Pescara. Il Calice di Toyo Ito, scultura dell’archistar giapponese andata in frantumi poche settimane dopo l’installazione in piazza Salotto, torna a far discutere Pescara e i pescaresi.
Nell’ultima seduta dell’ultima vigilanza in Comune, l’ex sindaco Albore Mascia, oggi consigliere d’opposizione ma 3 anni fa colui che decise la rimozione dello Huge Wine Glass da 1 milione e passa di euro, ha messo all’ordine del giorno le ipotesi di ricollocamento dell’opera plastica frantumata.
Tre le opzioni al vaglio: il giardino del museo Colonna, piazza Primo Maggio o la zona universitaria di viale Pindaro. Sullo sfondo, però, rimane il contenzioso tra il Comune e la ditta di Pomezia che realizzò tecnicamente il Calice, con una ventilata transazione entro fine gennaio.
Dai corridoi del Municipio, però, giungono gli spifferi di chi rivorrebbe il bicchiere di dalfonsiana memoria nuovamente in piazza Salotto, persino nella gabbia che ora ne tiene insieme i pezzi. “Pensare di riportare il Calice di Ito, con quell’armatura d’acciaio che la imprigiona da sette anni, in piazza Salotto è oggi un’operazione nostalgica priva di buon senso e soprattutto dannosa”, tuona contrario l’ex vice sindaco Fiorilli, oggi promotore dell’associazione Pescara Mi Piace.
“Al di là della netta contrarietà già espressa più volte dallo stesso autore, e della identica contrarietà espressa dai cittadini”, aggiunge, “è evidente che per quella struttura va individuata eventualmente una soluzione protetta, che risponda a dei minimi criteri di sicurezza, e in una zona diversa della città, pensando, ad esempio, a individuare uno spazio ad hoc all’interno della Città della Musica, o dentro l’aeroporto. Resta che ripristinare quel manufatto semidiroccato non porterà alcun vantaggio per la città, che anzi dovrebbe portare avanti con forza il procedimento per la richiesta di un risarcimento dei danni d’immagine causati proprio dal calice”.