede che il Senato accademico (organo composto dai rappresentanti degli studenti nei consigli di Facoltà e nel Cda ndr.) deve esprimere il proprio parere obbligatorio sulle determinazioni a carico degli studenti. In questo caso la deliberazione sulle tasse e sui contributi universitari è stata assunta senza chiedere tale parere obbligatorio”. “Non ci hanno interpellato sulla delibera perché non ritenevano necessario il nostro parere essendo la situazione invariata rispetto all’anno precedente: considerazione del tutto fuori norma”, conclude Tucci.
Daniele Galli